DOMENICA  5*  - A -  IL CRISTIANO E’ LUCE DI DIO QUANDO VIVE LE BEATITUDINI

 

      Dopo l’annuncio delle Beatitudini, di domenica scorsa, l’evangelista Matteo ci rivela oggi le due caratteristiche proprie di chi vuole farsi discepolo del Signore: ESSERE SALE E LUCE ! Gesù non dice: “E  bene che divengano sale e luce”; fa invece una affermazione: “SONO SALE E LUCE !”; intendendo dire che se uno manca anche solo di una di queste due prerogative, non può ritenersi suo discepolo. “Sale e Luce” sono due caratteristiche ricche di riferimenti nella vita quotidiana. Il vero discepolo del Signore fa intravedere che Dio si fa luce anche nei suoi discepoli, e che la sua Parola si fa guida sicura per orientare e proteggere i passaggi più bui e faticosi della nostra storia, e sempre rivela la bontà e la misericordia di Dio; per questo, il discepolo del Signore dovrebbe trasmettere quella serenità e pace che lui stesso ha accolto nella Parola ascoltata. Papa San Paolo VI soleva ripetere: “Cristiano, diventa ciò che sei!”. Il cristiano diviene lui stesso sorgente di luce e di vita buona.

      Sappiamo che il sale serve a dare sapore ai cibi e a preservarli dalla corruzione; la luce vince l’oscurità e dona vita e vigore a tutto ciò che nasce e cresce dalla terra; l’una e l’altro si disperdono per rendere piacevole la vita. Il sale e la luce non parlano, ma sono presenti lì dove sono utili. Il commento di Gesù ci richiama, con tono severo: “ Se il sale perde il sapore a null’altro serve che ad essere gettato via  ed essere calpestato dalla gente”. Un richiamo forte che ci chiede di scrollarci di dosso la tiepidezza e la pigrizia; ma anche la sfiducia e l’intolleranza. Il Risorto fa rifiorire la speranza ogni volta che ci poniamo in preghiera davanti al Crocifisso, e ogni volta che ci accostiamo a ricevere la Comunione. Solo se stiamo con il Signore ci faremo anche noi luminosi, conducendo una vita serena. Solo così, ciascuno di noi irradia luce e semina bontà.

      Così era Madre Teresa di Calcutta: si disperdeva nei poveri che trovava lungo le strade delle periferie. Così era Fratel Biagio Conte, che raccoglieva nella sua Comunità, a Palermo, qualsiasi persona che cercava un piatto di minestra, o un materasso per dormire, o una doccia; per gli ultimi, c’era sempre una risposta positiva. Fratel Biagio non era prete; era un apostolo laico francescano, conosciuto come “padre dei poveri”, che, per 30 anni, fino alla sua morte, ha irradiata nella sua città la luce dell’autentico cristiano e la fragranza dell’amore di Dio, vero missionario della misericordia di Dio. Così è stato anche Padre Fedele a Milano; così come molti sacerdoti, sparsi nelle periferie delle nostre città, hanno dato vita a Comunità terapeutiche, per raccogliere ex carcerati e ragazzi in cerca di dare una svolta alla loro vita. Hanno accolto l’insegnamento di Gesù: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”.

      Facciamo nostra la preghiera che ha dato inizio a questa Eucaristia: “O Dio, che fai risplendere la tua gloria nelle opere di giustizia e di carità, dona alla tua Chiesa di essere luce del mondo e sale della terra, per testimoniare con la vita la potenza di Cristo Crocifisso e Risorto”. Coraggio, fratelli; il sale e la luce di cui parla il Vangelo, non sono dei beni da comprare dallo speziale; sono doni di Dio, consegnati a noi nel Battesimo. A noi è chiesto solo di farne buon uso. Importante è sapere che la preghiera e soprattutto la santa Comunione, ci garantiscono un buon livello di vita buona da offrire, come testimonianza del nostro Battesimo, a quanti ci incontrano. “Io sono la luce del mondo – ha detto Gesù – chi segue me, avrà la luce della vita”. Grazie, Gesù.  Amen.