DOMENICA  19.ma   -  C   :   SIAMO SEMPRE MENO !

 

     Quando noi cristiani leggiamo i risultati di inchieste che riguardano la nostra fedeltà al Vangelo, o la partecipazione alla Messa, o si indaga sulla nostra consistenza numerica, siamo portati allo scoraggiamento. Un giornale inglese riportava questo titolo: “Dio è vivo, la Chiesa no!”  Se poi allarghiamo il nostro sguardo alla nostra Europa, un tempo definita “cristiana”, dobbiamo purtroppo constatare una paurosa caduta di valori cristiani. Verrebbe anche a noi la voglia di contarci per concludere, un po’ delusi: Siamo sempre meno! Nei paesi arabi, i nostri fratelli di fede rischiano addirittura l’estinzione. Quanto tornano utili le parole di conforto, dette da Gesù ai Dodici; “NON TEMERE, piccolo gregge”. Erano veramente pochi quei Dodici a cui Gesù aveva affidato di annunciare il Vangelo in tutto il mondo.

     Gesù spiegherà, in altra occasione, che il “piccolo gregge” è sì minoranza, ma che dovrà essere presente nella società come “lievito”! Oggi noi siamo più dei Dodici a cui Gesù si rivolgeva.; ma forse – a differenza degli apostoli – stiamo vivendo un cristianesimo stanco e annoiato, e quindi “non lievito”, inefficace, che non può rendere la nostra fede visibile e appetibile. Non importa se siamo pochi; importa se siamo convinti e coerenti. Nel nostro tempo, abbiamo conosciuto Papa Giovanni, il Papa Buono – P. Pio – M.e Teresa di Calcutta – Papa Giovanni Paolo – Papa Francesco: hanno fatto parte del nostro “piccolo gregge”: ma che buon lievito!!! In un mondo che vorrebbe fare senza Dio. Gesù dà motivazioni per non temere: “Perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno”.

     Nelle parabole che seguono, Gesù chiede a noi di restare vigilanti, per essere pronti ad aprirgli quando  ritorna; pronti per ogni passaggio del Signore. Il Signore non viene solo nell’ultimo incontro, alla nostra morte; le parabole  ascoltate ora, avvertono che dobbiamo essere pronti ad aprire ad ogni ora, di giorno e di notte. In effetti, il Signore passa spesso; si fa presente a volte con una ispirazione, a volte in una persona che mi passa accanto e mi saluta, ma soprattutto si fa presente nei tempi che dedichiamo alla preghiera. Purtroppo anche la preghiera è sempre percorsa da distrazioni; siamo troppo presi dalle cose; sempre con il cellulare in mano, per rimanere comunque sempre disponibili a ognuno che ci cerchi; per cui, anche nella preghiera, rimaniamo sempre in attesa di qualcuno, che non è il Signore che stiamo pregando.

     Tutti noi abbiamo fatto esperienza di come abbiamo atteso qualche persona a noi molto cara: abbiamo continuato il nostro lavoro, ma col cuore vigile, sempre pronti a sospendere ogni attività, non appena un qualsiasi segnale ce ne annunciasse l’arrivo. Gesù ci richiama a questa vigilanza; lo dice con una sentenza di facile interpretazione: “Dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore!”. Se il nostro tesoro sono unicamente gli interessi terreni, siamo presi da quelli, e facilmente ci dimentichiamo di Dio, o lo releghiamo a qualche minuto di una preghiera frettolosa e distratta. Ognuno di noi conosce il proprio tesoro per il quale sacrifica la propria esistenza; e talvolta sacrifica purtroppo famiglia, figli e salute. Sono sempre di più le coppie che – per fare un po’ di soldi o per farsi le ferie – si rovinano la salute, abbandonano i figli a se stessi, crescono le tensioni fino a trovarsi già separati, sotto lo stesso tetto.

     Fratelli, il tesoro del cristiano non sono le cose, ma le persone che il Signore ci ha fatto incontrare, in famiglia, nella comunità civile o religiosa, nei vari ambiti di lavoro. Con il cuore con cui ho amato i miei genitori, amo anche gli amici; e con lo stesso cuore amo il Signore. Dopo queste riflessioni, viene spontaneo chiederci:  Allora, dov’è oggi il mio cuore? Su quale tesoro è proteso?  Se il mio tesoro fossero ancora le cose, il denaro, la carriera, Gesù mi ricorda che alla mia morte dovrò lasciare tutto! La nostra vita è viva quando coltiviamo tesori di persone a cui vogliamo bene e di cui ci sarà chiesto conto.

     Chiudo con l’invocazione del Salmista: “L’anima nosrtra attende il Signore: Egli è nostro aiuto e nostro scudo. Su di noi sia il tuo amore, Signore, come da te noi speriamo” (Sal 32).  Amen.