DOMENICA  24.ma   - A -   :  DIO PERDONA SEMPRE!  E  NOI?!

 

     Dopo i suggerimenti di Gesù, ascoltati domenica scorsa, per dirimere le nostre controversie, l’evangelista Matteo ci offre oggi una richiesta di Pietro che, nel pensiero di Gesù, dovrebbe trasformare la comunità del discepoli in modello di amore vero, quello che intercorre tra le Persone della SS. Trinità. Il segno più alto che esprime il vertice dell’amore è il PERDONO. La parola stessa “perdono” sta a indicare un “per…dono”, cioè un “dono super”! Pietro si accosta a Gesù per chiarirsi le idee, proprio sul tema del perdono; la domanda che rivolge al Maestro è posta in modo interrogativo, ma che contiene già l’attesa di  una risposta positiva e che dovrebbe – nella intenzione di Pietro – anche meritare un plauso. Eccola: “Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?”. Pietro era davvero convinto di aver espresso il massimo della pazienza e della generosità; anche perché nei normali richiami tra coniugi, e più ancora tra genitori e figli, noi sentiamo spesso ripetere: “sono già tre volte che te lo ripeto!”: espressione che significa: Ora basta! la pazienza è finita!

     Gesù non ritiene sufficiente la proposta di Pietro, e aggiunge, a modo di forte richiamo: “Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette”, espressione che equivale al perdono senza limiti, né di quantità, né di sostanza. Certamente a noi una richiesta di questa portata sembra davvero eccessiva; Gesù avrà certamente letto negli occhi dei presenti il disagio di chi non accetta, e forse anche la tentazione di qualcuno, di lasciare. Ecco perché Gesù ha scelto di ricorrere alla parabola che abbiamo ascoltato per darci un motivo valido e concreto che dovrebbe portarci a perdonare sempre. La parabola racconta di un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Il primo che si presentò fu trovato debitore di una cifra enorme, impossibile da essere estinta; per cui il padrone decise di recuperare almeno parte di tale ammanco riducendo a schiavitù il poveretto e tutta la sua famiglia. Ma, per la disperazione e le suppliche del malcapitato, alla fine, il padrone, considerata la impossibilità di recuperare quella somma, condonò il grande debito, e fu salvo lui e la sua famiglia. Quando però quel servo uscì, si imbatté in un suo compagno che gli doveva una piccola somma; e qui purtroppo si ripete la scena precedente; e, con minacce verbali, prive di ogni compassione verso chi gli doveva quattro soldi, decide, a sua volta, di mandare tutta la famiglia in galera.

     Ecco spiegata la richiesta di Gesù, di perdonare sempre: Dio perdona l’immenso disordine che ogni peccato produce nel mondo; Dio perdona sempre tutte le nefandezze che l’uomo compie, mentre l’uomo – tante volte perdonato da Dio! – non sa esprimere la riconoscenza a Dio  e non sa cogliere la sofferenza di chi ha sbagliato e  chiede compassione; non sappiamo cioè far memoria di un immenso dono ricevuto, nel momento in cui siamo richiesti di condividere lo stesso dono, e la gioia di una liberazione, con un fratello in difficoltà. Il servo della parabola non ha fatto tesoro della grazia che gli era stata fatta, al punto da rendersi  spietato verso chi gli doveva qualche spicciolo. Nelle contese, anche familiari, noi siamo soliti ricorrere all’Avvocato, senza pensare che la sentenza di un tribunale scaverà, per tutti e due i contendenti, un cratere incolmabile di odio e di acredine, che nemmeno la morte riuscirà a colmare.

     Gesù oggi ci ha indicato il perdono come  l’unica strada da percorrere per recuperare la pace, senza spese di Avvocati, e come “super-dono” che guarisce i cuori:  un perdono dato sempre, senza doverne tenere il conto, sapendo che  non giungeremo mai a sorpassare la bontà e la misericordia di Dio.  L’espressione che capita a volte di ascoltare: “Io perdono, ma non dimentico!” sta a indicare che non hai perdonato affatto; ma anzi, dai un avviso che sarai più intransigente alla prossima caduta. E’ certamente difficile perdonare, anche quando pensiamo che sia vantaggioso farlo; spesso prevalgono l’ambizione e il prestigio personale. Domenica scorsa Gesù ci aveva suggerito di “vedere in filigrana”la sua presenza, dove due o tre sono riuniti nel suo nome. Con Lui in mezzo riesce certamente più facile  accordarsi. A Maria Goretti, morente, il sacerdote che porgeva l’Eucaristia chiese se era disposta a perdonare al suo aggressore; rispose: “Si, lo perdono e voglio che sia con me in paradiso”. Gesù, ti preghiamo: donaci la forza e la grazia che hai dato ai Martiri, di perdonare sempre.  Amen