DOMENICA  32.ma  -  C   :  CREATI  PER  L’IMMORTALITA’

 

     Ci stiamo avvicinando al termine dell’anno liturgico e – come ogni anno – le letture ci ripropongono l’interrogativo ineludibile riguardante il futuro della nostra vita: “Dove andremo a finire? – Con la morte, finisce tutto?” Questo mese di Novembre è iniziato con le visite ai Cimiteri per incontrare – lì – le persone a noi care e che – diciamo noi – non sono più! Ma davvero “non sono più?” Lì, in piedi, davanti alla tomba della propria madre, o di un figlio, ci siamo fermati per una preghiera, certi che quell’anima amata e benedetta, non può essersi volatilizzata nel nulla. Oggi Gesù interviene per chiarire il problema dell’aldilà. Lo fa in risposta ai sadducei che non credono che la vita continua anche dopo la morte; e meno ancora, credono nella risurrezione finale.

     I sadducei pongono dunque a Gesù una storiella, da loro costruita, per contestare il suo annuncio di vita eterna e di salvezza, che abbraccia tutto l’uomo: spirito, anima e corpo. La domanda dei sadducei non era posta per avere dei chiarimenti, ma per mettere in difficoltà il Maestro e, forse anche, per suscitare discredito e ilarità tra i discepoli, da loro ritenuti creduloni:  è la storia della donna “ammazzamariti”.  Chiedono i sadducei: Una donna che ha avuto in successione sette mariti, nella risurrezione, di chi di essi sarà moglie? Ma questa storiella mostra subito il suo punto debole: non è pensabile che questa vita e quella dopo la morte siano esattamente la stessa cosa. Gesù, a questo punto ha buon gioco per mettere in difficoltà coloro che speravano di beffarsi di lui.

     Il nuovo che Dio prepara per noi non è un semplice abbellimento della vita presente; il nuovo supera la nostra immaginazione , perché Dio stupisce sempre con il suo amore. Dio – afferma Gesù con tono rassicurante – non è il Dio dei morti, ma dei vivi; non è il Dio delle cose vecchie, ma il Dio capace di fare il nuovo; Dio non è il Dio che si limita a ritoccare qualcosa, ma il Dio che fa nuove tutte le cose. Gesù non elude la domanda dei sadducei; dà loro la ragione della proclamata verità della risurrezione. Dice Gesù: “Quelli che sono giudicati degni dell’altro mondo non prendono né moglie, né marito; nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli”. La risurrezione, secondo le parole di Cristo, significa non soltanto il recupero della corporeità, mediante l’unione del corpo con l’anima, ma anche uno stato del tutto nuovo della vita umana.

     Luca parla espressamente di risurrezione, non di semplice immortalità. Nella risposta ai sadducei , Gesù sposta il problema dall’uomo a Dio. Se Dio è il Dio dei vivi, perché mai dovrebbe abbandonare l’uomo alla morte? Se Dio è il Dio dell’amore, perché mai dovrebbe condannare al nulla  le sue creature? Oggi, Gesù dà conferma della risurrezione del nostro corpo mortale, anche se, per noi, la vita da risorti resta comunque un mistero. San Paolo, nelle sue lettere, parla spesso di risurrezione. Afferma, tra l’altro, che Gesù è risorto come “primizia”, per affermare che anche tutti noi risorgeremo; arriva ad affermare che, se Cristo non fosse risorto, vana sarebbe la nostra fede. Nella lettera ai Corinzi leggiamo: “Quando questo corpo corruttibile si sarà vestito di incorruttibilità, e questo corpo mortale d’immortalità, si compirà la parola della Scrittura: la morte è stata ingoiata per la vittoria”. E aggiunge: “Fratelli, siamo convinti che Colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù”.

     Gesù è stato ancor più esplicito, quando annunciava il Pane della vita: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna, e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”.  Fratelli, accogliamo con gioia e riconoscenza la promessa di immortalità e della risurrezione; e ricordiamo che questa vita è il tempo utile che Dio ci dà perché ciascuno si prepari la sua eternità, da risorto.  Amen.