DOMENICA  15.ma  - C  -  UN AMORE CHE SA FERMARSI !

 

Leggiamo in San Giovanni: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16): è la dichiarazione che Gesù fa a Nicodemo che era venuto dal Maestro in cerca di verità su Dio. Gesù confessa di essere l’inviato del Padre per portare salvezza ad ogni uomo. E oggi lo ricorda a tutti noi con il racconto del buon samaritano: è il racconto che Gesù fa di se stesso; Egli è disceso dal Cielo non per fermarsi in famiglia, non per stabilirsi nella Città santa, ma per mettersi in strada, per incontrare ogni uomo, per fermarsi a raccogliere e curare ogni uomo che sia incappato nei ladroni.

     Nell’intento dell’evangelista Luca, la spiegazione che Gesù dà al dottore della legge non è tanto per sapere “chi è il prossimo”, quanto invece per sapere “chi sa farsi prossimo”. Perché è facile dire chi è il prossimo: è ogni uomo che mi passa accanto e che vive nel bisogno ed attende aiuto. Un tempo eravamo sollecitati dall’elenco delle opere di misericordia corporali e spirituali che ci indicavano chi dovevamo soccorrere. Ma Gesù, attraverso l’insegnamento di oggi, ci chiede di non fermarci alle categorie “ufficiali” del bisogno. Il samaritano infatti incontra un uomo fuori dagli schemi: è un uomo di cui non si conosce il nome e del quale non si vede il volto, e neppuresi dice che gemesse o che invocasse aiuto; ma, proprio da quel corpo martoriato, si leva una voce che interpella i passanti, interrompe il loro cammino, e chiede di rispondere a quel grido di dolore che non può non fare breccia nel sentimento che noi chiamiamo “compassione”.

     Amici, quante volte, di fronte a un bisogno, ci siamo abilmente sottratti, adducendo validi motivi per tirare diritto. Ma la parabola proposta da Gesù non consente di ignorare, e tantomeno di fuggire. Il luogo voluto da Dio per parlarmi e per chiedere amore e compassione è “l’altro”, nel suo bisogno! Così ha fatto Dio con me! E chiede anche a me di fermarmi presso ogni fratello sofferente, o nel bisogno. E’ proprio il “provare compassione” che più mi fa somigliare a Dio. Quante volte, nel Vangelo, Gesù si ferma e guarisce perché prova compassione!  Tutto questo è bene espresso nei verbi che spiegano la compassione di Dio verso l’uomo: Gli si fece vicino – gli fasciò le ferite – lo caricò sulla sua cavalcatura – lo portò in un albergo – e si prese cura di lui. E’ fin troppo chiaro che Gesù ha costruito questa parabola per raccontare se stesso; per raccontare i tanti momenti della salvezza, bene espressi nella dichiarazione: “Andate imparate che cosa vuol dire: MISERICORDIA IO VOGLIO e non sacrifici! Io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori”(Mt 9, 12-13).

     Gesù conclude il racconto con una domanda: “Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?” E’ evidente che a Gesù non interessava indicare chi è il mio prossimo; interessava invece farmi sapere che io stesso devo farmi prossimo di chi ha bisogno di attenzione e di aiuto. Lo si deduce dalle ultime paroledi Gesù: “VA’ E ANCHE TU FA’ LO STESSO”! Sta qui la provocazione di Gesù: Va’!  esci dalla cerchia della tua famiglia! Esci dalle strettoie della politica del particolarismo! per renderti “fratello misericordioso” a chiunque abbia bisogno.  Amici, trovo opportuno, in chiusura, che raccogliamo per noi la domanda  rivolta da Gesù al dottore della legge: Chi di questi tre è stato “prossimo” al poveretto incappato nei briganti?  Potremmo anche proporre così questa domanda: “Mettiti nei panni di quel poveraccio, chi dei tre sarebbe stato per te “prossimo”?  Certamente colui che si è fermato e ti ha dato una mano, non importa di quale religione, né di che colore era la pelle; è colui che si è accorto della tua sofferenza.

     Come ha fatto il buon samaritano, anche noi dobbiamo imparare a chinarci, perché chi è a terra possa aggrapparsi a noi, rimettersi in piedi e ritornare a percorrere  le strade della vita. Avrete notato la trafila dei verbi che descrivono  l’amore vero: “Lo vide – si mosse a compassione -  scese – versò – fasciò – caricò… fino all’ultimo, per dire che sarebbe ripassato a pagare il di più”; dieci verbi, quasi a ricordare i dieci comandamenti. Ci chiediamo: Questi dieci verbi sono anche per noi la traccia per esprimere il nostro amore fraterno al prossimo in necessità?  Amen.