DOMENICA  14.ma  -  C  -  OGNI CRISTIANO E’ MISSIONARIO !

 

     L’evangelista Luca introduce così l’invio dei primi missionari del Vangelo: “IL SIGNORE DESIGNO’ ALTRI SETTANTADUE E LI INVIO’ A DUE A DUE, DAVANTI A SE’, IN OGNI CITTA’ E LUOGO DOVE STAVA PER RECARSI”. E subito mi balza alla mente il confronto con le nostre istituzioni, sempre molto generose nel procurare ogni strumento utile e ogni confort per rendere più facili e più confortevoli le nostre attività pastorali e catechistiche: mezzi, denaro, ampi spazi ricreativi, programmi e progetti da mettere a punto perché tutto si svolga con ordine e buon successo. Quale sproporzione se confrontata con l’avventura vissuta da quei Settantadue che – inviati da Gesù – affrontano l’ignoto senza denaro, senza provviste, solo confidando nella generosa accoglienza delle comunità ove giungevano. E quanta gioia nei loro racconti, al ritorno dalla loro prima esperienza missionaria! Gioia che solitamente non riscontriamo nei nostri Consigli parrocchiali, né al termine delle nostre feste. Pensiamo a quanto ci costa, in tempo e energie, la preparazione del Natale, o della festa patronale! Poi ci troviamo a chiudere la festa con tanta stanchezza, e forse con noia e qualche rimpianto.

     Invece i Settantadue erano partiti senza programmi pastorali e senza provviste, ma con nel cuore il solo desiderio di annunciare che il Regno di Dio era già presente; e fidando unicamente nella Parola che li aveva inviati: “ANDATE!  ANNUNCIATE !”. Nel confronto, dobbiamo ammettere che noi, molto spesso, poniamo troppa fiducia nelle nostre strategie di diffusione! E, non bastasse, con qualche tentativo di annacquare l’annuncio, nella speranza di conquistare gli indecisi e i più fragili. E’ triste constatare che molti cristiani, invece di testimoniare con gioia la loro fede, si eclissano; scelgono l’anonimato; si vergognano di dichiararsi discepoli del Signore. Ho letto che l’85 % degli italiani si dichiarano cattolici; ma di questi, solo il 50% praticanti; e solo il 20% partecipano regolarmente alla S. Messa festiva. Diciamoci allora la verità: sono troppi i cristiani che provano vergogna a dichiararsi tali; e – quel che è peggio – neppure sanno di essere stati inviati a preparare l’arrivo del Signore e a manifestare la propria fede nel Signore risorto

     Anche oggi, Gesù cerca cristiani da inviare per le nostre strade, ma non tanto per predicare, quanto invece per essere semplicemente “cristiani”, per manifestare che “vivere il Vangelo” è possibile ed è bello, e conviene. Gesù ha bisogno di discepoli svegli, gioiosi e amanti della vita; che annuncino che Gesù, unica nostra salvezza, si è fatto vicino e che, con Lui vicino, anche le difficoltà e le prove della vita sono vissute con la pace e la gioia nel cuore. Ci ricorda oggi Gesù che i nostri nomi sono scritti nel Cielo: ciò significa che Dio mi conosce e mi attende!

     E’ chiaro a questo punto che Gesù chiede ai suoi missionari di andare senza la preoccupazione di come vestire e di cosa mangiare; l’annuncio non può essere racchiuso dentro la gabbia della organizzazione. Quel che conta invece è un cuore innamorato; conta la fiducia nella Parola che invia e che dev’essere annunciata. E’ in questa fiducia che i primi Settantadue partono e, al ritono, possono confermare che “NEL TUO NOME ANCHE I DEMONI SI SOTTOMETTONO A NOI!”. Ai più di noi, non è chiesto di andare per le strade del mondo; è invece chiesto di essere testimoni e annunciatori  a casa, in ufficio, a scuola, in treno, al bar, nei luoghi di villeggiatura; nei luoghi cioè dove trascorriamo le nostre giornate: è questa la missione di ogni battezzato. E allora, coraggio, amici: è il Signore che ci invia! Mettiamo anche in conto che qualcuno ci rifiuterà; forse incontreremo anche persecuzione. Ma è successo anche a Gesù! A noi non sono richiesti risultati; a noi è chiesto di annunciare che il Regno di Dio è già presente in mezzo a noi. A nostra consolazione, resta la promessa che comunque i nostri nomi sono già scritti in Cielo. E non è poco! Là riceveremo il premio. Termino con l’amara constatazione  di un grande credente, Giorgio La Pira: “Oggi purtroppo – egli affermava – abbiamo tanti mezzi per diffondere il Vangelo, ma noi non profumiamo più di Vangelo. Dobbiamo ritrovare una fede viva se vogliamo accendere altre persone con la fiamma della nostra fede. Con una candela spenta, è impossibile accendere altre candele!”