DOMENICA  13.ma  -  A  -   :    TU SOLO IL SIGNORE !

 

     La pagina ascoltata ora, conclude il Discorso Missionario di Matteo, riportato al capitolo 10 del suo Vangelo. Le ultime parole di Gesù non sono più rivolte ai Missionari, ma a coloro che accolgono i Missionari; sono infatti rivolte a tutti i discepoli del Signore; a quanti cioè, nei millenni a seguire, si sarebbero posti alla Scuola del Vangelo, quindi anche a noi venuti oggi alla Messa. Alcune espressioni ascoltate potrebbero sembrare esagerate e fuori luogo. Dice Gesù: “Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me”. TRANQUILLI, FRATELLI! Non si tratta di una invasione di campo. Questa richiesta di amore, con il segno più, non può essere interpretata come una esplosione di gelosia da parte di Do, né di una vampata di protagonismo, dal momento che Dio si è fatto conoscere a noi come “PADRE AMOROSO” e si è dichiarato per noi “AMORE!”. Dio è tutto: Vita – amore – eternità  pace. Il “PIU’” che Dio esige non è frutto di gelosia nei confronti del proprio coniuge, dei figli o dei genitori. Dio lo chiede perché Lui è la Scuola dove si riceve amore e dove si impara a farne dono, senza nulla in cambio.

     DIO E’ AMORE. Chiede che anche quanti si formano alla sua Scuola diventino, a loro volta,  gioiosi e luminosi per divenire “segno” di quel Cuore che troviamo nelle tante espressioni artistiche del Sacro Cuore. Gesù chiede addirittura che l’amore per il prossimo divenga prova concreta della verità dell’amore dovuto a Dio. Dio non ci chiede di sacrificare gli afferri più sacri, quelli della famiglia; e chi può sapere come, e quanto, Gesù ha amato la mamma Maria, il papà Giuseppe! E chi può conoscere l’amore di Gesù per il Padre celeste e per noi, creature da redimere e da salvare! La “scappatella” di Gesù dodicenne al tempio sta appunto a indicare che, in momenti importanti della vita, in cui si deve scegliere, deve prevalere quel “di più” che oggi Gesù chiede.

     Noi, al termine dell’Inno del GLORIA proclamiamo così la nostra fede: “Tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l’Altissimo, Gesù Cristo”. Potremmo ora chiederci: I Santi che conosciamo e che amiamo, come hanno espresso concretamente il “PIU’”, nell’amore da riservare a Dio e ai suoi messaggeri? Le Letture ascoltate ci offrono degli esempi, alla portata di tutti. La prima lettura ci dà un modello di accoglienza che esprime gioia, riconoscenza e libertà a favore dell’illustre ospite, il Profeta ELISEO: una sedia, un tavolino, una stuoia per riposare. Era probabilmente la stanzetta preparata da tempo per l’arrivo  di un figlio e che ora, da anziani, non attendevano più. Così Gesù, nel Vangelo ascoltato, ci avverte che nemmeno un bicchiere d’acqua “fresca”, data con amore, resterà senza ricompensa. .

     Un tempo, per tenere lontani dalla casa persone indesiderate, questuanti molesti e zingari, si appendeva al cancello l’avviso: “Attenti al cane”; oggi leggo quasi ovunque: “Zona video sorvegliata”! Tutti avvisi che fan sapere che c’è un preciso controllo e divieto di avvicinamento; in altre parole, si vuole far sapere che chi ha bisogno si trova davanti una porta sbagliata. Fratelli, l’amore non si vive con proclami, né a definizioni, né con espressioni letterarie e poetiche. L’amore - sembra dieci Gesù - non si esprime con acqua attinta al lavandino, ma con acqua attinta al pozzo; oggi, diciamo al frigo. Dio ha dimostrato il suo amore per noi con la sua morte in croce; ci ama nel suo perdono, dato sempre, e in un clima di festa, di abbracci, di vesti nuove e profumate, sempre pronte per ogni ritorno. Dio è il più grande organizzatore di feste; sempre attento anche ai particolari, perché tutto riesca bene; non solo perché a tavola sia servita acqua di fonte, ma anche perché sia assicurata una quantità di buon vino, perché nessuna festa in famiglia debba finire, senza l’opportunità di un tempo che si prolunga, non più per saziare lo stomaco, ma per ravvivare e prolungare il tempo, sempre più ridotto, da dedicare alle gioie del focolare. Anche le ferie, scelte bene, possono essere “buon vino” per ritemprare l’amore per Dio, per la famiglia e per tante belle amicizie.  Amen.