DOMENICA  II  DEL TEMPO ORDINARIO  - B -  :  I PRIMI DISCEPOLI DI GESU’

 

 

     Concluso il tempo del Natale, iniziano oggi le domeniche del Tempo Ordinario; un tempo prezioso per approfondire i tanti risvolti di fede che ogni giorno sorgono nell’ascolto della Parola di Dio e nello scorrimento della vita. Oggi, l’evangelista Giovanni ci fa conoscere le priorità a cui più tiene Gesù: Cercare discepoli a cui affidare la evangelizzazione e camminare con loro per rendere possibile una buona formazione. Tutto ha avuto inizio da una segnalazione del Battista, il quale, notando la presenza di Gesù in strada, lo indica ai suoi discepoli con parole profetiche: “ECCO L’AGNELLO DI DIO!”. Due di loro, Giovani e Andrea, raccolgono l’indicazione del loro Maestro e si mettono in strada, dietro a Gesù, nel desiderio di poterlo fermare per un saluto e per una prima conoscenza di lui.  Giovanni ci offre in questo primo incontro il normale percorso di ogni vocazione, e delle tante “chiamate” del Signore, nel corso della vita.

     Ogni discepolo del Signore sa bene che il suo cammino di ricerca ha avuto come inizio una precisa segnalazione: solitamente è la mamma, o una zia, o – più spesso – la nonna, che gli ha parlato di Gesù, o che si fa trovare con la corona in mano, e che difficilmente perde la Messa quotidiana. Per divenire discepoli del Signore è necessario comunque avviare prima un rapporto personale e stabile con lui. Ai due che, su indicazione del Battista,  camminavano dietro a Gesù, fu rivolta una domanda; è Gesù stesso che prende l’iniziativa; chiede: “Che cosa cercate?”. La risposta dei due non è ovvia; anzi è molto precisa: “Rabbì, dove abiti?”; che significa: Maestro vogliamo venire da te, per  stare con te, per conoscerti. La risposta di Gesù ai due è sempre un gioioso invito a “stare con Lui”: “VENITE E VEDRETE” – è la risposta di Gesù. I due andarono e rimasero con lui il resto della giornata.

     Questo “rimanere con Gesù” non è una vampata passeggera di uno che si commuove durante la Messa di Prima Comunione; è invece una esperienza prolungata che si vive davanti al Tabernacolo, o nell’ascolto  assorto della Parola di Dio. Ogni discepolo del Signore ha una propria storia da raccontare; noi conosciamo, ad esempio, le tante chiamate notturne a San Giuseppe o al giovane Samuele; conosciamo le chiamate “eucaristiche” che giungevano direttamente al cuore di Carlo Acutis. Da questa esperienza forte di intimità con Dio sgorga la professione di fede di Andrea, il quale, incontrando il fratello Simone, gli annuncia con immensa gioia: “Abbiamo trovato il Messia! e lo condusse da Gesù”. E’ un messaggio forte che rivela non solo una gioiosa scoperta, ma anche la decisione di condividere con Simone la sua  personale esperienza.

     Fratelli, non è possibile incontrare il Signore in discoteca, o nella movida del sabato sera, o anche al bar o dalla parrucchiera; Questo perché solitamente il Signore si incontra nel silenzio; Egli abita nel nostro cuore. Ha scritto S. Agostino: “Io ti cercavo fuori di me; tu invece eri dentro di me”. “VENITE E VEDRETE! – ha detto Gesù ai due che erano in ricerca. “Stare” e “rimanere” sono i verbi più ripetuti da Giovanni; significano “fermarsi da lui  per un colloquio prolungato”. Potremmo allora chiederci: Quando cerco il Signore, è per stare con Lui, per gioire della sua presenza, o unicamente per chiedere, in modo frettoloso, di essere aiutato a trovare  casa, o lavoro, o un uomo facoltoso a cui chiedere un prestito, o per avere salute? Vorrei ricordare anche che “accendere una candelina” non equivale a incontrare il Signore. E’ vero incontro quando potrò – come ha fatto Andrea – cercare anch’io un fratello, o un amico, a cui poter comunicare: “ho trovato il Messia! Vieni!” e  ti mostrerò dove trovarlo.

Signore, tu conosci le vibrazioni del nostro cuore e la fragilità dei nostri propositi, donaci il tuo Santo Spirito, che ci doni la grazia di conoscere il tuo volere e la capacità di compierlo. Amen.