DOMENICA 15  -  C   :    UN UOMO INCAPPO’ NEI BRIGANTI

 

     Il Vangelo ascoltato ora è popolato da strani personaggi, tutti senza un nome,eccetto naturalmente Gesù. Un dottore della Legge si accosta a Gesù per porre, con malizia, una domanda che doveva mettere in difficoltà il Maestro; gli chiede che cosa doveva fare per ereditare la vita eterna. Gesù replica chiedendogli che cosa insegnava, a proposito, la Scrittura. Il dottore della Legge risponde in modo appropriato: “amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore…e il prossimo tuo come te stesso”. Ma il dottore della Legge insiste con Gesù perché spieghi bene chi è questo prossimo da amare. Ed è proprio per questo chiarimento che Gesù costruisce la parabola, conosciuta col titolo del “BUON SAMARITANO”; Gesù ha creato un modello, completo in ogni gesto, per spiegare chi – come – e quando - ciascuno di noi si fa “prossimo”.

     “Un uomo – così inizia Gesù – scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto”.  Percorrono la stessa strada un sacerdote del tempio e un levita, due religiosi; vedono il malcapitato ma, per evitare sorprese, fingono di non vedere e girano dall’altra parte. Il terzo a passare di lì è un samaritano, uno ritenuto dagli Israeliti pagano e un poco di buono; ebbene è proprio lui il BUON SAMARITANO, scelto da Gesù per far capire chi è stato “prossimo” al malcapitato. Ecco come ce lo presenta: “vide il poveretto e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente tirò fuori due denari e li diede all’albergatore dicendo: abbi cura di lui; ciò che spenderai in più te lo pagherò al mio ritorno”. Ho contato i verbi che spiegano chi è il “prossimo”: sono dieci! E tutti esprimono “attenzione e aiuto” per il poveretto caduto nelle mani dei briganti.

     Il dialogo tra il dottore della Legge e Gesù si fa subito vivace, nell’intento di mettere in difficoltà il Maestro;  ed ecco l’ultima domanda: “E chi è il mio prossimo?”. Gesù spiega esemplificando: un uomo scendeva da Gerusalemme verso Gerico; un uomo, senza alcun’altra precisazione se non quella di essersi trovato “solo – colpito – lasciato mezzo morto”. Scende, percorrendo la medesima strada, prima un sacerdote, poi un levita, i quali non si fidano, lo scansano e tirano diritto. Ma ecco un terzo personaggio, un samaritano, che “provò compassione e gli si fece vicino”: due gesti di un valore umano infinito, parole che trasudano di amore sincero. Forse anche il samaritano ha avuto paura; ma non ha esitato a scendere di cavallo, di interrompere il proprio viaggio, di fermarsi per fasciare le ferite e spendere del proprio; in altre parole, compie gesti d’amore verso uno sconosciuto, come farebbe se si trattasse di un fratello. A ben pensarci, il samaritano descritto da Gesù, è Gesù stesso, che si è fatto uomo, è venuto tra noi per donare la propria vita per la salvezza di tutti, amici e nemici; senza esigere né documenti, né restituzione  per le prestazioni offerte.

     Il samaritano si fa accanto al poveretto con gesti a noi ben noti e che troviamo nell’elenco delle Opere di Misericordia; ha espresso il suo amore solidale con quei dieci verbi, già ascoltati, e che desidero riproporre: “Lo vide – si mosse pietà – scese – versò – fasciò – caricò…fino al decimo verbo: - ritornò indietro  a pagare”. Dieci verbi! Mi verrebbe da definirli: I nuovi Dieci Comandamenti , messi in evidenza dal Vangelo.  Al dottore della Legge che chiede a Gesù cosa deve fare per ereditare la vita eterna. Gesù risponde con un AMERAI e con un RACCONTO. “Tu amerai”, un verbo al futuro, perché l’invito ad amare è sempre correlato da un “per sempre”. Fratelli, credo che anche noi dovremmo chiedere al Signore: “Che cosa devo fare.. oggi, e poi, domani?” La risposta sarà sempre: “TU AMERAI”!  e “VAI! E ANCHE TU FA’ LO STESSO”.  Il samaritano era ritenuto dal dottore della Legga un peccatore, un nemico, un escluso. Ebbene Gesù ne fa un modello di fraternità, un esempio concreto di come si deve amare il prossimo.

     Gesù ripete anche a ciascuno di noi, ora: “VA’ E ANCHE TU FA’ LO STESSO”. O forse, ricordi in questo momento, di qualcuno che, in momenti particolari e difficili, è stato per te il Buon Samaritano che ti ha aiutato, e salvato. Ebbene Gesù ti chiede di pregare per lui e ti ripete: “VA’ E ANCHE TU FA’LO STESSO”!   Amen.