DOMENICA  34.a  -  A   :   C R I S T O   RE !

 

     Oggi è la Domenica che chiude l’Anno Liturgico; è la festa più recente in onore  del Signore Gesù. Fu Papa Pio XI, nel 1925, a dedicare l’ultima domenica alla Regalità di Cristo. Le letture ascoltate ora ci offrono soprattutto tre titoli che ci esplicitano la spiritualità biblica della Regalità di Cristo: PASTORE – RE  -  GUDICE. Gesù è presentato come il perno della storia; l’inizio e la fine del tempo. La prima lettura, tratta dall’Apocalisse, ci presenta Gesù come PASTORE, un termine molto frequente nella Bibbia; un termine che esprime la tenerezza di Dio verso il Popolo che si era scelto per preparare la venuta del Figlio Gesù. Ecco alcune espressioni, che ritroveremo anche nel Salmo 22: “Io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna. Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo. Andrò in cerca della pecora perduta e la ricondurrò all’ovile, fascerò quella ferita e curerò quella malata”.

     Nel Vangelo troviamo invece accentuata la REGALITA’ di Cristo. Gesù stesso si attribuisce il titolo di RE. Spiega ai discepoli il senso di un titolo che gli appartiene di diritto; lo fa soprattutto con l’aiuto di parabole. Ma è davanti a Pilato che Gesù afferma espressamente la sua Regalità: “IO SONO RE”, dice a Pilato che lo interroga per capire meglio la gravità delle accuse dei Capi del popolo che glielo avevano consegnato. E subito chiarisce al Governatore Romano che il suo Regno “non è di quaggiù”. Noi sappiamo che i Regni “di quaggiù” si reggono con giochi e strategie di potere, che si arricchiscono con le tasse dei cittadini, che hanno confini invalicabili, che fanno le guerre, che decidono  leggi e divieti. Invece Gesù precisa che “chi vuole essere grande nel suo Regno, dovrà farsi piccolo e mettersi a servizio dei fratelli”. Ai primi discepoli doveva apparire assai strano l’annuncio del Regno dei Cieli.

     Gesù infatti è venuto a parlarci del Padre, ci ha rassicurati del suo amore, della sua paternità; ci ha ricordato che siamo figli adottivi e quindi tutti fratelli tra noi. Ha precisato che l’unica prova che amiamo veramente Dio Padre, è l’amore verso i fratelli, in quanto Gesù, nostro Fratello Maggiore, ha voluto identificarsi con ogni uomo, e, più in particolare, con i poveri, i sofferenti, gli scartati dalla società, i perseguitati, i carcerati: insomma, proprio un Regno “sui generis”.  Ecco il Regno di Gesù: senza confini; tutti amati dal Padre, tutti attesi per la gloria dei salvati. Il Prefazio ci offre alcuni titoli che spiegano ulteriormente questo Regno: “Regno eterno e universale – Regno di verità e di vita – Regno di santità e di grazia – Regno di giustizia, di amore e di pace”.  E’ un RE che per amore ha scelto di abitare in ogni uomo e donna ; Dio si è fatto uomo, per rendere ogni uomo e donna “segno” della sua presenza e del suo amore.

     La catechesi dei tempi passati insisteva molto nella presenza di Gesù nella Divina Eucaristia, nella Parola rivelata, nei Sacramenti, nella Chiesa. Il Vaticani 2°, ha confermato questa priorità,; ma, ha tenuto a ricordare che Cristo è presente in ogni uomo; che Cristo RE si è fatto uomo per amore , per portare tutti alla festa del Regno, alla salvezza. Un amore grande, vissuto con fedeltà da una miriade di Santi, soprattutto di Martiri. Nei Vangeli, e in particolare in San Giovanni, Gesù insiste nel dire che l’amore a Dio non può prescindere dall’amore fraterno e dal servizio e dalla condivisione  dei tanti talenti che tutti abbiamo per rendere a tutti appetibile il REGNO di cui tutti siamo cittadini.  Fratelli, siamo tutti invitati a farci BUON PASTORE e BUON SAMARITANO.

     La parabola di oggi richiama l’attenzione  sull’ultimo incontro con Cristo GIUDICE. Al termine della vita non serviranno credenziali, né lettere di raccomandazione; ci sarà chiesto se ci saremo fermati a dare un aiuto a quanti abbiamo trovato nel bisogno. In una parola, se ci siamo voluti bene, sapendo che ogni uomo  è prezioso ai miei occhi, perché amato da Dio e “abitazione” della Trinità.  Amen.