DOMENICA  17^  -  A  :   “TESORO” PAROLA DI INNAMORATI !

 

     Quante volte sento ripetere: “Sei il mio tesoro!” Sono le parole magiche che una mamma,  o una nonna, ripete infinite volte, mentre sbaciucchia la sua creaturina. “Sei un tesoro” significa: Sei tutto! Sei la mia vita! Anche Gesù ha usato questa parola, ma per indicare il Regno di Dio. “Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo” – dice Gesù. Si capisce subito che, protagonista della parabola, non è il contadino, ma il tesoro da scoprire, che è Cristo; e così risulta chiaro il motivo di tanta gioia: è l’aver trovato Cristo,  il suo Vangelo, la Chiesa come comunità dei salvati. A noi può capitare di domandarci: come hanno potuto uomini e donne lasciare tutto – e con grande gioia – per seguire Cristo. Pensiamo, ad esempio, a S. Antonio Abate, a S. Francesco, allo stesso Matteo, l’evangelista che ha riportato queste parabole! E ci chiediamo anche come hanno fatto tutti i discepoli del Signore,  come Pietro e soci di pesca, a lasciare immediatamente tutto: reti, barche, e perfino la famiglia, per seguire il Signore, senza rimpianti! E come hanno fatto tutti i martiri che, per amore, hanno dato anche la vita!

     Amici, a spiegare tutto, c’è una sola motivazione: la gioia di avere scoperto il tesoro! Qualche volta, la scoperta è stata occasionale – come per il contadino della parabola;  qualche volta, dopo lunga e sofferta ricerca – come è stato per il commerciante di perle preziose; ma, in ogni caso, il tesoro trovato è sempre dono di Dio; è Dio che sempre si lascia trovare da chi lo cerca. La scoperta del tesoro e della perla preziosa è sempre motivo di tanta gioia, anche quando, per entrarne in possesso, comporta dover rischiare, per l’esigenza di dover “vendere tutti i suoi averi”. Commenta così S. Agostino: “Questi cercatori hanno dato tutto, ma per avere tutto… e di più! Hanno venduto tutto, ma per guadagnare tutto!” San Francesco esprimeva invece la sua gioia con una esclamazione, carica di fede e di abbandono: “Mio Dio e mio tutto!”

     Io penso che l’evangelista Matteo, nel riferirci queste brevi parabole del regno, abbia inteso raccontare la sua personale esperienza, Matteo si era fatto molto ricco; aveva tutto: soldi, carriera, potere. Ma, già la voglia di vedere Gesù, denota ricerca e infelicità. Al suo “tutto” mancava qualcosa di importante: amore, amicizie, stima, pace, gioia. Col suo “tutto”, Matteo avvertiva che una vita, come la sua, non valeva la pena di essere vissuta. Quel giorno, l’incontro con Gesù gli aveva cambiato la vita. Anzi, no! Gli aveva riempito la vita, al punto che – lasciato tutto – decide di seguire il divino Maestro. Ecco perché, dopo tanti anni, Matteo ha voluto darne conferma, che ne era valsa la pena, e che lo rifarebbe ancora!  Matteo ci dà conferma che lui, il tesoro, l’ha veramente trovato.

     Ma, per i più di noi, i tesori cercati sono di altro genere, e sono sempre tanti: belle vacanze, una bella macchina, il cellulare, ultimo modello, ecc. Gesù, senza mezze misure, proclama che il regno dei cieli è un tesoro nascosto; è una perla preziosa da cercare! E’ doveroso allora che ci chiediamo se noi – venuti oggi a Messa – abbiamo già trovato, e fatto nostro, questo tesoro. E possiamo anche chiederci se – in famiglia, sul lavoro, in Comunità, e soprattutto nella partecipazione alla Messa – sappiamo esprimere  la gioia di chi ha già trovato questo prezioso tesoro. E’ la gioia che si avverte nella pace del cuore e nell’abbandono fiducioso in Colui che è Provvidenza e che può tutto.

     Le parabole di oggi ci invitano a non identificare il cristianesimo con le sole rinunce  e la croce. Gesù – è vero – ci chiede rinunce e ci chiede di portare ciascuno la nostra croce: ma sempre in vista del tesoro! Un tesoro da godere per l’eternità! Riprendiamo allora la preghiera  dell’inizio: “O Padre, che ci hai rivelato in Cristo il tesoro e la perla preziosa, concedi a noi il discernimento dello Spirito, perché sappiamo apprezzare, fra le cose del mondo, il valore inestimabile del tuo regno, pronti ad ogni rinuncia per l’acquisto del tuo dono”.  Amen.  Amen,