DOMENICA  25.a   -   A  :  DIO, SEMPRE “IN USCITA”, IN CERCA DI COLLABORATORI

 

     Nella prima lettura, Isaia ci ha invitati a “cercare il Signore, mentre si fa trovare, e a invocarlo, mentre è vicino”. Signore, noi per questo siamo venuti qui, oggi: per stare con te, per accogliere la tua Parola come un grande dono del tuo amore! Il Profeta si rivolge poi, con parole accorate, all’uomo che ha peccato: “L’empio abbandoni la sua via, e l’uomo iniquo, i suoi pensieri e ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona”. Il Profeta si è premurato di trasmettere la parola di Dio, Padre di tutti, nel desiderio di offrire a tutti il dono della salvezza.

     La pagina dell’evangelista Matteo ci ha riferito la parabola dei due servi infedeli, per darci la misura “smisurata”dell’amore del Padre per l’uomo. E’ l’amore che spinge Gesù, nelle ripetute “uscite”, a cercare l’uomo, per avviare tutti a lavorare nella sua vigna: anche gli sfaccendati, anche i poveri, i carcerati, gli ammalati e soprattutto gli sfiduciati. Il padrone della parabola “esce” a tutte le ore, dall’alba al tramonto, e invia tutti nella sua vigna, senza chiedere il “curriculum vitae”, e a tutti promette una giusta ricompensa.

                 Isaia ci aveva ricordato l’avviso di Dio, che cioè “ i miei pensieri, spesso,  non coincidono con quelli di Dio”. Ebbene, la parabola  ce ne ha dato la dimostrazione, al momento della retribuzione.  A sera, vengono chiamati, per primi, gli ultimi arrivati, ai quali viene consegnato un denaro. Quelli che avevano faticato tutta la giornata si aspettavano molto di più, ma anch’essi ricevettero un denaro.

     Alle loro rimostranze, il padrone fa loro presente di aver dato loro quanto era stato pattuito: un denaro! La parabola ci dà qui il pensiero di Dio, molto distante dal nostro. Fratelli, quanti sono i cristiani che si presentano davanti a Dio con pretese, elencando tanti motivi, per esigere un aiuto, o un miracolo! Si vantano, ricordando a Dio la loro fedeltà alla famiglia e la loro continua presenza in parrocchia, nella organizzazione delle feste, la partecipazione  ai pellegrinaggi, i tanti Rosari e la quotidiana accensione di una candela davanti a Sant’Antonio, o a Santa Rita: questo e altro ancora, per ricordare a Dio di aver già pagato il dovuto, per esigere un suo intervento per un aiuto, a volte,  straordinario. E così, senza accorgercene, abbiamo iscritto il nostro Dio nell’albo dei Ragionieri, con il compito di tenere in ordine la nostra contabilità.

     Gesù chiama tutti al discepolato per coinvolgerci, come suoi discepoli, per la diffusione del Vangelo e per predicare a tutti la misericordia del Padre. Quelli chiamati alla prima ora e sono rimasti fedeli riceveranno certamente un premio-fedeltà, che non consiste in privilegi, né in esenzioni, ma nella gioia di aver servito il Signore, nella pace della coscienza. Purtroppo c’è anche il rovescio della medaglia: c’è anche chi rimprovera Dio di essere troppo remissivo, troppo misericordioso verso i peccatori; quasi provano fastidio nel constatare che chi ha condotto una vita dissoluta, possa, in extremis, con una confessione veloce, raggiungere la salvezza. Ma a me, credente e praticante, dispiace davvero che il nostro Dio  esca a tutte le ore” a cercare sfaccendati, per recuperarli alla vita vera, nella fedeltà al Battesimo?

     Ecco la risposta di Gesù ai brontoloni e agli scontenti: “Tu sei invidioso perché io sono buono?” che potremmo anche volgere così: Ma a te dispiace che io sia buono e misericordioso?  Dio ama tutti; vuole tutti salvi, anche i ritardatari, anche chi arriva fuori tempo massimo. Io, fratelli, suggerirei  una invocazione così: No, Signore, a me non dispiace affatto che tu sia buono anche con gli ultimi. Signore, continua a “uscire”. Vieni a cercarmi, Signore, anche fuori orario e concedimi la grazia di poter anch’io ascoltare le parole dette al Buon Ladrone: “OGGI SARAI CON ME NEL PARADISO”.  Amen.