DOMENICA  30.a  -  A  :   IL GRANDE COMANDAMENTO:  A M A R E       

 

     “Qual è il GRANDE COMANDAMENTO?” – chiede un dottore della Legge a Gesù. E Gesù a lui: “AMERAI il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente; il secondo è simile a quello: AMERAI il tuo prossimo come te stesso”. La parola più ripetuta è quel TUTTO che equivale ad amare con tutte le risorse di cui l’uomo dispone, e SEMPRE!  Tutti noi sappiamo cosa significa “amare e essere amati”. Ma sappiamo pure che il nostro amore è povero di contenuto. Noi facciamo fatica ad amare anche i genitori e i nostri fratelli; non amiamo i poveri che ci disturbano per strada; non amiamo gli extracomunitari; proviamo istintivamente avversione verso chi non perdona e non dimentica e verso chi ci ha rovinato la vita. Ci chiediamo allora, come cristiani, quale scuola frequentare per apprendere l’arte di un amore così difficile? Solo Gesù può fare scuola su un tema così delicato, e per noi, tanto difficile.

     Il Vangelo è il libro che ci guida nelle scelte da fare, in ogni situazione, anche la più difficile. Per Gesù, “amare” è come dire: fedeltà ad ogni costo – obbedienza a Dio – servizio ai fratelli – mitezza – pace; con l’aggiunta di due condizioni, le stesse che si scambiano gli sposi nel Matrimonio: TUTTO e SEMPRE! Sinceramente la nostra esperienza di vita ci dice che non è facile né il “tutto”, né il “per sempre”. Sapere che l’amore a Dio trova conferma nella misura con cui amiamo il nostro prossimo, nemici compresi, mi mette in seria difficoltà. Gesù resta davvero l’unico Maestro e modello su cui specchiarmi, perché, quello che ha insegnato, ha fatto, con la sua umanità e corporeità. Scrive S. Giovani: “In questo abbiamo conosciuto l’amore, nel fatto che Egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli”. “Dare la vita” è la prova più alta dell’amore.

     E cosa dire di chi si dichiara “praticante” solo perché frequenta la Messa e, la sera, dice le preghiere, mentre continua a non perdonare, a commettere ingiustizie, o a tradire la fedeltà promessa nel Matrimonio. Gesù precisa oggi che amare Dio e amare il prossimo sono un unico amore; sono come le due braccia che stringono in un unico abbraccio. Io credo nell’amore di Gesù perché ha dato la vita in riscatto per tutti noi; io credo nei Martiri perché hanno amato Dio con tutto il cuore e con il dono della vita, mentre pregavano per la salvezza dei loro persecutori; io credo nell’amore di P. Kolbe che sceglie di scendere nel bunker a morire di fame e sete, al posto di un papà di famiglia; io credo nell’amore di Madre Teresa che raccoglieva i moribondi per strada per portarli a morire nel suo letto; io credo nell’amore di San Francesco che ogni mattina scendeva al fiume per lavare i lebbrosi; io credo nell’amore di Salvo D’Acquisto, il carabiniere che ha scelto di essere fucilato per salvare altri innocenti, destinati alla morte.

     Anche noi amiamo Dio, altrimenti…non saremmo qui. Però dobbiamo constatare che il nostro è un amore “al risparmio”; spesso diamo a Dio e ai fratelli, solo scampoli  d’amore; e questo sta a dimostrare che non amo il mio prossimo come amo me stesso, cioè non sono attento a loro come lo sono per la mia salute, o come curo i miei interessi. Mi tornano alla mente le parole di Eric Fromm: “L’arte di amare è una scuola difficile e ha purtroppo pochi allievi, anche se il Maestro è Dio stesso”. Ecco perché Gesù definisce l’amore “il primo e il grande comandamento”. Gesù ammonisce con parole che non ammettono commenti: “Da questo, tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri”. Gesù addirittura si identifica con ogni fratello, soprattutto se povero, quando afferma: “Quello che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, l’avete fatto a me”. E Papa Francesco, con linguaggio ancor più realistico, afferma che il povero e l’ammalato sono “carne di Cristo”-

     Ecco, fratelli, vorremmo non ascoltare più il rimprovero di una ragazzina alla nonna: “Nonna, tu vai tutti i giorni alla Messa e sei sempre a sparlare di tutti!”. Il saluto di congedo, al termine della Mesa è: “Glorificateil Signore con la vostra vita. Andate in pace”. Fratelli, portiamo a tutti il saluto di Cristo Risorto: PACE A VOI.  Amen.