DOMENICA  29.a  - A  :  RENDERE A CESARE  -  RENDERE A DIO…

L’evangelista Matteo ci ha offerto oggi una pagina del suo Vangelo, di grande attualità, e che troviamo talvolta anche nelle testate dei nostri quotidiani. Nel “DATE A CESARE QUEL CHE E’ DI CESARE E A DIO QUEL CHE E’ DI DIO”, Gesù ci offre i principi che regolano i rapporti tra religione e politica; ci dà cioè il senso e i termini per definire una corretta laicità dello Stato, esigenza, oggi, molto sentita e conclamata. Lo Stato reclama una propria autonoma gestione  nel definire le proprie competenze, sia nelle scelte politiche, sia nel garantire la libertà di quanti – scienziati e ricercatori – reclamano totale libertà di ricerca in ogni ramo della sperimentazione. Importante è capire che cosa intendeva Gesù nel pronunciare quella sentenza.

      Mi sembra importante chiarire che Cesare (lo Stato) e Dio sono posti, non in alternativa, ma su piani diversi. Gesù riconosce il diritto dello Stato di imporre dei doveri e di legiferare entro il proprio ambito. Tuttavia lo Stato non può arrogarsi diritti che non siano di propria competenza, perché competono solo a Dio; lo Stato non può mai sostituirsi alla coscienza. Se lo Stato può esigere che i cittadini concorrano con le tasse alla creazione e alle migliorie dei servizi pubblici – a Dio spetta la persona, ogni persona, di ogni colore e di ogni continente; solo a Dio l’uomo deve aderire con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze. Lo Stato non potrà mai chiedermi la mia anima, né il mio amore; non potrà mai chiedermi di scendere a compromessi con la mia coscienza. Sono sempre più numerosi i Martiri che hanno scelto la morte pur di non tradire il Vangelo e la fedeltà a Dio.

     La Bibbia non tratta di economia né di genetica, né dà risposte a tante nostre curiosità su tempi e modi degli interventi di Dio; e tuttavia vi troviamo precise indicazioni che suggeriscono all’uomo scelte giuste, a partire dalla sacralità della vita e della persona e al dovuto rispetto del creato. Papa Francesco ci ha ricordato, ad esempio, che al centro dell’economia non sta il profitto, ma vi sta l’uomo. Ci ricorda anche che la ricerca scientifica non può sconfinare da una complessa armonia di tutto il creato, voluta da Dio nella creazione. Mi chiedo allora: Da che parte stanno i nostri Parlamentari cristiani quando si legifera contro la vita e contro la libertà di coscienza? Ogni moneta porta impressa una effigie scelta dai politici ; ma l’uomo porta, dalla creazione, l’immagine di Dio: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza”: così nell’atto creativo di Dio. L’uomo non appartiene allo Stato; appartiene solo a Dio; e solo a Dio dovrà rendere conto di come avrà usato il dono della vita, oltre ai tanti doni connessi alla vita buona: salute, intelligenza, cuore, il creato.

      Abbiamo ascoltato nella prima lettura questa dichiarazione di Dio: “IO SONO IL SIGNORE E NON CE N’E’ ALTRI”. C’è un altro passo, sempre in Isaia, che invita a scrivere sul palmo delle proprie mani, come promemoria: “PROPRIETA’ DEL SIGNORE”. La radice della libertà di coscienza sta proprio qui: nel riconoscere il primato di Dio. Il vero credente è dunque un buon cittadino, perché – come insegnano Gesù e la Dottrina sociale della Chiesa – è fedele allo Stato nei contributi e nei servizi sociali, ma rimane fedele a Dio, e sa che solo a Dio, alla fine, dovrà rendere conto. E chiudo ricordando le parole pronunciate da Dio nel dettare il primo Comandamento: “Ascolta Israele, il Signore è nostro Dio; il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore , con tutta l’anima e con tutte le forze”. Penso che dovremmo chiederci che uso ne abbiamo fatto dei tanti beni comuni, messi a nostra disposizione dallo Stato; e come stiamo usando dei tanti doni che Dio ci ha affidato, ma solo in uso! Fratelli, con la nostra morte, lo Stato ci offre la sepoltura come ultimo gesto di pietà; per lo Stato non siamo più “persona”; perdiamo diritti e doveri; ma con Dio, la vita continua per l’eternità: speriamo in paradiso, tra i Santi; ma c’è anche la dannazione per chi ha usato male i doni di Dio e non ha chiesto perdono; per chi si è dimenticato che Dio è Padre, è misericordia. Fratelli, la moneta di Cesare è oro sonante. Ma l’uomo appartiene a Dio che l’ha creato e su lui ha scolpito la sua immagine; l’ha fatto partecipe della sua vita, per una eternità beata. Grazie Signore Gesù.  Amen.