DOMENICA DELLE PALME  -  B   :   VERAMENTE QUEST’UOMO ERA FIGLIO DI DIO !

 

     Abbiamo ascoltato con commozione il racconto della Passione, nel Vangelo di Marco. Marco è l’evangelista che riporta le catechesi di Pietro ed è il portavoce della Comunità cristiana di Gerusalemme. Sappiamo che il primo annuncio degli Apostoli iniziava solitamente con il racconto della passione – morte - risurrezione di Gesù: era il nucleo della fede, condizione indispensabile per la salvezza e, partendo dalla Risurrezione, veniva poi annunciato quel Vangelo che anche noi conosciamo. La Passione ha avuto inizio nel Getzemani: è lì che Gesù rivela tutta la sua angoscia, fino alla sudorazione di sangue;  è l’Orto degli Ulivi  a raccogliere, in anteprima, il Sangue della Passione. Gesù fa l’esperienza dolorosa del silenzio del Padre; gli pare di essere abbandonato anche dal Padre! E anche dal drappello di discepoli amici che lo seguivano da tanto tempo.  Oggi abbiamo partecipato al festoso ingresso di Gesù a Gerusalemme, la Città santa, la Città del tempio e del sacrificio. Marco ci fa conoscere in Gesù il “Figlio dell’uomo”, il Gesù “uomo”, nella sofferenza, nella solitudine, tradito non solo da Giuda, ma anche da Pietro, e dagli altri Apostoli in fuga, per sottrarsi allo scempio in atto, del loro Maestro.

     Gesù sceglie, nel silenzio, di fare della sua morte in croce, un dono a noi per la nostra salvezza. Nella solitudine delle ore trascorse in croce, nella sua lunghissima agonia, si è sentito abbandonato da tutti; nessuno lo cercava più; non ha avvertito nemmeno la presenza del Padre; poteva ascoltare solo le parole di scherno dei soldati crocifissori. Solo il Centurione, a morte avvenuta, ha maturato una sua convinzione: “VERAMENTE QUESTO UOMO ERA FIGLIO DI  DIO!”. Proprio il Centurione, esperto in esecuzioni, ha potuto ravvisare in quella morte, la qualifica di “FIGLIO DI DIO!”. Fratelli, mentre noi annunciamo, come prova di fede, la RISURREZIONE, il Centurione invece ha proclamato la divinità di Gesù, per come ha affrontato la morte. “Se sei Figlio di Dio – gridavano per scherno – scendi dalla croce e noi crederemo!”. Gesù non è sceso dalla croce; solo rimanendo appeso ai chiodi, ci ha dato prova di “amarci fino ala fine”. Sarà proprio questa prova estrema del suo amore,  a confermare l’amore per noi e la fedeltà al Padre.

     Fratelli, questa Settimana potrà essere “Santa”, solo se anche noi troveremo uno spazio di tempo per sostare, in silenzio, davanti al Crocefisso; oppure, con la famiglia, nella lettura della Passione del Signore. Ci potremmo sentire presenti, sul Golgota, con Maria, la Madre, con Giovanni e le Donne, mentre percorreremo la Via Crucis in chiesa o anche in casa. Al Centurione, soldato senza un nome, potremmo dare un nome, il nostro, quello di ciascuno di noi, per concludere anche noi, con le parole cariche di tanta fede e di tanta venerazione, pronunciate  dall’apostolo Tommaso: “SIGNOR MIO E DIO MIO!”. Soffermiamoci anche davanti a ogni nostro fratello e sorella che vivono, in questi giorni soprattutto, nella sofferenza della malattia, o della povertà, non più solo per piangere sulle miserie altrui, ma anche per dare aiuto e conforto.

     Desidero chiudere questa breve Omelia con la preghiera,  già ascoltata: “Dio onnipotente ed eterno, che hai dato come modello agli uomini il Cristo tuo Figlio…, fa’ che abbiamo sempre presente il grande insegnamento della sua passione, per partecipare alla sua gloria della risurrezione.  Amen.