DOMENICA  33.a  -  B   :  ADDIO? – NO, ARRIVEDERCI !

 

     Siamo alla penultima domenica dell’Anno Liturgico; poi ci immetteremo nel tempo di Avvento, per una buona preparazione al santo Natale. Come ogni anno, in queste domeniche  vengono proposti alla nostra attenzione gli avvenimenti che concluderanno il tempo e la storia umana. Nei vecchi Catechismi, l’ultimo tema trattato portava il titolo: I NOVISSIMI; vi si presentavano gli ultimissimi avvenimenti della vita di ciascuno: la morte – il Giudizio – Inferno – Paradiso.  A giudicare dai tanti film che fanno riferimento alla fine del mondo e che piacciono e fanno cassetta, verrebbe da pensare che i credenti tengano ben presenti questi ultimi avvenimenti della vita. Invece non è proprio così; piace la sceneggiatura di questi film, ma nessuno degli astanti pensa che tutto potrebbe accadere nel presente, e che pertanto sarebbe stato urgente preparare l’incontro con Dio. Ho letto che una Università degli Stati Uniti avrebbe dato una data approssimativa della fine del mondo; questa avverrà quando il sole non darà più luce, cioè fra sette miliardi di anni.

     Ma noi, oggi, non siamo qui per questo tipo di ricerche; siamo qui per ascoltare, nella fede, la Parola del Signore, che ci mette sull’avviso su come vivere nell’attesa  del suo ritorno. Ci dice Gesù che dobbiamo vivere in pienezza il tempo presente, per prepararci un buon futuro. Può essere che un filmato sulla fine tumultuosa del mondo ci crei strane emozioni, o tanta angoscia e paura; tanto da farci dimenticare che il Dio che temiamo si è a noi rivelato come Padre amoroso e misericordioso. Molti ricorrono agli oroscopi per interpretare il futuro, o in cerca di fortuna nel gioco; ma, se leggiamo bene questa pagina di Marco, scopriremo che l’evangelista non intendeva darci una successione di strani avvenimenti, quanto piuttosto  farci conoscere il senso della storia. Le cattive notizie che ci vengono raccontate, con dovizia di particolari, potrebbero farci pensare che nel mondo c’è tanto male, e che il male è più forte del bene; e, se c’è un po’ di bene, questo potrebbe essere opera dei deboli e dei perdenti.

     Nooo, non è così. Gesù ci dà conferma che egli ritornerà “con grande potenza e gloria”. Gesù ci invita oggi a vivere il tempo dell’attesa con la speranza certa della vittoria del bene sul male. La Chiesa non annuncia i Novissimi per incutere paura; né come deterrente per superare le tentazioni. Gesù ci assicura che anche l’annuncio di oggi è “Buona Notizia”; ci ricorda che, dopo una lunghissima successione di generazioni, ecco finalmente apparirà la grande Assemblea dei salvati, dei vincenti: è l’apoteosi  di quanti hanno creduto nelle promesse del Signore. Inizierà il grande GIORNO SENZA TRAMONTO; i salvati assaporeranno  un nuovo tempo, chiamato ETERNITA’.

     I primi cristiani invocavano un sollecito ritorno del Signore, con le parole che concludono l’Apocalisse e la Bibbia: “MARANATAH”: “VIENI SIGNORE GESU’”! Nel Giorno ultimo, Dio strapperà la maschera dal volto di chi ha operato il male e pronunzierà il giudizio sull’operato  di ciascuno. Quale messaggio possiamo ricavare dalla Parola ascoltata? Potremmo  chiederci se la nostra vita esprime un’attesa vigilante del ritorno del Signore, nella trepida vigilanza, nella fedeltà, nella speranza certa del ritorno e soprattutto  nell’abbandonare il peccato che deturpa la nostra somiglianza con Dio. Per noi non è importante il “quando accadrà”; è importante farci trovare preparati; è importante l’impegno nell’oggi, nel quotidiano, come annuncia il sacerdote nella preghiera, prima della Comunione: “Viviamo nell’attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro Salvatore, Gesù Cristo”. Il Signore non ci fa conoscere le date che ci riguardano; ci avverte però che ogni giorno potrebbe essere l’ultimo della vita.

     In una sacrestia ho trovato scritte queste parole per il Celebrante: “Celebra questa santa Messa come fosse la tua prima S. Messa – Celebra come se fosse l’unica Messa che ti è consentita – Celebra questa S. Messa come se ti fosse detto che sarà l’ultima che puoi celebrare”! Queste stesse parole, io rivolgo anche a voi, venuti alla S. Messa, nel Giorno del Signore. Ogni Domenica il Signore ci raggiunge nella Messa, per infonderci coraggio e per offrire il Pane dei pellegrini a noi, incamminati verso la Patria beata.  Amen.