DOMENICA  22  -  A/1  :   GESU’ ACCETTA LA CROCE PER AMORE

 

     La pagina di Vangelo che abbiamo ascoltato fa da spartiacque, nel Vangelo di Matteo. Il cap. 16 segna infatti la linea di demarcazione tra il ministero di Gesù in Galilea e l’inizio della salita a Gerusalemme, in Giudea. Da questo momento, Gesù percorrerà la strada che porterà al Calvario. Matteo apre questa nuova sezione con un annuncio che porta sconcerto tra i discepoli; eccolo: “Gesù incominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso, e risorgere il terzo giorno”. E’ a questo punto che Pietro reagisce; prende confidenzialmente Gesù per un braccio, lo tira in disparte e addirittura lo rimprovera con queste parole: “Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai”.

     La reazione di Pietro – che non accetta l’idea che il Maestro debba finire nelle mani di nemici dichiarati e spietati, e finire la sua esistenza da sconfitto e umiliato, con una morte crudele – provoca una pari reazione di Gesù, che redarguisce Pietro con severità, definendolo “satana!”. Pietro voleva molto bene a Gesù; la sua reazione, con la proposta di non salire a Gerusalemme, per evitare una morte annunciata, potrebbe essere la reazione di ciascuno di noi; anche noi avremmo suggerito a Gesù di essere vincente, MAI PERDENTE! Invece è proprio questo che Gesù rifiuta, scegliendo la “prova d’amore”, suggerita dal Padre: “DARE LA VITA PER AMORE!” Per questo, Gesù aveva scelto la povertà, la mitezza, la misericordia e la croce. Sono scelte che danno concretezza alle parole dette a Nicodemo: “Dio ha tanto amato il mondo, da dare il suo Figlio Unigenito perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna”.

     Gesù ricorda anche a noi che la salvezza viene dalla croce; come è accaduto al Buon Ladrone, crocifisso accanto a Gesù, a cui Gesù ha promesso: “OGGI SARAI CON ME IN PARADISO”. Ma, ricorda anche a noi, che le nostre croci, accettate con pazienza e con fiducia in Dio, sono la nostra partecipazione alla passione di Cristo per la salvezza nostra e dei fratelli. Pietro aveva pensato alla croce come segno di debolezza e di sconfitta; e viene redarguito con l’appellativo di “satana”, perché ha azzardato di chiedere a Gesù di non obbedire al Padre e di abbandonare il suo progetto, per sfuggire alla morte. Pietro non sa ancora – e forse neppure noi sappiamo – che l’amore non passa per strade asfaltate, e neppure per scorciatoie che percorriamo per abitudine, ma passa attraverso la fedeltà a Dio e il dono di sé ai fratelli.

     Gesù, con linguaggio diretto, ci avverte che chi vive solo per sé, muore. Il rimprovero di Gesù a Pietro è anche per noi, quando oggetto delle nostre preghiere è la richiesta che Dio abbandoni i suoi progetti d’amore per accogliere i nostri suggerimenti e capricci. Gesù, nel Padre N., ci fa chiedere: “Sia fatta la tua volontà”. Gesù non ci chiede di soffrire; il cristiano non è un masochista! Ci chiede invece di “pensare secondo Dio”; in altre parole, ci chiede di fare della nostra vita “un dono”. L’invito a prendere la propria croce e a seguirlo, si può esprimere con l’invito ad accettare la nostra vita e a vivere con fede le nostre quotidiane difficoltà. Gesù esige da noi un cuore puro e misericordioso.

     Forse, potrebbe essere  capitato anche a noi di metterci in preghiera, semplicemente per suggerire a Dio le nostre proposte di comodo e le nostre soluzioni. Gesù ha invitato Pietro a mettersi “dietro”, cioè a farsi “discepolo” del divino Maestro. A nostra consolazione, e a chiusura di questa riflessione, voglio ricordare la scelta suggestiva di San Francesco: “E’ tanto il bene che m’aspetto, che ogni pena m’è diletto”; o la interpretazione di manzoniana memoria: “che Dio non priva mai della gioia i suoi figli, se non per prepararne una più certa e più grande”.   Amen.