17.ma  DOMENICA  -  B   :  UNA SOLA MERENDA PUO’ SFAMARE UNA FOLLA !

 

     Vi sarete accorti che oggi abbiamo lasciato il Vangelo di Marco, per iniziare a leggere il cap. 6 di Giovanni. Nel cuore dell’estate – tempo di ferie – la Chiesa ha scelto di farci ascoltare, per cinque domeniche di seguito, il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, seguìto da un lungo e vivace dibattito, per offrirci un approfondimento sulla vera identità di Gesù. Vale la pena ricordare che la moltiplicazione dei pani è l’unico miracolo di Gesù che è narrato da tutti gli evangelisti. E’ un miracolo originale anche perché nessuno l’aveva chiesto; tutto ha avuto inizio da uno sguardo d’amore e di compassione di Gesù. Scrive San Giovanni: “Gesù, alzati gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: dove potremo comprare il pane perché tutti costoro abbiano da mangiare? Disse così – commenta S. Giovanni – per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere.”

     Al centro del racconto, sta dunque il tema della identità di Gesù: qui, al centro di tutto, sta Gesù. E’ lui che intuisce il bisogno della folla; è lui che attira l’attenzione dei discepoli; è lui che decide di intervenire; è lui che, addirittura, distribuisce la refezione. Andrea, interpellato da Gesù sul “problema pane”, espone perplesso la sua difficoltà con un desolato interrogativo: “C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?” Caro Andrea, hai portato al Maestro esattamente il nostro pensiero! Quante volte ci sentiamo interpellati sui grandi e gravi problemi che ci assillano e che noi riteniamo assolutamente fuori dalle nostre possibilità di intervento; e anche noi allarghiamo sconfortati le braccia in segno di arresa, e diciamo: e io che ci posso fare?!

     Pensiamo alle guerre, alla fame nel mondo, ai poveri sempre in crescita anche in Italia, alle violenze quotidiane, alla violenza verbale dei nostri politici, alle storie di tante sofferenze di chi fugge dalla fame e dalla guerra, per sopravvivere! Dopo il miracolo della moltiplicazione del pane, dovremmo anche noi commentare con Andrea: quei cinque pani e due pesci, sono niente per sfamare una folla; eppure, se messi nelle mani della Provvidenza, diventano essi stessi provvidenza e abbondanza! Gesù insegna che, quando noi mettiamo il nostro poco nelle sue mani, Dio lo moltiplica all’infinito.

     Ciascuno di noi ha ricevuto molto da Dio: tutti doni da gestire bene e da condividere. Ma, di istinto, noi tendiamo a tenere sottochiave ciò che ci appartiene, per essere usato egoisticamente, a solo nostro vantaggio: è un “molto” destinato a essere aggredito dalle tarme e dalla muffa. Solo l’amore moltiplica e crea felicità. Dobbiamo tutti imparare l’arte della fiducia e dell’abbandono in Dio; dobbiamo accettare il rischio di partecipare e di condividere il nostro, anche quando questo ci sembra di poco conto, ad esempio, una merenda; fidiamoci della Parola di Dio; è lui che fa il miracolo; saranno le sue mani a spezzare e a distribuire. Saranno le sue mani a moltiplicare l’amore fino all’avanzo, alla sovrabbondanza.

     All’Offertorio, il sacerdote prega così: “Benedetto sei tu, Signore, Dio dell’universo, dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane, frutto della terra e del lavoro dell’uomo”. Si, il nostro cibo viene dal nostro lavoro e dalla Provvidenza di Dio. Il Vangelo di oggi ci provoca all’impegno e alla fede in un Dio provvidente, e invita ciascuno di noi a rispondere con sollecitudine alla fame dell’uomo, che è fame di pane e fame di Dio. I “pezzi avanzati”, che chiudono il racconto del miracolo, fanno pensare a quanto cibo si spreca nelle nostre mense; a quanti rifiuti, e a quante spese per smaltire i nostri rifiuti! Ho letto in questi giorni che nella nostra Italia abbiamo cinque milioni di nostri concittadini che, per mangiare qualcosa, devono ogni giorno recarsi alla Caritas; e ho letto anche che, in una grande città, ogni giorno vanno nella spazzatura cinquecento mila panini! Fratelli miei, il vero miracolo allora non è la moltiplicazione dei pani, ma la condivisione del poco che ciascuno tiene stretto, facendosi carico dei bisogni dei poveri, con gesti quotidiani, tra persone che si vogliono bene e che volentieri spartiscono quello che hanno. Nelle mani di Dio, anche il nostro poco diventa preziosa risorsa, come lo è questa Eucaristia che celebriamo. Gesù anche ora ci ripete le parole della Provvidenza: “Prendete e mangiatene TUTTI !; questo è il mio Corpo, dato per voi”. Amen.