DOMENICA  27ma  - C  :  “ESSERE SERVO”  E’ LA MISURA DELLA FEDE

 

     Le tre letture appena ascoltate hanno messo a fuoco il tema della fede. Nella prima lettura, il profeta Abacuc vede avvicinarsi una grande sciagura per Israele: la sconfitta da parte di Nabucodonosor, re della Persia; e rivolge a Dio un domanda, carica di dubbi e angosce: “Perché, Dio, non intervieni? Perché resti spettatore dell’oppressione?” La Bibbia è piena di queste domande, ed è legittimo rivolgerle a Dio. Sono le domande che anche noi rivolgiamo spesso a Dio, specialmente dopo catastrofi , guerre e terremoti. Abacuc chiude la sua accorata preghiera con un grande messaggio, valido in ogni occasione della vita, ed è quindi anche per noi: “Il giusto vive di fede”; il giusto cioè crede comunque nell’amore di Dio e a Lui si abbandona. L’avevano capito anche i Dodici che da tempo seguivano il divino Maestro. L’evangelista Luca descrive il vero discepolo di Gesù come “uomo di fede” e – conseguenza che potrebbe sembrare strana – come “servo inutile”.

     Gesù aveva rimproverato più volte i discepoli, proprio a motivo della loro poca fede: l’ha fatto durante la tempesta sul lago; l’ha ripetuto dopo una lamentela per non essere riusciti a cacciare un demonio; e altre volte. E Gesù sempre ripete: “Per la vostra poca fede---“! Gesù sembra gradire la preghiera degli Apostoli: “Signore, accresci in noi la fede!” perchè risponde con parole di incoraggiamento, partendo dal basso, dal minimo: “Se aveste fede  quanto un granello di senape, potreste spostare una pianta, e addirittura anche una montagna”!  Fratelli miei, ci costa ammettere la nostra debolezza di fede! Ma oggi siamo invitati a fare nostra l’invocazione dei nostri fratelli Apostoli, per chiedere, anche noi, il dono della fede. Si, perché – se è sufficiente una fede nella misura di un seme di senape, per spostare una montagna – vuol dire che la nostra fede è assolutamente sotto-misura; non raggiunge nemmeno il minimo, indicato nelle dimensione di un semino di senape!

    “ Avere fede” non equivale a conoscere a memoria le verità della fede, e le formulazioni che troviamo nel Catechismo. “Fede”  è affidarsi  totalmente a Dio. Il peccato dell’uomo d’oggi è espresso soprattutto nella volontà di gestire in proprio, e senza dipendere da nessuno, nemmeno da Dio!, la vita e la morte dell’uomo; di usare autonomamente la libertà di decidere che cosa è bene e che cosa è male. Ed ecco allora il Vangelo di oggi che ci ricorda che noi non siamo i padroni; siamo solo servi. Essere servi, non significa essere schiavi; significa sapere che non siamo padroni dell’universo, né padroni degli altri, e nemmeno padroni della nostra vita; ma siamo solo semplici servitori.

     La forza della fede viene dalla Parola, cioè dal seme, e non da colui che sparge il seme nel terreno! La definizione di “servo inutile” non spaventi!  Riconoscerci “inutili”, significa vivere senza pretese, senza rivendicazioni, né esigenze. La sola nostra gloria è l’onore di essere stati utili al Regno. D'altronde, l’apri-cordata dei “servi inutili” è proprio Gesù, che ha scelto la via della Croce, una strada dichiarata “inutile”  a risolvere i problemi dalla insipienza degli uomini. Fratelli, come torna utile, anche a noi, ripetere la preghiera degli Apostoli: “Signore, accresci in noi la fede!”. E Gesù ci spiega che la fede dev’essere genuina, come il seme che, pur nella sua piccolezza, porta in sé tutte le potenzialità dell’albero, compresi la bellezza e il profumo dei fiori e i sapori dei suoi frutti. La nostra vocazione è annunciare il Vangelo, senza vantare meriti e senza avanzare pretese di risarcimenti; proprio sul modello di Gesù che, da ricco che era, si è fatto per noi povero e servo, venuto tra noi non per essere servito, ma per servire; che ha lavato i piedi, come un servo; e che ha dato la vita per noi.

     Noi ci riteniamo “servi inutili” in quanto abbiamo fatto semplicemente quello che dovevamo fare; ma non è stato inutile il nostro servizio! E’ Gesù che più volte ci invita a “servire”: ce lo chiede addirittura come prova  d’amore a Dio e agli uomini a cui quotidianamente ci invia. Nel Battesimo ci è stato dato il dono della fede, come un piccolo seme; e noi abbiamo coltivato questo seme? O l’abbiamo lasciato morire? Ecco, oggi, Gesù ci riconsegna questo seme: è da coltivare e far crescere. Se mai ritenessimo impresa difficile, ecco le parole dell’Angelo a Maria prima, e poi a Giuseppe: “A DIO NULLA E’ IMPOSSIBILE”! E noi continueremo a ripetere con fiducia la preghiera degli Apostoli: “SIGNORE ACRESCI IN NOI LA FEDE”!  Amen.