DOMENICA  22  -   C    : QUANDO OFFRI UN BANCHETTO – INVITA  poveri - storpi – zoppi – ciechi…

 

     Potrebbe sembrare strano il richiamo di Gesù, appena ascoltato,  di invitare a pranzo, nelle nostre feste   poveri, storpi, zoppi e ciechi; un invito strano per noi che, al momento di contarci, ci facciamo obbligo di ripassare l’elenco degli invitati, nel timore di aver dimenticato qualcuno, non di quelli elencati da Gesù, ma di qualche amico importante e facoltoso. Si sa quanto ci rende attenti, soprattutto negli inviti per la festa di Nozze, perché non venga dimenticato chi prevediamo che, prima o poi, ci potrebbe essere utile. Commentava un responsabile della festa patronale: Invitiamo il Sindaco, il Maresciallo, l’addetto comunale alle concessioni e vedrete che al termine del pranzo qualcosa di utile ci tornerà. Gesù si rendeva sempre disponibile agli inviti per fermarsi a consumare un pasto, anche nelle case dei farisei, ma solo se si trovava a condividere la gioia di una bella amicizia o per portare un annuncio di salvezza a personaggi invisi e odiati dai più. Gesù, nella parabola, cita alcune categorie di persone che attendono, purtroppo, non un invito, ma quello che avanza nella tavola dei “padroni”.

     Oggi, i media si dilungano nel raccontarci ogni particolare e ogni parola dei viaggi missionari  degli ultimi Papi;  non possono sfuggire alcune costanti che si ripetono ovunque: un incontro speciale con i Vescovi in un santuario mariano, un incontro con i giovani, e il pranzo, come momento di famiglia, consumato con gli ultimi, i senza tetto. E’ ciò che faceva ogni giorno Madre Teresa di Calcutta; e Don Benzi di Rimini, il quale proponeva alle tante famiglie da lui preparate, perché ricevessero nella loro famiglia le ragazze che riusciva strappare dalla strada , o per dare una famiglia nuova a quanti venivano dimessi dalle carceri e dalle Comunità terapeutiche. A questi, Don Oreste prometteva un piccolo aiuto economico e aggiungeva la promessa di Gesù: “Riceverai la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti”. Ohhh, come ritorna attuale il richiamo che Don Milani rivolgeva ai politici del suo tempo; li ammoniva così: “Fate strada ai poveri! Ma guardatevi dal farvi voi strada servendovi dei poveri”! Il richiamo non è solo per i politici che promettono mari e monti, ma ai poveri non arrivano nemmeno le briciole che cadono sbattendo la tovaglia dopo il pasto.

     A onor del vero, ho saputo che, nel tempo di pandemia, erano molti – soprattutto giovani – che facevano visita ad ammalati o anziani soli per un saluto, ma soprattutto per portare un pasto caldo e le medicine. Gli evangelisti ci fanno incontrare Gesù, quasi sempre per strada, perché era il luogo naturale dell’incontro con chi lo cercava, specialmente  ammalati e disperati. Qualche altra volta troviamo Gesù in casa di Pietro, di Marta e Maria, o di amici; ma troviamo Gesù anche alla mensa dei farisei o di gente ricca e festaiola, dove comunque Gesù vi entra per un annuncio straordinario; questo, per esempio: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa”! La parabola degli “invitati” che cercano posti di prestigio, ci fa capire che, anche nelle nostre famiglie, la mensa diventa una immagine della vita. Il preparare la tavola è il compito di chi vuole esprimere l’amore nelle forme più delicate. Anche la scelta del proprio posto a tavola esprime  amore e il ruolo che ciascuno vive, come servizio e dono all’altro:  C’è  il posto di riguardo per il nonno  e/o il papà, e c’è il posto della mamma, a fianco dell’ultimo nato, nel ruolo stupendo e materno di avviare i figli nella ricerca del proprio posto in famiglia e nella vita.

     Nel costruire la parabola ascoltata, Gesù non intendeva semplicemente dettare norme che troviamo anche nel Galateo; intendeva invece suggerire quegli atteggiamenti religiosi secondo cui ciascuno di noi deve imparare a mettere se stesso nel posto giusto, cioè là dove sa di poter svolgere il servizio nel modo migliore, in famiglia come nel lavoro, in parrocchia, così come nel Gruppo sportivo o in politica.  Gesù invita i suoi discepoli a non sopravalutare il ruolo, cogliendo solo la busta paga come motivo di vanto nei confronti di altri. E’ saggezza – insegna Gesù – fermarsi là dove è utile la nostra presenza. E’ umiltà fermarsi all’ultimo posto a tavola, dove comunque si mangia, creando amicizia e festa; ma non è segno di umiltà fermarsi in fondo alla chiesa. Sono invece segno di umile e prezioso servizio accompagnare la nonna alla Messa domenicale, o  invitare a pranzo un parente o un amico anziano, per condividere la gioia della fede e della speranza, mentre risuonano nel cuore le ultime parole dette da Gesù a nostro conforto: “Riceverai la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti”.  Amen.