DOMENICA  27^  -  A  :  LA PARABOLA DELL’AMORE DELUSO

 

     Tra le tante suggestive immagini a cui il nostro Dio si paragona, è molto attraente quella del vignaiolo che si prende cura amorevole della sua vigna; quante attenzioni per rendere la vigna di famiglia bella, in ordine e soprattutto ricca di uve pregiate. L’immagine della vigna, che tanto spesso ricorre nella Bibbia, è, di volta in volta, metafora del popolo di Israele e del regno di Dio, più volte annunciato da Cristo; ma anche della vita, dono immenso che Dio consegna a ciascuno, nel momento in cui scocca la scintilla di una nuova esistenza. Si, amici, la vita è dono di Dio! E’ dono di Dio anche la vita nuova che ci viene data nel Battesimo e che ci promuove figli adottivi di Dio e partecipi della Famiglia di Dio, la Chiesa. E’ la vigna che il Signore pianta e custodisce con ogni attenzione, perché dia i frutti desiderati.

     La parabola ascoltata è stata costruita a tinte molto forti, soprattutto nel porre in evidenza, da una parte la generosità del padrone e la fiducia riposta nei contadini a cui viene affidata, e, dall’altra parte, la mancanza di buon senso e la prevaricazione e l’arroganza degli stessi contadini che vogliono impadronirsi  della vigna con metodi violenti. Fratelli, Matteo ha fatto giungere la parabola anche a noi, perché Gesù l’ha pensata non solo per richiamare l’attenzione di Israele che ha tradito le attese di Dio, ma anche per noi; anche noi dobbiamo porci qualche domanda: E noi, che stiamo facendo della vigna a noi affidata? Come stiamo gestendo la nostra vita? E che ne abbiamo fatto del Battesimo che ci ha resi figli di Dio e fratelli tra noi? Che ne stiamo facendo della Parola di Dio e della Eucaristia? Purtroppo le legittime attese del Signore restano ripetutamente deluse a motivo delle infedeltà delle persone che Egli ama, di noi!

     Solitamente, nell’esame di coscienza, noi ci chiediamo se siamo stati fedeli alla Messa festiva, se abbiamo recitato le preghiere; ma, ci chiediamo mai se la vigna a noi affidata è ancora in ordine e se sta dando buoni frutti? La parabola ci ricorda anche che non siamo noi i padroni della vigna e che pertanto tutto q1uanto ci è stato affidato dovra essere restituito in buon ordine. E non sarà male, a questo punto, ricordare anche altre parole dette da Gesù per noi: “Senza di me non potete far nulla”; e ancora: “Chi non raccoglie con me disperde”. Il contesto della parabola ci fa conoscere un Dio esigente, un Dio che, a scadenze fissate, esige i frutti. I contadini della parabola, non solo si rifiutano di consegnare il dovuto, ma anche pensano di appropriarsi della vigna, e perfino di sbarazzarsi del figlio, nell’intento di sentirsi liberi di gestire la loro vita, come pare e piace. Pare tutto molto strano, tutto irreale! Eppure, quante volte ho sentito esclamare: “La vita è mia e ne faccio quello che voglio!”  In un recente passato, ho anche sentito dichiarare da qualche intellettualoide: “Dio è morto! E noi siamo finalmente liberi!!!

     Invece la parabola mi dà un Dio vivo e vincitore dei due nemici più temuti: il male e la morte: è la vittoria dell’amore! L’uomo purtroppo si ostina a sfuggire al Dio che lo cerca; lo fa pensando erroneamente di difendere la sua miseria. Sta qui, fratelli, il dramma dell’umanità, il nostro dramma.  E’ questo il dramma sperimentato da Gesù. Ma il Gesù rifiutato dall’uomo è divenuto la “PIETRA” che il Padre ha posto come testata d’angolo nella costruzione della sua Chiesa. Si, questa parabola ci ha fatto conoscere l’intreccio delle nostre infedeltà con la passione ostinata di Dio; l’intreccio tra l’amore di Dio e i nostri rifiuti. La storia dell’umanità – ci svela Gesù – è una storia d’amore; ma di un amore purtroppo sempre in crisi, perchè Dio ama una umanità sempre in stato di ribellione e di rifiuto. Ecco, amici, il nostro dramma: Dio ci cerca e noi continuiamo a fuggire. Ecco perché ho intitolato questa parabola: “La parabola dell’amore deluso” ; ma so che Dio non può dichiarare fallimento. Dio redime anche le nostre scofitte, perché – nonostante le nostre infedeltà – Dio rimane fedele al suo patto d’amore.

     Concludo con la bella preghiera dell’inizio: “Padre giusto e misericordioso, che vegli incessantemente sulla tua Chiesa, non abbandonare la vigna che la tua destra ha piantato. Continua a coltivarla e ad arrichirla di scelti germogli, perché porti frutti abbondanti di vita eterna”.   Amen.