DOMENICA  33.ma  -  C   :   QUALE  FUTURO ?

 

     Siamo giunti alla penultima domenica dell’anno liturgico. L’evangelista Luca ci fa ascoltare, oggi, le parole accorate di Gesù, a commento dell’elogio ascoltato, a proposito della bellezza e della preziosità del tempio. “Verranno giorni – commenta Gesù – nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta”. Sono parole che esprimono grande sconforto, non solo per la distruzione del tempio, il luogo sacro più venerato e amato di Israele, ma anche per la Città santa che Gesù già intravede nella distruzione che avverrà nel 70.

     E’ la desolazione che anche noi viviamo quando la TV ci mostra cumuli di macerie e tante bare allineate, dopo un devastante terremoto , o là, dove guerre infinite devastano città e villaggi e creano campi sterminati di profughi. Ecco, viene chiesto a Gesù se tutto questo può essere il segno della imminenza della fine del mondo. Gesù risponde che questi eventi non sono ancora segno della fine del mondo; aggiunge però anche che non sta a noi conoscere quando sarà la fine. Da qui, la corsa agli oroscopi che – secondo recenti statistiche – portano, a ogni fine-anno, oltre dieci milioni di italiani a interrogare gli astri, o a consultare maghi e cartomanti. Gesù ci chiede di allontanarci dalla superficialità e dall’indifferenza, e di metterci con fiducia nelle mani del Padre. Da buon papà, Dio ci avverte che, pur nel trambusto di una vita disordinata, “nemmeno un capello del nostro capo andrà perduto”.

     “Credere” non ci esime dall’impegno personale di fare anche noi la nostra parte: dare anche la vita nel martirio, se necessario; un martirio che a volte è chiesto anche nelle situazioni normali di vita: Per esempio, nell’ambiente scolastico, o nell’ambiente di lavoro, dove, per la fedeltà al Vangelo, si rischia la derisione o – peggio – l’emarginazione, e perfino la perdita del lavoro! Fratelli, Gesù ci ricorda oggi che il fare parte del Regno di Dio, non fa camminare su strade asfaltate, o nei viali profumati delle nostre città; la fede non elimina gli ostacoli, né i contrattempi. Il Vangelo di oggi ci ricorda che anche noi potremmo trovare persecuzione e incomprensioni, perfino nelle nostre stesse famiglie. Non lo dice per metterci paura, né per creare ansia e angoscia. No! L’obiettivo è esattamente il contrario. Gesù non vuole che i suoi discepoli si sperdano, coltivando sogni di gloria, per poi trovarsi smarriti, di fronte alle prove che inevitabilmente arriveranno.

     Gesù ci vuole realisti, con gli occhi bene aperti sulla storia, attenti a decifrare quanto sta accadendo dentro di noi e attorno a noi. Gesù ci invita alla fiducia e alla serenità; ci ricorda che il Padre non abbandonerà mai i suoi figli. Anche se trascinati nei tribunali, o sottoposti a soprusi e violenze, noi troveremo sempre sostegno e forza che ci vengono dallo Spirito di Dio. Gesù invita alla perseveranza, cioè alla fedeltà, ossia a una fede solida, adulta e responsabile; non superficiale, non solo emotiva; ma una fede fondata su Cristo e sulla sua Parola; ci vuole sempre e ovunque testimoni del suo amore. Mi tornano qui alla mente le parole del Salmista: “Io sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre; come bimbo svezzato è l’anima mia”.

     Fratelli, si vive da cristiani, non fantasticando sul futuro, ma vivendo in pienezza il presente! Siamo tutti in cammino verso la fine; ma con noi cammina anche il Signore, sempre presente; è Lui che ci dona forza e costanza per superare gli inevitabili momenti di stanchezza e di scoraggiamento, perché noi siamo preziosi agli occhi di Dio. Coraggio, fratelli, noi siamo nelle mani del Dio della vita!!!  Amen.