DOMENICA 24a  -  A/1  :   IL CRISTIANESIMO E’ LA RELIGIONE DEL “PERDONO”

 

     La pagina di Matteo appena ascoltata chiude il cap. 18, dove sono state raccolte alcune importanti norme che regolano la vita della comunità cristiana. Matteo ha tenuto per ultimo il discorso sul perdono, perché – senza dubbio – è la situazione più difficile da gestire. Dai condizionamenti posti da Gesù e dai ripetuti richiami al perdono, che troviamo nei Vangeli, si deduce che il cristianesimo potrebbe anche essere definito “la religione del PERDONO”. La parabola dei due servi debitori mette realisticamente in chiaro l’insegnamento di Gesù. Molti – d’istinto – ravvisano, nel fratello che gli sta davanti, un possibile concorrente, se non addirittura un avversario di cui guardarsi; e così, con questa presunzione, ci poniamo già in atteggiamento di rifiuto e nella incapacità  di dialogo, e più ancora, di perdono.

     La parabola ci ricorda che, di fronte a Dio, siamo tutti peccatori e debitori, per aver tradito l’amore. Scrive San Paolo ai Romani: “Fratelli, non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole;  perché chi ama l’altro ha adempiuto la Legge”. Dio ci usa sempre misericordia; perdona sempre!  Gesù ha voluto mettere in risalto il tanto che dobbiamo a Dio, rispetto al tanto poco che ci è richiesto per riportare la pace tra noi. Fratelli, al di là dei diritti e dei doveri, al cristiano è chiesto di amare tutti, anche chi ci ha fatto del male, e ci ha procurato sofferenza, o chi ci ha rovinato la vita. Il servo spietato della parabola reclamava i suoi diritti dal suo conservo. Il Vangelo insegna invece che solo l’amore e la misericordia hanno la meglio, anche sui diritti.

     Oggi, per ogni piccolo disguido, si ricorre all’Avvocato… E partono le lettere ingiuntive e minatorie, anche tra fratelli. Noi cristiani, nel Sacramento della Confessione, facciamo esperienza della misericordia del Padre. Dio perdona sempre, anche i delitti più ignobili, anche la bestemmia, perfino le violenze inaudite, recate ai bambini. Pietro dimostrava la disponibilità al perdono; ma, da persona concreta qual era, propone il limite invalicabile di sette volte, ritenendolo già esagerato. Gesù invece respinge ogni limite, chiedendo di perdonare, non sette volte, ma SETTANTA VOLTE SETTE, cioè SEMPRE ! La parabola ha inteso richiamare la nostra attenzione sul contrasto tra la magnanimità di Dio nel perdonare tutto e sempre e la nostra incapacità a fare pace tra noi, anche per cose di poco conto.

     La conclusione di Gesù dovrebbe farci riflettere; dice Gesù: “così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello”. Dopo eventi dolorosi, ci capita di ascoltare domande molto imbarazzanti di fotoreporter che chiedono a chi ha subìto violenza se è disposto a perdonare. I più rispondono seccamente: “No, Mai!”. In casi meno gravi, la risposta più ripetuta è: “Perdono, ma non dimentico!”, che è come dire: per questa volta, lasciamo perdere, ma alla prossima, mi pagherai anche questa. Questo però non è perdono; è solo un rinvio che continua a pesare  su un futuro incerto. Gesù ci ricorda che il perdono tra noi è richiesto come condizione per essere, a nostra volta, perdonati da Dio.

     I Rabbini, al tempo di Gesù, consentivano il perdono una sola volta alla moglie, e cinque volte ai fratelli. Per un cristiano, il perdono deve diventare una disponibilità del cuore. La parabola dei due debitori ci invita a confrontarci con la smisurata misericordia di Dio. Pensiamo alla preghiera al Padre di Gesù in croce: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. E’ la preghiera che ripeteranno tutti i Martiri  e i cristiani che subiscono violenze di ogni genere, i quali, non solo perdonano, ma anche invocano conversione e salvezza per i loro persecutori. A Maria Goretti, morente, il sacerdote che le portava il Viatico, le chiese se era disposta a perdonare il suo aggressore, con un fil di voce, rispose: “Si, lo perdono e voglio che sia con me in Paradiso”. A chiusura, desidero allora riproporre la preghiera già ascoltata dell’inizio: “O Dio, che perdoni a noi se perdoniamo ai nostri fratelli, crea in noi un cuore nuovo, a immagine del tuo Figlio, per ricordare al mondo come tu ci ami”.  Amen.