DOMENICA  10 ma  - C - :  LA COMPASSIONE DI GESU’ AGGREDISCE AQNCHE LA MORTE !

 

     L’evangelista Luca ci ha offerto oggi un’altra pagina, tutta sua, per raccontarci un altro evento straordinario di misericordia: la risurrezione di un ragazzo, figlio di madre vedova. E’ un evento straordinario non solo per il miracolo in sé, ma anche per la ricchezza di particolari che troviamo solo in questo miracolo. Il primo straziante particolare è dato dalle circostanze: il ragazzo che veniva portato a sepoltura era figlio unico di madre già vedova! Inoltre, par di capire che Gesù si trovasse a passare di lì per caso; o perlomeno, senza che sapesse che avrebbe incrociato un corteo funebre. Tant’è che, al sopraggiungere di Gesù, pare che nessuno si sia mosso per andargli incontro per implorare aiuto, come solitamente accadeva. E Gesù nient’altro ha visto se non  un corteo mesto che si muoveva, in pianto, verso l’ultima dimora, cadenzando i passi dietro una bara, con una madre distrutta dal dolore.

     Gesù prova grande compassione; non regge di fronte a tanto dolore, e interviene. Ferma i portatori del feretro e, con parole cariche di amore, si rivolge prima alla madre, e la invita a non piangere più; poi si rivolge con decisione al defunto e dà un comando: “RAGAZZO, DICO A TE, ALZATI !” Il ragazzo si risveglia alla vita e viene riconsegnato alla madre. Ne segue un gioioso trambusto; tutti commentano esprimendo meraviglia e lode al Signore. Il commento più azzeccato è stato il riconoscere la divinità di Gesù: “Dio ha visitato il suo popolo”.

     La meraviglia espressa a Nain è certamente anche la nostra! Tutti noi credenti riconosciamo in Gesù il Figlio di Dio; e oggi ne abbiamo avuto una ulteriore conferma. Ma, a questo punto, come si può ancora pensare che Gesù sia passato da Nain “per caso”?! quando sappiamo che Dio si è fatto uomo per “visitare il suo popolo”! Gesù, Figlio di Dio, si è fatto uomo proprio per soccorrere la nostra povera umanità e che, proprio a Nain, ha trovato nel suo momento più drammatico: il funerale di un ragazzo, figlio di una giovane donna, già vedova e destinata alla solitudine più nera.  Per lei, rimasta sola e disperata, Gesù ha provato grande compassione; ha raccolto tutta la sua sofferenza, fino a sentirla “sua”. Questa madre in pianto camminava con gli occhi fissi sulla bara  e non si era accorta della presenza di Gesù; per questo non si era mossa verso di Lui, per implorare l’aiuto, a Lui, di cui aveva sentito tanto parlare. Ma al cuore di Gesù era giunta la straziante supplica del suo pianto; era a lei che Gesù si era rivolto per invitarla a non piangere più; è a lei che Gesù restituisce  il figlio ritornato in vita.

     E quante volte sarà capitato anche a noi di trovarci affranti, e talvolta disperati, a vivere situazioni di grande dolore, con la tentazione della ribellione e della bestemmia. La disperazione porta talvolta a pensare di essere soli a dover affrontare il male; ci sentiamo come un pulviscolo agitato da qualsiasi  folata di vento; e non ci accorgiamo che proprio il nostro dolore, o il fallimento, ci fa incontrare Dio che, nel frattempo, si è messo in cammino accanto a noi, come era accaduto ai due discepoli di Emmaus.  Amici, Dio continua a percorrere le nostre strade; continua a incrociare i nostri funerali: e, sempre! il nostro pianto e il nostro dolore lo commuovono. Dio – lo sappiamo – non toglie il nostro dolore, come non ha evitato la sua passione e morte; ma lo assume nel suo dolore per viverlo con noi; e si fa carico di tutte le nostre sofferenze e di tutte le nostre morti, al fine di redimerle nella sua morte. Quante volte, trovandoci prostrati, o disperati, Gesù ci è passato accanto, e ci ha ripetuto le parole del miracolo: “DICO A TE, ALZATI!”

     In questo racconto di risurrezione – come anche nelle altre risurrezioni – Gesù non ha inteso dimostrare la sua potenza taumaturgica, quanto piuttosto ricordare a noi che Lui è “la via, la verità e la vita”: “E’ il Dio che dà la vita” – come ripetiamo sempre nel Credo. Che meraviglia, fratelli! Il Signore continua ancora a raggiungerci nei sentieri di morte per fare sì che la nostra vita, acciaccata e umiliata dal peccato, possa riprendersi e rifiorire per una vita nuova, una vita con destinazione “eternità”. Facciamo ancora nostra la preghiera dell’inizio: “O Dio, consolatore degli afflitti, fa che nelle prove del nostro cammino, restiamo intimamente uniti alla passione del tuo Figlio, perché si riveli in noi la potenza della sua risurrezione. Amen.