DOMENICA  16  -  A   :    DIO  PAZIENTE  E  MISERICORDIOSO

 

     Gesù sta presentando ai discepoli il Regno e - come domenica scorsa – lo fa attraverso parabole. Quella di oggi – conosciuta come parabola “del grano e della zizzania” – affronta e spiega un problema sempre attuale, che continua ad agitare i nostri pensieri sulla presenza del male nel mondo, sul perché di tanta sofferenza, con qualche dubbio perfino sulla misericordia del Signore. Ci chiediamo: Da dove vengono tanto male e tanta sofferenza? Perché le guerre – perché la fame – perché le ingiustizie e tanta violenza? La Bibbia afferma che Dio aveva creato tutte le cose nella armonia; aveva posto i progenitori in un giardino, l’Eden. Dio stesso si era compiaciuto della sua opera. Gesù, nella parabola ascoltata, ci avverte che nel suo campo era stato seminato solo buon grano; ma – avverte – nella notte, mentre tutti dormivano, è entrato in azione un secondo seminatore, il diavolo, che ha seminato la zizzania.

     I servi, nel desiderio di ripulire il campo e assicurare un buon raccolto, sono accorsi al padrone per suggerire una soluzione radicale: estirpare sul nascere le erbacce per dare spazio vitale al buon grano. E qui abbiamo una prima, importante decisione del padrone. “NO! Rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano”. E’ una scelta dettata da Gesù che si è fatto uno di noi per portare a salvezza tutti gli uomini. E’ una scelta suggerita dall’amore misericordioso del Padre che ha affidato a Gesù una missione che a noi può sembrare impossibile da realizzare: “CHE NESSUNO VADA PERDUTO”! Eccoci allora al problema tanto dibattuto, quando ci troviamo a parlare di guerre, di virus micidiali, di violenze inaudite, di fame nel mondo; quando ci chiediamo: Perché Dio non interviene? Perché il male sembra prevalere sul bene?

     La parabola ci dà le risposte di Dio. Dio ci ricorda che non solo c’è ancora tanto bene da scoprire – e non solo nei monasteri, ma anche in tante famiglie sane e in tanti laici di ogni ceto sociale – ma vuole anche ricordare che ogni uomo nasce buono e innocente. Purtroppo, cattivi maestri possono seminare il male, che facilmente attecchisce creando così quella sterpaglia che danneggia e nasconde anche il bene. Dio suggerisce di pazientare e di attendere la mietitura, cioè il Giudizio finale, per raccogliere il grano che diventerà buon pane. E’ la pedagogia di Dio, che il Salmista ha così espresso: “Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà”. Ci ricorda dunque Gesù che è inevitabile la convivenza “bene-male”; tutti noi abbiamo fatto esperienza della presenza scomoda del male, sia nel mondo, sia nella nostra stessa vita e nella famiglia. Ciascuno di noi soffre per il proprio male e lotta per vincerlo; nessuno può ritenersi esente e immune dal male.

     Gesù insegna che la comunità dei discepoli non è la comunità dei perfetti; il nostro non è il cristianesimo che vanta santità e vette raggiunte. Gesù ricorda che il suo Regno non cresce nel clamore; crescerà ogniqualvolta un discepolo si convertirà e tornerà a lui. L’attesa della mietitura non è segno di debolezza da parte di Dio, che non interviene per sradicare il male; è invece segno della misericordia di Dio e della chiamata alla conversione. Quanti Santi, dopo i loro trascorsi peccaminosi, hanno risalito la china, raggiungendo le vette della santità. Ecco dunque la consegna di Gesù alla Chiesa: MAI SRADICARE! Ma accettare la convivenza, nella paziente attesa di ravvedimento. Gesù insegna che un pizzico di lievito fa lievitare una massa di pasta; e che una spiga vale più di tutte le erbacce  della terra.

     Chiudo con la bella preghiera che ha introdotto questa Eucaristia: Ci sostenga sempre, o Padre, la forza e la pazienza del tuo amore: fruttifichi in noi la tua parola, perchè si ravvivi la speranza di veder crescere l’umanità nuova.  Amen.