DOMENICA  22ma  - C  :  TROVARE IL PROPRIO POSTO NELLA VITA

 

     Nel Vangelo ascoltato, troviamo Gesù a tavola, invitato da uno dei capi dei farisei; e – come sempre – anche la mensa , con Gesù, Maestro, si fa cattedra. Gesù nota che tutti i convitati, entrando in sala, cercano di occupare i primi posti. Ed ecco allora il primo insegnamento:”Quando sei invitato, non occupare i primi posti”; c’è il rischio di dover retrocedere! “Va invece a metterti all’ultimo posto perché, quando viene colui che ti ha invitato, ti dica: Amico, vieni più avanti”. E’ chiaro che Gesù non ha inteso solo ricordare una regola di buona educazione; ha certamente voluto passare un messaggio che fosse utile a formare una più serena convivenza. Gesù conosceva i danni che provoca la ricerca dei primi posti, non solo nella società civile, ma anche nella Chiesa. Questa ricerca dei primi posti, noi la esprimiamo con due neologismi: arrivismo e carrierismo. Purtroppo l’arrivismo è un male sociale che è presente in ognuno di noi; tutti cerchiamo di emergere, di primeggiare; ne sono prova un segreto desiderio del bel vestito, della bella macchina, del cellulare, ultimo grido; e più ancora, il fare sfoggio di cultura, la ricerca di qualche onorificenza, di qualche promozione, o avanzamento di carriera, anche a costo di sgomitare, demolendo, se possibile, il concorrente. E chi non ha provato, qualche volta, sentimenti di invidia verso chi ha avuto un po’ più di fortuna di noi; e pensate quanto diviene ridicolo chi usa la fede, e perfino la preghiera, per mettersi in mostra, o per accedere ai primi posti. Ebbene, Gesù interviene per rimettere ordine nei nostri comportamenti, per una serena convivenza; ci prospetta un modo diverso, anzi contrario,  per vivere tra noi da cristiani: ci insegna ad avere rispetto verso tutti, perché, in effetti, siamo tutti fratelli! Ci insegna a gioire nel vedere crescere l’altro, perché è mio fratello! Gesù dice: non essere tu a metterti in mostra; consenti che sia Dio a chiamarti a posti di maggore responsabilità. Ce lo ricorda anche S. Paolo: “Non colui che raccomanda se stesso è approvato, ma colui che il Signore raccomanda” (2Cor 10.18). Un provvidenziale intervento questo di Gesù, per smorzare la smania di essere notati, riveriti, e perfino chiacchierati, pur di comparire, almeno una volta, sui giornali.

     Quella di Gesù è una bella lezione di umiltà. Davanti a Dio, siamo tutti piccoli. Dio ci vuole piccoli: è la condizione richiesta per far parte del suo Regno. “Chi vuol essere il primo – insegna Gesù – sia l’ultimo e il servo di tutti”! “Quanto più sei grande – ci ha ricordato il Siracide, nella prima lettura – tanto più umiliati”. Ciascuno di noi dovrebbe sapere che vale quanto vale davanti a Dio, e nulla più. La pubblicità offre alle nostre donne tacchi sempre più alti, ma servono solo per ingannare  l’occhio. Tanto… davanti a Dio arriveremo sempre, e solo, a piedi scalzi! Davanti a Dio è grande chi serve, chi dona,chi entra nella dinamica dell’amore. L’umile sa che tutto ci è stato dato in dono e che perciò tutto va condiviso tra fratelli.

     Ma Gesù ci offre oggi un secondo insegnamento: Non si è limitato a raccomandare l’umiltà e a suggerire l’ultimo posto; ha chiesto anche di non dimenticare i poveri: “Quando offri un pranzo, non invitare i ricchi. Invita invece poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti”. Amici, è qui la forza e la novità del cristianesimo. “Sarai beato” -assicura Gesù – perché c’è più gioia nel dare che nel ricevere; “sarai beato” perché, così facendo, imiti Gesù, il Maestro,  che è venuto per tutti, ma con particolare attenzione ai poveri, ai peccatori, agli ultimi.

     Non potrò mai dimenticare la gioia di due giovani che ho incontrato alla vigilia del loro Matrimonio. Mi dissero: domani ci sposeremo; facciamo tutto in parrocchia, Messa e pranzo; abbiamo invitato tutti; abbiamo voluto la partecipazione di tutti gli ospiti della Casa di Riposo. E’ passato qualche anno ormai; ma penso che nessuno dei partecipanti abbia dimenticato una festa così ricca di gioia e di tanta umanità. Com’è vera la parola di Gesù: “E sarai beato perché non hanno da ricambiarti”. E’ la beatitudine di chi fa il bene, non per interesse, in vista di un ritono, ma semplicemente per generosità, per puro amore. Sarai beato, fratello, perché Dio regala gioia a chi produce amore!  Amen.