DOMENICA  18  -  C   :   LA RICCHEZZA NON PORTA FELICITA’

 

Nel cuore dell’estate, l’evangelista Luca ci offre oggi una riflessione sul tema della ricchezza: un tema particolarmente caldo – non dovuto alle temperature meteo di questi giorni – ma alle tante crisi che hanno portato anche l’Italia nella fascia di povertà da Terzo Mondo. E questo ci spaventa, ci crea ansia e ci spinge all’accaparramento  dei beni di prima necessità. Quel tale che va da Gesù per avere il suo sostegno per dirimere una controversia sull’eredità con suo fratello, è la rappresentazione di quanto il denaro e i beni guastino i rapporti anche all’interno delle famiglie, e anche tra fratelli.  Gesù rifiuta la richiesta di mediare, ma non si sottrae alla opportunità di farci riflettere sul senso della vita e su ciò che veramente conta. Con la parabola dell’uomo ricco, Gesù ribadisce la tesi del Qoelet sulla “vanità delle cose”; ma ci ricorda che questa vanità porta a valorizzare la promessa di vita buona e della pace in famiglia, beni immensamente più importanti della ricchezza. “Cercate le cose di lassù” – ammonisce San Paolo; cioè le uniche che ci porteremo nell’aldilà.

     Gesù non contesta un giusto diritto di pretendere quanto dovuto; solo, prende occasione per avvertire quanto sono pericolose la cupidigia e l’avarizia, perché – dice Gesù – “anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede”. In effetti, l’avaro crede di possedere; è invece posseduto dalle cose e dal denaro che ha accumulato. Ed è altrettanto vera la parola del Saggio della prima lettura: “Vanità delle vanità, tutto è vanità”. La vera ricchezza consiste nel non aver bisogno di nulla. E’ nota la storiella secondo la quale Socrate andava tra le bancarelle del mercato di Atene, per scoprire di quante cose potesse gioiosamente farne a meno. Purtroppo la nostra formazione è percorsa dai verbi: AVERE – ACQUISTARE – POSSEDERE – ACCUMULARE...

     E Gesù torna a ripetere: “La vita di un uomo non dipende da ciò che egli possiede”! Oggi, il successo si misura nella ricchezza che uno cerca di ostentare: una Ferrari – una Villa in Sardegna – Ferie ai Caraibi… La pubblicità martellante continua a farci sognare tante cose inutili e esigenze inventate. Il protagonista della parabola era così impegnato ad accrescere le sue ricchezze, che non ha avuto tempo per arricchire “davanti a Dio”; cioè non ha pensato a condividere ciò che aveva con chi vive, nello stesso condominio, in una povertà da fame. Mi sovviene che anch’io sono stato interpellato da una giovane donna per essere aiutata a risolvere un problema che le creava ansia. Ecco il problema: aveva notato, in una vetrina, delle scarpe molto belle, e desiderava tanto poterle acquistare; ma era trattenuta dal costo. Tutti i giorni, tornando dal lavoro, passava di lì per vedere se c’erano ancora. Le chiesi se ne aveva bisogno. Mi rispose che a casa ne teneva una quindicina di paia… Al che, mi permisi di suggerire due cose: Di ritorno dal lavoro, continua a controllare se ci sono ancora, felice di non averne bisogno, e ricordare le parole di Qoelet: “Tutto è vanità”. In seconda istanza, quando potrai, vedi di aiutare una collega, o una famiglia povera, a pagare la bolletta del gas, che le è stato interrotto, per inadempienza.

     Il Vangelo non condanna né il successo, né un buon raccolto; condanna ciò che è stato sacrificato per conseguire un vantaggio maggiore. Gesù definisce “stolto” il ricco della parabola, perché aveva faticato tanto per stare bene qui, e gli era andata male! Ma “stolto” soprattutto perché, dopo aver perso tutto di qua, non si è trovato nulla neanche nell’aldilà. Gesù oggi invita tutti noi ad arricchire “davanti a Dio”; ci invita cioè a donare e a condividere tutto, nella propria  famiglia, e con qualche famiglia che vive  in povertà e in cerca di qualche lavoro, che non si trova. Alla fine conta solo un cuore buono, un cuore generoso. Suggeriva Sant’Ambrogio: “Per conservare al sicuro le tue ricchezze, devi chiuderle dentro il cuore dei poveri; Banca sicura sono le tasche dei poveri, le case delle vedove e le bocche degli orfani. C’è un garante: è Dio stesso”. Amen.