DOMENICA  SESTA  -  C   :   LE BEATITUDINI  SECONDO  GESU’

 

     L’evangelista Luca ha offerto oggi alla nostra attenzione un annuncio così originale e inaspettato che – nella sua originalità – potrebbe essere definito, non solo un capolavoro, ma addirittura una sintesi di tutto il Vangelo. E’ importante anche la scelta del luogo per l’annuncio. Scrive Luca: “Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante”. Aveva scelto un luogo “pianeggiante” , cioè facile da raggiungere, e dove ognuno poteva fermarsi per ascoltare, in piedi o seduto, le parole di Gesù. Gesù stava presentando, con parabole, il regno di Dio; era il momento di far conoscere anche chi erano i cittadini di questo regno; un regno di cui non si conoscevano né confini geografici, né un territorio, né una capitale. Gesù indica alcune categorie di persone che ne fanno parte e le presenta come “beate”, cioè fortunate, felici di esserci! Ecco era giunto il momento della proclamazione delle BEATITUDINI. Gesù ne elenca alcune: Beati i poveri – beati quelli che piangono – che hanno fame – che soffrono violenza per la fede – che vengono messi ai margini perché improduttivi – i peccatori.

     Agli ascoltatori di allora deve essere parso strano e incomprensibile proclamare “beati”, cioè fortunati, quanti vivono situazioni di sofferenza e di indigenza. Gesù stesso se ne era reso conto, osservando le reazioni di chi l’ascoltava. Gesù era ben cosciente che le sue parole destavano meraviglia e sorpresa; sapeva che chi l’ascoltava era venuto da lontano a cercare salute, guarigione e liberazione; e non certo per sentirsi dichiarare “beato”; Gesù sapeva che stava parlando a una folla di scontenti e disperati. Per questo, Gesù si premura di chiarire il senso di una strana beatitudine. BEATI – spiega Gesù – perché LUI – GESU’ – era il Messia atteso, il Figlio di Dio, fatto uomo per portare a tutti buone notizie: era venuto per fare dono di salvezza, a tutti, ma specialmente ai poveri, ai perseguitati, agli ammalati, a quanti sono oppressi o abbandonati  nelle Lunghe degenze, o nelle Case di accoglienza per disabili.

     Gesù non era venuto a far promesse per accrescere il suo prestigio personale, o in cerca di consensi; si era fatto uomo – e povero! – per solidarietà verso i poveri, per vivere con loro la precarietà, le loro umiliazioni e sofferenze; ma soprattutto per manifestare la sua compassione, intervenendo, volta a volta, con i segni dell’amore, operando innumerevoli guarigioni. E’ da chiarire che Gesù non ha fatto l’elogio della povertà, o della sofferenza; ha invece dichiarato beati quanti si trovano a vivere nella sofferenza, perché amati dal Padre e perché il Padre ha inviato Lui – GESU’ – per prendersi cura di ogni uomo e per portare sulla croce tutte le sofferenze, tutte le violenze, tutte le morti. E’ la scelta di Dio Padre di schierarsi con i poveri che dà gioia, già ora: saperci “guardati e custoditi” da Dio è sempre fonte di gioia e di pace, ora, mentre ancora viviamo le prove della vita. La beatitudine non è dunque solo una promessa per il futuro, per il post mortem, ma è una gioia per il presente, tale da rendere serena la nostra vita, qui, ora. “Beati voi poveri – ha detto Gesù – perché vostro è il regno di Dio”.

     Gesù ha voluto ricordarci che essere felici è possibile anche per tutti noi; la felicità deriva dal sapere che siamo amati da Dio; non solo: è dal sapere che Dio, con il Battesimo, abita in noi, vive con noi tutte le nostre vicende; e quando dovessimo prendere strade sbagliate, egli sa attenderci al crocevia successivo, per riprendere di nuovo con noi la strada della salvezza. Nella profezia di Isaia, proclamata da Gesù nella sinagoga di Nazaret, Gesù aveva rivelato che era LUI la realizzazione delle Scritture; e ora lo stava dimostrando con i tanti miracoli da lui compiuti, tutti a favore di chi era nella sofferenza. Il Salmo 1° , proclamato oggi dopo la prima lettura, paragona l’uomo - che trova la sua gioia nella Legge del Signore - “a un albero piantato lungo corsi d’acqua; perché dà frutto a suo tempo, e le sue foglie non appassiscono e tutto quello che fa, riesce bene”.

     Fratelli, per accogliere nella nostra vita il  sublime progetto che Dio Padre ha offerto per rendere lieta l’esistenza di tutti noi, suoi figli, facciamo nostra la preghiera che abbiamo già ascoltato all’inizio: “O Dio, Signore del mondo, che prometti il tuo regno ai poveri e agli oppressi, concedi alla tua Chiesa di vivere secondo lo spirito della Beatitudini, proclamate da Cristo Signore”.  Amen.