DOMENICA  14^  -  A  :  V E N I T E !”

 

     Nei Vangeli troviamo Gesù sempre attorniato da molta gente; i più erano povera gente: ammalati, ciechi, storpi, muti, lebbrosi, disperati, ladri, prostitute, ecc.; tutti comunque appartenenti a categorie sociali disagiate; tutti in ricerca di salute, di aiuto e di conforto. Gesù accoglieva tutti, ascoltava tutti e a tutti faceva dono di guarigione e di conforto. Per tutti questi, Gesù aveva già proclamato le Beatitudini. Ma, nel Vangelo appena ascoltato, Gesù va ben oltre a ogni aspettativa. Gesù, commosso, rivolge al Padre un solenne inno di lode, perché non ha rivolto la sua compiacenza ai ricchi, ai sapienti, ai fortunati, ma a quelli che gli stavano attorno, cioè ai piccoli, ai poveri, a quanti cioè attendono solo da Dio l’aiuto a vivere le tante sofferenze della vita.

     E’ la scelta del Padre ed è la scelta programmatica di Gesù. Una scelta che oggi si fa voce: “Venite a me voi tutti che siete stanchi e oppreessi, e io vi darò ristoro”. E’ straordinario questo invito di Gesù; è lo stesso invito rivolto ai primi discepoli, sulle rive del lago; è la rivelazione delle scelte  e delle preferenze del Padre, fatte proprie da Gesù; fatte conoscere anche a noi, oggi, perché diventino anche le scelte nostre e della Chiesa. Il Dio, rivelato da Gesù, non cerca i primi della classe, né i potenti della terra, né quelli che contano, i G7, i G10; no! Gesù benedice il Padre, perché rivela il suo Vangelo a chi è disarmato, a chi si fida e si abbandona a lui, a chi non presume di sapere già tutto. Evidentemente i “piccoli” del vangelo non sono, qui, i bambini; sono invece quanti vivono situazioni di disagio e di sofferenza e che cercano nella preghiera  e nella Parola rivelata l’aiuto di Dio. In concreto, i “piccoli” sono tutti quelli che si liberano dall’orgoglio e accettano di lasciarsi amare da Dio; sono quelli che accolgono l’invito di Gesù: “Venite a me!”.

     Perché Gesù invita? Perché sa che la sofferenza tende a rinchiudere nella solitudine; a volte, anche per non far soffrire chi ci sta vicino e ci vuole bene. Nel suo invito, Gesù – che sa e che ci ama – non può aspettare che gli infelici soccombano; li chiama di sua iniziativa, sotto la spinta dell’amore; fa lui il primo passo perché, dicendo “venite”, è lui che va verso di loro. Gesù invita a fermarsi con lui perché gli affidiamo il nostro fardello. Amici, oggi questo invito del Signore è rivolto a ciascuno di noi, non importa come e quanto stiamo soffrendo. Gesù conosce i nostri guai, e sa anche che non ce la faremo a venirne fuori da soli; per questo si fa presente con voce accorata e suadente: “Venite a me!”. Il mondo in cui viviamo è molto complicato. Ci vengono continuamente offerti modelli non certamente alla nostra portata, e comunque non realizzabili: persone prestanti, brillanti e realizzate; e tuttavia sono molti che restano incantati ad attendere le indicazioni di opinionisti famosi; le conseguenze? Delusioni e fallimenti e, purtroppo, anche suicidi.

     Fratelli, il Signore si rivela a chi si fida di lui e vi si abbandona; a chi lo accoglie nella sua vita. Gesù non inganna quando ci avverte che non ci toglierà il giogo. Ci assicura però che il “suo giogo” sarà dolce e leggero; il suo giogo è il Vangelo, la guida sicura per giungere a salvezza. “Venite a me” non è quindi invito a tirare i remi in barca; Gesù ci chiama a sé per darci una certezza: che lui c’è! E per invitarci a riprendere il cammino con lui. Cristo non è un rifugio di fortuna per la sopravvivenza. Il ristoro che promette si chiama anche amore, misericordia, guarigione del cuore. Gesù offre inoltre se stesso come modello da imitare: “Imparate da me che sono mite e umile di cuore”. Fratelli miei, in una società sempre più incattivita e involgarita, c’è davvero tanto bisogno di dolcezza e di mitezza. Ce lo ricorda spesso anche Papa Francesco.

     Proviamo a pensare quanto cambierebbero i rapporti tra coniugi, tra genitori e figli, tra amici, tra colleghi di lavoro, se praticassimo un po’ di più questa bella virtù. Quanto si starebbe tutti meglio su questa terra. Fratelli, risparmiamoci i tranquillanti! Adottiamo come guida le Beatitudini; fidiamoci di Dio. Gesù ha conosciuto la croce: l’ha portata per noi. Mentre portiamo anche noi le nostre croci, in quel “venite”, sentiremo quanto Dio ci è vicino: una presenza carica d’amore e di tenerezza materna.  Amen