DOMENICA DELLE PALME – C  :  L’ AMORE CROCIFISSO.

 

     In questa domenica che introduce la Settimana santa, abbiamo ascoltato il racconto della passione e morte del Signore dell’evangelista Luca. Il racconto della Passione occupa in tutti e quattro i Vangeli una parte preponderante dell’intero racconto di Gesù; e questo, perché nel viaggio di Gesù verso Gerusalemme, è espresso anche il viaggio di ogni uomo e donna che cercano di vivere nell’amore e nella fedeltà al Padre. Oggi, domenica delle Palme, inizia per Gesù, e per noi, l’ultima tappa di questo viaggio. Gesù cammina sempre avanti, pur sapendo cosa l’attendeva. Per questo, invita tutti noi a stargli vicino: nel Cenacolo, nell’Orto degli Ulivi e, mentre – legato come un malfattore – viene trascinato da un tribunale all’altro. Purtroppo il nostro amato Gesù resterà solo nei vari passaggi della sua passione e morte: solo, umiliato, calpestato, schiaffeggiato, coperto di sputi in faccia, inchiodato nudo sulla croce. C’era – a breve distanza – un primo abbozzo di Chiesa: Maria, la Madre, alcune donne, Giovanni, un morente che malediceva, e un morente che invocava salvezza, i soldatti crocifissori, e qualche sadico curioso per non perdersi  il triste spettacolo. Sul Calvario, non c’erano più gli urlatori della piazza; ma non c’erano però nemmeno quei discepoli a cui Gesù aveva ricordato: “Chi vuole essere mio discepolo, prenda la sua croce e mi segua”; non c’era nemmeno Pietro che poco prima aveva dichiarato con euforia: “Signore, con te sono pronto ad andare anche il prigione e alla morte”. E noi, oggi, ci siamo?

     In questi giorni della Settimana santa, meditando la passione e morte del Signore, anche noi vorremmo almeno poter ripetere la meraviglia del Centurione: “Veramente quest’Uomo era giusto”!  Ma, sotto la croce, c’è purtroppo anche chi spavaldamente vuole provocare: “Se tu sei il Re dei Giudei, salva te stesso!” Ma Gesù, lo sappiamo, non è venuto tra noi per salvare se stesso, ma per salvare tutti noi, a cominciare dai due malfattori  che gli morivano accanto, e poi da coloro che l’avevano appeso alla croce: “PADRE, PERDONA LORO PERCHE’ NON SANNO QUELLO CHE FANNO”; e al malfattore pentito: “OGGI SARI CON ME NEL PARADISO”.

     Sulla croce, Gesù sperimenta fino in fondo la debolezza dell’amore. Gli uomini lo crocifiggono, ma egli muore per loro; muore perdonando! La croce è, e resta, la misura dell’amore infinito di Dio per l’uomo. Quell’Uomo inchiodato, innalzato tra cielo e terra, svela tutto il mistero di Dio; ma anche tutto il mistero dell’uomo. Si, perché quella morte rivela quanto siamo stati amati e quanto ciascuno di noi gli è costato! La croce ci rivela inoltre il senso della misericordia e della compassione che Cristo prova ogni volta che si imbatte nella sofferenza dell’uomo. Ecco allora, amici, noi siamo qui per ripetere ora a Gesù crocifisso la nostra gratitudine e il nostro amore, Vorremmo poter dire: “Signore, non sei morto invano; tu, Signore, mi hai salvato”! Gesù, pur potendolo, non è sceso dalla croce. Vi è salito e vi è rimasto per entrare così nella tragedia umana; per restare nelle infinite tragedie di sofferenza, di violenza che quotidianamente veniamo a conoscere. Gesù continua a rimanere inchiodato alla croce di ciascuno, fino alla fine del mondo; le sue braccia rimarranno aperte e disponibili all’abbraccio per ognuno che gli dirà: “Ricordati di me”. Gesù crocifisso è la risposta d’amore per ogni uomo che soffre e muore; è l’Amore che salva: “Oggi sarai con me nel Paradiso”.

     Fratelli e amici, la croce di Gesù e le nostre croci continuano a disorientare; ma il credente sa e si commuove al pensiero che il Figlio di Dio si è lasciato inchiodare per morire d’amore! Infatti il primo dovere  dell’amore è di essere con la persona amata. La croce è allora l’abisso d’amore  dove Dio sceglie di rimanere, per ricordare a tutti noi che il suo cuore continua a pulsare per trasmettere anche a noi la sua vita di risorto e il suo amore. Amici, Gesù ci chiede ora di fare nostra la sua professione d’amore e di fedeltà, espressa nel Getsemani: “Padre, se vuoi allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà”.  Amen.