DOMEICA  20  -  A  :  GESU’ ELOGIA LA FEDE DELLA CANANEA

 

     L’evangelista Matteo ci ha riferito oggi un incontro che ci lascia perplessi, per l’atteggiamento, per i silenzi e le risposte di Gesù a una donna che lo supplicava per la guarigione della figlia, molto sofferente. Gesù si era spinto oltre il confine, nella zona di Tiro e Sidone, dove probabilmente pensava di non essere conosciuto, per stare da solo con i Dodici; noi diciamo: “Un’uscita per un Ritiro”. Invece, proprio qui, Gesù è raggiunto da una donna, una cananea, pagana, che si mise a gridare: “Pietà di me, Signore, mia figlia è molto tormentata da un demonio. Ma egli non le rivolse neppure una parola”.  L’apparente durezza e scontrosità di Gesù sono, per gli Apostoli – e per noi – una “Lectio Magistralis”: Gesù voleva portare la donna pagana a maturare e purificare una fede ancora fragile, legata solo alla guarigione della figlia, e non alla persona di Gesù; ma voleva anche far comprendere agli Apostoli che egli era venuto per la salvezza di tutti, anche dei pagani.

     I discepoli chiedono a Gesù di ascoltarla, non per compassione, ma solo per togliersi di mezzo quella donna che continuava a chiedere, e disturbava. Gesù non ha condiviso la soluzione suggerita dai discepoli; Gesù non si impazientisce e non allontana mai nessuno; si ferma, dialoga, spiega, attende, e poi conclude: “Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri”. Certo, fa meraviglia il silenzio di Gesù e il tergiversare; sono passaggi, voluti da Gesù per far maturare la fede e verificarne i sentimenti. Gesù premia la costanza e l’umiltà della cananea. Dio, nei suoi interventi, non ha la nostra fretta, né si infastidisce; però non si sente obbligato dalle nostre scadenze. Questa donna pagana, proprio perché molto attenta e rispettosa di Gesù, esprime qui tutta la sua grandezza e la sua capacità di dialogo.

     Ella, alla fine, ha capito di aver conquistato il cuore di Gesù, “Si avvicinò e si prostrò dinanzi  a lui dicendo: SIGNORE, AIUTAMI!”. Il miracolo della guarigione e il riconoscimento di Gesù, sono un chiaro invito, rivolto ai discepoli – e alla Chiesa – a uscire dai propri confini e a predicare la salvezza anche ai pagani, perché siamo tutti figli di Dio, e tutti amati, e tutti candidati alla salvezza. La donna cananea ha iniziato il suo itinerario di fede nella sofferenza per la figlia molto tormentata da un demonio; e l’itinerario si conclude con l’abbandono totale in Gesù, che invoca come “SIGNORE”! La fede si fa matura, quando ci si rende disponibili a fare la santa Volontà di Dio, come Gesù ha insegnato nel Padre Nostro.

     Fratelli, il miracolo non si ottiene moltiplicando le parole di supplica, né moltiplicando le candeline votive; si ottengono i doni di Dio moltiplicando la fede. Ecco allora la domanda che dobbiamo farci: Nelle difficoltà e nelle prove della vita, sappiamo rivolgerci a Dio con fede sincera, che esprima fiducia e abbandono in Dio? – Io, come avrei reagito al silenzio di Gesù, e alle sue obiezioni? – E ancora: Come io, e la mia comunità, accogliamo gli stranieri, i diversi, i rifugiati? Ricorda Martin Luter King: “Alla fine della vita, gli uomini saranno giudicati non dal colore della loro pelle, ma dal colore della loro coscienza”. Proviamo a chiederci: La nostra coscienza, di che colore è?!  Dobbiamo convincerci che c’è una sola razza: l’ UMANITA’! Per questo, bisogna che ci sentiamo e che viviamo come fratelli.

     Un cristiano vero non può accontentarsi di salvare  la propria anima, ma deve impegnarsi a salvare il mondo intero. “Andate in tutto il mondo – ha detto Gesù – predicate il Vangelo ad ogni creatura”. Oggi, abbiamo “tutto il mondo” sotto casa, nello stesso condominio, soprattutto nelle nostre periferie. Nelle domande, per essere accolti in paradiso, ce n’è una che fa pensare un bel po’: “Ero straniero – ci rivela Gesù – e non mi avete accolto! Via da Me….” L’integrazione richiede tempo e soprattutto buoni sentimenti. Gesù, Palestinese, ci è riuscito. Proviamoci anche noi; qualcosa di più e di meglio…si può!  Amen.