14.a  DOMENICA   -  C  : ISTRUZIONI PER LA MISSIONE

 

     Anche questa domenica, l’evangelista Luca ci fa ascoltare le istruzioni che Gesù detta ai discepoli, perché sia efficace l’annuncio del Vangelo. Gesù invia altri Settantadue discepoli, davanti a sé, in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Si tratta di un primo invio missionario, non affidato agli apostoli; vengono inviati i discepoli! – oggi diremmo “i laici cristiani”.  Questo specifico mi fa molto attento, perché in questo momento io sto parlando del problema “evangelizzazione”  proprio con voi, Laici cristiani. Oggi, in particolare, il Signore dà istruzioni sullo stile dell’annuncio.

     Amici, mi rivolgo a voi: vi è mai capitato di uscire di chiesa con una buona notizia nel cuore e con tanta voglia di comunicarla, come buon messaggio, al coniuge, all’amico sfiduciato, o psicologicamente fragile? Fratelli, la fede si comunica non con saggi letterari, di alto profilo teologico o filosofico; no. Dio, si sa, è infinito in ogni dimensione! Ma a noi è dato di comunicarlo in modo molto semplice: con gesti semplici di amore, di cortesia, di attenzione all’altro. Dobbiamo far conoscere il Vangelo, al modo del Padre San Francesco. Il Vangelo è tutto intessuto di incontri di Gesù con la gente; e a tutti Gesù donava attenzione, guarigione, amicizia, vita nuova, pace, gioia.

     Gesù chiede oggi semplicemente che anche noi diamo la buona notizia, “che è vicino a voi il regno di Dio”. Gesù si premura di toglierci la paura dell’insuccesso, del non essere degni, di non sapere come dirlo alle persone che incontriamo ogni giorno. Dice Gesù: “Non portate borsa, né sacca, né sandali”, per ricordarci che non è il nostro bagaglio di studio, di strutture, che convince ad accoglier il Vangelo; è invece la sua PAROLA. E la sua Parola ci chiede di portare nelle case “la sua pace”;  poi ci chiede di mangiare quello che c’è, e di guarire gli ammalati. Fossimo almeno noi francescani questi graditi portatori di pace nelle famiglie, ed essere la voce di Gesù che guarisce i cuori, le menti, i corpi di tanti disperati.

     Gesù ha chiesto ai Settantadue di portare la grande bella Notizia: che Dio si è fatto vicino e guarisce.  Al termine di una intensa giornata missionaria, i Settantadue fanno ritorno da Gesù. Scrive Luca: “I Settantadue furono pieni di Gioia dicendo: Signore, anche i dimòni si sottomettono a noi nel tuo nome”. Gesù gioisce con loro per le buone notizie; ma li avverte che il vero motivo della loro gioia è sapere che i loro nomi sono scritti nel cielo: garanzia data qui, ora, a quanti si prodigano a rendere efficace, operante, la Parola che il Signore ci ha affidato. Sapere che il mio nome  è già scritto in cielo, mi ricorda che Dio mi conosce; Dio sa chi sono. Sapere questo mi dà tanta gioia e pace, anche se – nella grande luce di Dio – io mi sento solo una candelina; ma la candelina accesa sa che nella sua fiammella c’è tutta la sua potenzialità di rendersi utile.

     E, d’altra parte, Gesù ha inviato i Settantadue senza richiedere una preparazione specifica, salvo la condizione di “essere stati con Lui”. Li ha inviati senza nulla, spogli di ogni sicurezza umana. Nell’annuncio del Vangelo non contano la bravura, la forza, il potere, le ricchezze; conta invece sapere di essere inviati dal Padre. Poi, quell’essere inviati a due a due, mi fa pensare al vostro Matrimonio. Il Matrimonio vi ha consacrati in coppia per essere nel mondo speciali testimoni dell’amore di Dio; e di essere ministri per il dono della vita; e ancora, primi, insostituibili catechisti dei figli. Fratelli, sono veramente preziosi questi Settantadue che incontro anche oggi, perché percorrono le stesse mie strade. Sono quelli che vedo partire ogni mattina, verso la stazione; vanno all’Ufficio, a scuola, al lavoro. Siete voi, amici, che siete venuti oggi a Messa, per ricaricare le pile della fede, e per ricevere di nuovo,  al termine della Messa, il mandato.

     Durante una conferenza stampa, è stato chiesto a un noto calciatore, perché esibiva la croce al collo. Ha risposto con naturalezza: ce l’ho da sempre; sono cattolico; è la mia religione! Stessa risposta diede Alberto Sordi a chi gli chiedeva come passava la domenica. Rispose: la mattina è per la Messa; il pomeriggio per lo sport e per gli amici. Sono le piccole testimonianze che fanno onore al Vangelo e che consentono di veder scritti in cielo anche i nostri nomi. Oggi i Settantadue inviati siete voi. BUON ANNUNCIO.  Amen.