DOMENICA  32ma  -  C  :  LA VITA OLTRE LA VITA

 

     In questa domenica che conclude l’Ottavario di preghiera per i Defunti, la Parola di Dio viene ad offrirci buoni motivi di riflessione sul mistero della morte e del dopo-morte; cioè della vita che continua e della buona notizia, più volte ricordata da Gesù, che anche noi, alla fine della storia, risorgeremo con un corpo nuovo e trasfigurato, come è avvenuto per Gesù nella sua Pasqua. E’ una verità che proclamiamo ogni domenica, a conclusione del Credo; diciamo: “Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà”. Per noi credenti, la morte segna la fine della nostra vita terrena: ma è anche la porta che introduce nell’eternità: è la vita nuova che abbiamo ricevuto nel Battesimo e che ci ha fatto partecipi della vita stessa di Dio e che pertanto non conoscerà più la morte e godrà per l’eternità della beatitudine promessa da Dio ai suoi figli.

     La nostra vita e la nostra morte, per i più, restano un mistero. I più grandi filosofi e pensatori e artisti si sono cimentati nel tentativo di darcene qualche ragionevole spiegazione. I più credono nella vita che continua; ma non sanno dire come. Molti – purtroppo anche tra i cristiani – non credono a un “dopo”, e decidono di fermare tutta la loro attenzione al presente, cercando, qui e ora, di “godersi la vita” con tutto ciò che essa offre, di bene e di male. Tra quelli che non hanno creduto a una vita che continua, ci sono anche i sadducei, menzionati nella pagina di Luca, ora ascoltata. I sadducei presentano a Gesù una storiella di una donna che, rimasta vedova, in forza della legge del levirato, doveva essere presa in moglie dal fratello del marito defunto, al fine di dare a lui una discendenza; era l’unico modo, per loro, di assicurare un futuro dopo la morte.

     Gesù non si lascia imprigionare  dal quesito posto con malizia; anzi, vola alto! Il mondo futuro – spiega Gesù – non è semplicemente la continuazione della vita presente; è il nostro futuro in Dio che è vita piena e eterna, amore, festa , luce. Il nostro linguaggio sa esprimere l’esperienza che viviamo ora, ma fatica a esprimere una realtà nuova e diversa, quella del Cielo. Ebbene, oggi Gesù apre a noi uno spiraglio, e ci spiega che saremo “uguali agli Angeli”; e quindi esenti da una seconda morte e non più con i vincoli che esprimono ora i nostri reciproci legami; anche se certamente ciascuno riconoscerà i propri cari e con essi si vivranno ancora i legami affettivi. Ma il peso maggiore che Gesù dà nella risposta ai sadducei, non è tanto sul “come” saremo e vivremo, quanto invece sulla rivelazione che, alla fine della storia terrena, ciascuno risorgerà con un corpo nuovo e trasfigurato. La risurrezione è chiaramente proclamata da Dio quando appare a Mosè nel roveto ardente e si dichiara: “Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe”. Gesù stesso deduce che i patriarchi menzionati erano morti da tempo e tuttavia sono dichiarati “viventi” perché “Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per Lui”.

     A dare comunque il tocco finale sul tema del dopo-morte e sulla nostra risurrezione, sono le parole pronunciate da Gesù a Cafarnao, come commento sull’Eucaristia: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me non morirà in eterno”; e ancora:”Chi mangia di questo pane non morirà in eterno e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”. Dunque il Padre vuole riportare una vittoria totale e definitiva sulla morte; ha deciso di ripetere la prima creazione donando all’anima umana un nuovo corpo, glorificato, come quello del Cristo risorto, che entrava nel Cenacolo “a porte chiuse”. Questo annuncio di Gesù è fonte di grande speranza per i credenti. Nella S. Messa, dopo la Consacrazione, che dà al Cristo risorto una nuova abitazione nell’Ostia santa, noi preghiamo così: “Annunciamo la tua morte, Signore,, proclamiamo la tua risurrezione nell’attesa della tua venuta”. E’ la proclamazione della nostra fede nella risurrezione del Signore, garanzia e caparra – come c i assicura S. Paolo – della nostra risurrezione.  Chi mangia il Corpo di Cristo, assume la sua vita, la sua eternità, la sua risurrezione. Dio ci ha voluti all’esistenza e non consente che possiamo cadere nel nulla!  Gesù, in ogni Messa, ci rioete: “Chi mangia di questo Pane, vivrà in eterno; io lo risusciterò nell’ultimo giorno”. Coraggio, fratelli; la morte ha per noi il compito di consegnarci tra le braccia del Padre, e tra le braccia della nostra Madre, la Vergine Madre, Regina del Cielo e della terra. E’ questo il Paradiso a cui tendiamo; per questo traguardo, nella Salve Regina preghiamo: “Mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il Frutto benedetto del tuo seno”,  Amen.  Alleluia.