DOMENICA  15  -  A   :   IL SEME E’ LA PAROLA DI DIO

 

     E’ molto nota la parabola che abbiamo appena ascoltato, anche perché ci viene riproposta più volte nel corso dell’anno liturgico: è la parabola del Seminatore; è la parabola che Gesù racconta con abbondanza di particolari per parlare di sé. Infatti, qui, il seminatore è Gesù; e il seme è la sua parola. I Liturgisti ci hanno preparati a questo ascolto con una precisazione che troviamo nella prima lettura; dice Isaia: “Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare – così sarà della mia parola: non ritornerà a me senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata”. Si, è Gesù il divino Seminatore che – con il gesto ampio e solenne della mano – sparge il seme ovunque.

     Un agricoltore certamente si chiede: ma perché sparge il seme anche in terreno sassoso , o coperto di sterpaglie, e addirittura sulla strada? La risposta è nascosta nella parabola stessa, ed è meravigliosa.  Il seminatore è Dio; e Dio offre la sua Parola a tutti, anche a chi la rifiuta, anche a chi, al momento, è indisposto; anche a chi continua a rimandare la sua conversione. In natura, noi vediamo che cespuglietti si abbarbicano anche sulle cuspidi dei campanili, anche sulle torri di antichi castelli! Dio è buono, generoso e paziente; dona il suo amore a tutti; non si arresta neppure di fronte alla ingratitudine e al rifiuto. Ce lo conferma il noto passo dell’Apocalisse; scrive San Giovanni: “Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me”.

     Fratelli, anche ora il Seminatore sparge la Parola; anche ora il Signore bussa al mio cuore, ed attende di entrare nella mia vita. Il divino Seminatore non ha scelto a chi fare dono  della Parola; non ha sparso il seme solo nel campicello arato e concimato; ha sparso ovunque con generosità. Gesù ha così voluto indicare come vuole i missionari del Vangelo. La parabola inizia con il seminatore che “esce a seminare”. Sappiamo quanto Papa Francesco insiste perché “usciamo” anche noi; ci invita spesso a raggiungere le periferie, zone solitamente abitate dai più poveri, quelli che Dio predilige. C’è da ricordare, qui, il mandato di Gesù agli Apostoli, prima della sua Ascensione: “Andate in tutto il mondo – Predicate ad ogni creatura; chi crederà sarà salvato”.

     Gesù ricorda che la forza della salvezza è nel seme, non nella mano che lo sparge! Anche i missionari della Parola possono provare stanchezza e delusione, per il tanto male che c’è nel mondo e per una costante diminuzione di sacerdoti. Ma Gesù non ci chiede il successo, né i risultati che noi cerchiamo. Gesù ci chiede di uscire e di spargere la semente in ogni terreno. Sarà il seme a dare i frutti sperati, dopo che il seme stesso nascerà a vita nuova. Noi viviamo nella società delle parole: tutti scrivono, tutti dicono la loro; tutti sentenziano; tutti hanno le soluzioni  per ogni problema. Naturalmente, tutte soluzioni provvisorie, perché tutto cambia rapidamente.

     Oggi, Gesù ci ricorda che è venuto a seminare una parola che non cambia, una Parola eterna, l’unica che dona vita, gioia e speranza vera. Fratelli, anche oggi Gesù ha sparso la sua Parola; in che terreno è caduta? Ci è comunque chiesto che la parola ascoltata non resti qui, in chiesa, in attesa di recuperarla, al ritorno, domenica prossima; portiamola a casa, nella nostra vita. Imitiamo la Vergine Maria che conservava nel suo cuore ogni parola. Il Seminatore ci chiede di venire alla Messa con un cuore ben disposto; ci chiede non solo ascolto; chiede che le tante preoccupazioni della vita, non tolgano spazio alla Parola.

     La parabola ci interpella. Gesù non chiede che sappiamo a memoria il Vangelo; ci chiede di accoglierlo come sicura fonte di vita e di verità. Accogliamo, in chiusura, la benedizione del Signore: “Beati coloro che ascoltano la Parola e la mettono in pratica”.  Amen.