DOMENICA  4*  -  A  -   LE BEATITUDINI COME PROGETTO DI VITA

 

      Penso che a molti sia sembrata strana la pagina di Matteo ascoltata ora: Quel “Beati”, che può essere espresso anche con “fortunati”, ripetuto per ben nove volte, e riferito ai poveri, agli afflitti, ai miti, ai perseguitati, e via dicendo, convince poco. Ma come possiamo considerare felici quanti riteniamo svantaggiati, sofferenti, e perdenti? Sapendo che la stragrande maggioranza degli italiani ha ricevuto il Battesimo, potremmo dedurre che la nostra Italia è un Paese dove si vive in pace e armonia. Ma non è così. Dobbiamo purtroppo constatare che invece anche noi battezzati viviamo come tutti: siamo litigiosi, contestatori; anche noi cristiani ci lasciamo prendere dall’ansia, dalla paura del domani; anche noi credenti ci facciamo facilmente ingannare da mille tentazioni che ci fanno scegliere quel male che rovina la vita a noi e agli altri. Quando sentiamo dire, per strada, “beato lui!” è per commentare un espediente ben riuscito.

      Gesù ha voluto motivare perché sono “beati” i suoi discepoli; essi provano grande gioia nel sapere che Dio si è impegnato con ciascuno che vive le situazioni ricordate e che sono oggetto della sua predilezione ed erediteranno tutti il Regno dei cieli; a loro Dio promette la “sua pace”, che è la fonte della gioia promessa. Come garanzia, sappiamo che Gesù ha sperimentato tutte le situazioni di sofferenza che anche noi sperimentiamo: povertà, persecuzione, tradimenti, fame, stanchezza, ogni tipo di sofferenza. Questo significa che la Beatitudine promessa non cambia le situazioni attuali di sofferenza. La gioia promessa trova il suo fondamento nella certezza di un futuro certamente felice: una eternità beata. Il mondo pone il fondamento della felicità nel possesso dei beni materiali, nel successo, nella prestanza fisica, nel conto in banca: tutti fondamenti molto fragili e passeggeri.

      Il Vangelo invece invita a porre  il fondamento della propria gioia nell’amore di Dio e nella sua fedeltà che sono incrollabili; questa certezza mi coinvolge già ora, mentre sto vivendo le prove della vita. Negli elenchi di Gesù troviamo sempre al primo posto i poveri, perché la povertà genera una lunga serie di disagi. San Paolo, scrivendo alla comunità di Corinto, ricorda che Dio si serve di quelli che non contano per confondere il mondo. Il povero in spirito è soprattutto colui che si fida di Dio e attende con fiducia l’aiuto della sua Provvidenza. Sono purtroppo tanti che pongono la loro fiducia unicamente nella ricerca spasmodica del proprio benessere e nella ricerca senza scrupoli di accrescere la propria ricchezza; questi vivono agitati, nell’affanno e senza pace.

      Gesù, nel discorso della montagna, ci offre la sua pace e gioia vera, come realtà duratura che si prolungherà per l’eternità; è una promessa che Dio si impegna a mantenere a favore dei poveri, dei miti, dei misericordiosi che sanno perdonare; sono appunto le categorie che vivono nella fedeltà al Vangelo, destinati spesso a essere perdenti e vittime dell’altrui violenza. Ecco perché Dio sempre si schiera in difesa di quanti credono in Lui e pongono ogni fiducia nel suo aiuto e nella vittoria finale del bene. A chiusura, desidero riportare una calda esortazione di San Pietro: “Siate ricolmi di gioia anche se ora dovete essere, per un po’ di tempo, afflitti da varie prove. Esultate di gioia indicibile e gloriosa mentre raggiungete la méta  della vostra fede: la salvezza delle anime”.

     Il nostro Padre San Francesco chiama questa gioia “PERFETTA LETIZIA”: è la gioia e la pace di chi si sente amato e protetto da Dio, di chi conosce la Croce come prova d’amore per noi, per la nostra salvezza. Quante volte Papa Francesco – e prima Papa Giovanni Paolo – ripete, soprattutto ai giovani: “Non fatevi rubare la gioia!”. Oggi la più bella testimonianza ci viene proprio dai tanti giovani, proclamati BEATI dalla Chiesa. Guardiamo alla santità – che qualcuno ha voluto definire “normale” – di Carlo Acutis, il quale ha affermato che la gioiosa “normalità” era dovuta alla Comunione quotidiana. E’ Gesù che ci dona gioia e pace, come anticipo di paradiso. Amen.