DOMENICA  23.a  - A/1  -   OGNI FRATELLO E’ PER ME UNA RICCHEZZA

 

     Ripropongo alla vostra attenzione le prime righe del Vangelo, appena ascoltato: “Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello”. Avrete notato che la parola più ripetuta, in questa pagina, è la parola “fratello”; e il verbo che più desta meraviglia è “guadagnare”. Gesù usa questo verbo, non riferito a una merce da acquistare, ma a una persona che mi viene segnalata come mio fratello, un amico fraterno: “Avrai guadagnato tuo fratello” – dice Gesù. Vengo così a scoprire che – per Gesù – chiunque ci vive accanto, o in famiglia, o nel lavoro, o alla porta accanto, è un mio fratello; non solo: è anche una “ricchezza” da meritare.

     Purtroppo noi viviamo un’esperienza diversa; la nostra esistenza è disseminata di conflitti: in famiglia tra marito e moglie, tra genitori e figli; poi ci sono i conflitti sociali; e ci sono conflitti anche nella Chiesa e all’interno dei Movimenti ecclesiali….. Non ce ne scandalizziamo. Gesù ci indica come affrontare, da cristiani, il problema e come risolverlo: attraverso la “correzione fraterna”. E’ un percorso non facile, ma è l’unico che può riportare serenità e pace vera, nella giustizia; è anche l’unico modo per sottrarre il fratello alle chiacchiere e ai sospetti. Ecco dunque il suggerimento di Gesù per i discepoli: formare una comunità di fratelli che si vogliono bene, che si rispettano e si aiutano a creare concordia e pace. Nella preghiera che abbiamo rivolto a Dio, all’inizio della Messa, abbiamo chiesto “un cuore e uno Spirito nuovo, perché ci rendiamo sensibili alla sorte di ogni fratello, secondo il comandamento dell’amore”.

     La correzione fraterna, indicata da Gesù, non può essere motivata né da risentimento, né da un astratto dovere di giustizia; la correzione è “fraterna” quando è suggerita da un sincero desiderio di aiutare chi sta sbagliando. La Chiesa, prima di essere una comunità di persone – precisa Gesù – è una realtà nuova  che si esprime nella comunione reciproca, quando cioè ognuno si sente responsabile dell’altro, sapendo che siamo tutti figli dello stesso Padre, Dio, presente in tutti. Gesù suggerisce di “ammonire” il fratello che sbaglia; “ammonire” esige amore, non condanna. Da questa pagina di Matteo, emerge più chiara la definizione di Chiesa, come incontro di persone che hanno accolto l’invito di Gesù a farsi suoi discepoli e a vivere tra loro da fratelli. Gesù, nella Preghiera sacerdotale, dopo l’istituzione dell’Eucaristia, si rivolge al Padre con questa preghiera: “Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me MEDIANTE LA LORO PAROLA: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17,20).

     Da questa Preghiera si deduce che in ciascuno dei credenti è presente la Trinità di Dio con tutta la sua esuberanza di vita: è questo il principale motivo di rispetto e amore reciproco; tutto questo, a cominciare dalla famiglia. Nel giorno del vostro Matrimonio avete chiesto la Benedizione del Signore; quel Gesù è ancora presente nella vostra vita e nella vostra casa? Nelle inevitabili difficoltà, avete invocato ancora la benedizione del Signore e l’aiuto della Madonna che scioglie anche i nodi più ingarbugliati della vita? Desidero solo ricordare che Dio e la sua Misericordia non vengono mai meno, non vanno mai in crisi.

     A conferma, ripropongo le parole di Gesù: Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro”. Desidero portare qui anche il pensiero del nostro Padre San Francesco, che invitava i frati a fare festa per ogni fratello che bussava alla porta del convento e ad accoglierlo come un dono prezioso del Signore alla Fraternità. Questo ci ha insegnato oggi Gesù.  Amen