DOMENICA  28.a  - A  :   IL RIFIUTO DELL’INVITO  A  NOZZE

 

     La pagina di Matteo ci svela oggi che il breve viaggio della nostra vita ha, come méta finale, la partecipazione a una festa di Nozze. Solo in questa ottica è possibile trasformare la vita in un inno alla gioia. Per questo motivo, il Magnificat, sgorgato dal cuore della Vergine Maria, ci fa rivivere nella nostra vita di credenti, tutte le modulazioni di una sinfonia, dell’amore di Dio per i poveri, della sua misericordia. Ho letto, di recente, la vita di una ragazza, giovane e molto bella: BENEDETTA BIANCHI PORRO, morta a Dovadola di Forlì, all’età di 28 anni. Da piccola, fu colpita dalla poliomelite che – una volta guarita – le lasciò, come conseguenza, l’accorciamento della gamba destra. Fu l’inizio di una Via Crucis in crescendo, di rabbia e ribellione – prima; e di fiducia e di abbandono alla volontà di Dio, quando scoprì Dio nella sua Paternità, sempre presente e partecipe delle sue sofferenze.

     Fu colpita da un male inarrestabile che la portò, in breve tempo, alla sordità, poi alla cecità e alla paralisi degli arti; c’erano sufficienti motivi per cadere nella più cupa disperazione; invece, Benedetta si consegnò a Dio che riempì il suo cuore d’immensa gioia. Il 23 Gennaio del 1964, a soli 28 anni, concluse il suo viaggio terreno, e oggi la onoriamo e la preghiamo, già proclamata BEATA! Gesù chiama quest’ultimo appuntamento: “invito a un pranzo di nozze”. La parabola ascoltata ci riferisce il disappunto del Padre per il rifiuto di troppi che hanno declinato l’invito, a volte, anche per futili motivi. Benedetta è rimasta fedele; ha creduto alla promessa di una grande festa, a cui già partecipa. E’ facile ravvisare - nei tanti che rifiutano l’invito – stanchezza e disperazione, o l’amarezza di cocenti delusioni; ogni rifiuto – dice Gesù – addolora il cuore di Dio. E’ triste dover definire il nostro Dio “il Dio della sala imbandita per le grandi occasioni, ma vuota”; o “il Dio delle chiese vuote – il Dio dei Tabernacoli ammuffiti”! Ecco perché il Padre Turoldo ha intitolato un suo libro. “Anche Dio è infelice”.

     Domenica scorsa, Dio ha invitato i suoi due figli a lavorare  nella vigna di famiglia; oggi invita tutti noi a una grande festa di famiglia, nella speranza che nessuno manchi. L’invito alla festa di nozze non dovrebbe più dare un obbligo; dovrebbe piuttosto trasformarsi in desiderio! Oggi gli invitati alla festa siamo noi; noi che siamo stati raccolti nelle strade delle nostre povertà, dei nostri insuccessi, delle nostre ammaccature; si, noi abbiamo udito l’invito a uscire dai nostri nascondigli per metterci finalmente in ordine , per prendere parte alla festa, celebrata oggi in questa Eucaristia, tutti attorno alla mensa, in attesa di poterci nutrire del Pane della vita. Dio, con accenti accorati e insistenti, ci avvisa dei rischi che corriamo a motivo dei continui rifiuti, o rinvii “sine die”. Perdere gli appuntamenti con Dio, o abbandonare Dio, significa perdere la festa, come è detto nella parabola delle vergini sagge e stolte.

     Infatti, la parabola chiude, a sorpresa, con due notizie contrastanti: con la gioia di una sala piena di convitati, e la cacciata dalla sala di un uomo che si era introdotto senza la veste nuziale. Fratelli, attenzione! E’ purtroppo possibile anche fallire nel fine-vita.  Sbagliarsi su Dio è comunque una tragedia. E’ una tragedia ascoltare la condanna definitiva: “Via da me, maledetti, al fuoco eterno…”. Nel rendiconto finale, non è sufficiente dichiarare l’appartenenza alla Chiesa. Nel nostro Battesimo ci è stata cosegnata una vestina bianca, candida, con una raccomandazione, di conservarla tale, per poter accedere al banchetto nuziale. Gesù sapeva che questa vestina poteva sporcarsi e anche strapparsi; perciò ha consegnato alla Chiesa il Sacramento della Riconciliazione per rimettere ordine nella nostra vita.

     L’intruso della parabola potrebbe essere ognuno di noi; il poveretto intendeva forse patteggiare con Dio per mitigare la sentenza, ma si è ingannato. Fratelli è questo il tempo favorevole per un bagno nella infinita misericordia di Dio, con una buona Confessione. La Vergine Maria che onoriamo con il titolo: “Madonna delle Grazie”, ci preservi dal peccato e ci accompagni ad incontrare Gesù, il frutto del suo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.  Amen.