DOMENICA  8^  -  C  -   GESTI  D’ AMORE

 

     L’evangelista Luca – domenica scorsa – ci ha ricordato che Dio è amore; ed è perciò anche Maestro nel darci concrete indicazioni come vivere l’amore fraterno, anche in situazioni difficili, chiedendo di amare anche i nemici e di pregare per loro. Oggi Luca completa questa catechesi con altri suggerimenti, molto utili e concreti, per alleggerire tante tensioni, sia nella famiglia, sia nell’ambiente di lavoro. Sono avvertimenti  che esprimono grande rispetto per chi ci vive accanto, ma anche ci danno la misura di un amore fraterno vero e costruttivo.  Gesù ci viene incontro con tre parabolette, concatenate tra loro e in forma interrogativa, quasi a volerci obbligare a dare subito una nostra valutazione e risposta. Ecco la prima: “Può forse un cieco guidare un altro cieco?”. E’una domanda provocatoria rivolta a tutti noi adulti a cui Dio  affida dei figli da preparare alla vita, o degli alunni nella scuola per una formazione umana e spirituale. Ci chiede Gesù se le scelte di vita e il nostro linguaggio corrispondono ai nostri insegnamenti, o a quanto viene inculcato negli incontri di catechismo.

     Nella Scrittura, troviamo spesso ricordata la cecità come malattia della vista: una malattia frequente, in passato, che costringeva purtroppo, chi ne era affetto, a essere accompagnato in strada, a chiedere l’elemosina per sopravvivere. Ma troviamo altrettanto frequentemente il riferimento ad un’altra cecità, quella spirituale, quella appunto cui fa riferimento Gesù nel richiamo di oggi: è l’incapacità di accogliere, come guida sicura, la Parola di Dio, per trovare lì la luce per operare scelte giuste e poi proporle a quanti sono in formazione e a cui vogliamo bene. Il richiamo di Gesù è per tutti noi adulti, perchè ci sottraiamo al pericolo di affossare nel vuoto assoluto noi e le persone a noi care, a cui rischiamo di passare modelli sbagliati di vita. Mi diceva un giorno una mamma piangendo: A nostro figlio abbiamo dato tutto, abbiamo speso oltre le nostre possibilità per farlo felice, e oggi ce lo troviamo in carcere. Mi permisi di dubitare che avessero dato proprio tutto! Forse era mancato il tempo e la passione per trasmettere ai figli una formazione umana e cristiana capace di trasmettere un sano equilibrio per scelte giuste.

     Gesù ritorna sul tema, con un secondo richiamo: “Come puoi dire al fratello: lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio?”. E’ l’invito a fare chiarezza nella propria vita, prima di offrirmi a risolvere i problemi degli altri.  Quando incontriamo chi sa parlare bene e anche sa insegnare cose giuste, ma la sua vita corre in tutt’altra direzione, noi diciamo che “predica bene e razzola male!”. Gesù è più diretto: lo definisce “ipocrita”, in quanto presume di fare da guida, mentre non conosce la strada. Ipocrita è chi tiene solo a far apparire quello che in realtà non è, nei suoi pensieri e soprattutto nel suo cuore. Non è difficile trovare riscontro nel ménage familiare quando, ad esempio, vengono chiesti i Sacramenti per i figli e poi questi, tornando a casa, ascoltano solo parole contro, o quando, in famiglia, mai si sentono le parole pace e perdono; peggio ancora, quando si sceglie la violenza per risolvere discordie.

     Conclude Gesù: “Ogni albero si riconosce dal suo frutto”. E’ l’invito a una revisione di vita a partire dall’esame dei frutti, cioè dai risultati ; quelli, ad esempio, che ci sono stati indicati nel Vangelo di  domenica scorsa, a proposito del “GRANDE COMANDAMENTO” dell’amore. Potremmo chiederci se in famiglia ci si perdona a vicenda; se si riaccoglie con misericordia un figlio che se ne è andato sbattendo la porta; è molto educativo il prendersi cura di un familiare o un parente anziano, o anche concedere un prestito a chi si trova in un momento di grande difficoltà. Sono solo alcune situazioni che possiamo incontrare  e che ci danno la prova se i nostri frutti sono buoni. Qualora i nostri frutti fossero scadenti - conclude Gesù – bisogna dedurre che la pianta è malata, e che necessita di essere rigenerata con la preghiera, con la Confessione e con l’Eucaristia. L’Eucaristia che ora celebriamo ci ricorda che Dio è Padre di tutti e che noi siamo tutti fratelli, tutti discepoli del Signore, tutti al servizio del bene di tutti e della pace.  Amen.