DOMENICA  14.ma  - A -   :   VENITE A ME !”

 

     Ringrazio di cuore l’evangelista Matteo per aver colto, e trasmesso alla Chiesa, un momento di profonda commozione di Gesù, il quale – guardandosi attorno -  si vede circondato da gente semplice, sofferente, stanca e soprattutto povera, MA FELICE!. Sono tutti felici, per trovarsi finalmente lì, con Gesù, con il Maestro, con il Figlio di Dio; tutti felici, perché gratificati, dopo aver fatto tanta strada, con tanti sacrifici. Gesù allarga lo sguardo per incrociare gli occhi di ciascuno e, con tutti loro, eleva al Padre l’Inno  ascoltato: “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti, e le hai rivelate ai piccoli”. Si, fratelli, è la stessa gioia che Gesù provava quando si fermava, a Betania, per condividere la cena con la famiglia di Marta e Maria e Lazzaro; è la gioia che Gesù leggeva negli occhi di papà e mamme quando riconsegnava la loro creaturina,  guarita e liberata da spiriti cattivi. E’ la stessa gioia che Gesù ha provato anche quando ha salvato dalla lapidazione la “peccatrice”, o quando rimandava a casa, guariti, gli ammalati di lebbra; è la stessa gioia di tanti  che, non solo hanno constatato le meraviglie compiute da Gesù, ma che si sono sentiti anche dire: “Va’, la tua fede ti ha salvato/a”. Grazie, Matteo, perché hai inserito questo INNO al PADRE proprio nel Discorso Missionario. Con quanta gioia, anche noi abbiamo declamato il nostro Inno, all’inizio della Messa: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini amati dal Signore… con i verbi che seguono: Ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti rendiamo grazie; sono gli stessi verbi che abbiamo trovato nell’Inno di lode che Gesù rivolge al Padre.

     Sono i sentimenti di gratitudine che la Vergine Maria ha elevato a Dio, nel suo incontro con Elisabetta: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore, perché “ha guardato” l’umiltà della sua serva”. Ecco, Gesù non riesce a trattenere la sua gioia e commozione ma, nello stesso tempo, chiede a tutti i presenti di rimanere fedeli alla Legge; chiede soprattutto che la ritrovata salute dell’anima e del corpo, li porti a rendere lode al Padre, ma anche a divenire, loro stessi, i primi collaboratori di tanto amore ricevuto, nell’alleviare le sofferenze di tanti fratelli e sorelle. Nel saluto, prima di ritornare al Padre, Gesù dirà ai suoi: “Andate in tutto il mondo; battezzate, guarite, perdonate; gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. Nei tre anni di predicazione, Gesù si è premurato di farci conoscere il Padre e la sua misericordia; ma ci ha anche ricordato che la fedeltà al Padre esige dei sacrifici e delle rinunce. Ecco le parole di Gesù: “Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita”.

     Gesù offre se stesso come Maestro e come modello di vita; Gesù non si presenta con titoli accademici per accreditare  il suo Magistero; il titolo che fa conoscere, a garanzia della Verità, è  di essere“FIGLIO DI DIO”; e dà una prova inconfutabile da cui non è possibile sfuggire: “Se non credete a me, credete almeno alle mie opere”: sono le opere del Padre; la missione di Gesù, messa oggi in evidenza, è GUARIRE E CONSOLARE. Al Louvre di Parigi si trova una antica icona di Gesù Misericordioso, proveniente da un monastero copto dell’Egitto. Gesù sta camminando, attorniato dai suoi discepoli: a fare meraviglia è il Divino Maestro che, camminando, avvolge con il braccio le spalle di un discepolo. E’ il braccio confidenziale dell’amicizia, un braccio rassicurante che ti fa percepire non solo la presenza fisica del Padre, ma anche le pulsazioni del suo cuore.

     Fratelli, Dio non cerca sudditi e servitori; cerca amici e figli da amare e a cui assicurare – nonostante tutto – pace e salvezza. Quel braccio che ci avvolge ci fa sentire che, nel nostro cammino, non siamo mai soli.  Fratello, che vivi in crisi e lontano da Dio, prima di ingolfare il tuo stomaco di pasticche e di tranquillanti, e prima di ripiegare sulla droga,  accogli l’invito di un grande Amico che oggi ti ripete: “RITORNA A ME E IO TI DARO’ IL RISTORO E LA PACE CHE STAI CERCANDO”.  Amen.