19.ma  DOMENICA  -  B   :   DIO SI FA CIBO PER L’UOMO

 

     Nel Vangelo di questa domenica, Gesù ci dà la spiegazione del “segno” da raccogliere e da capire del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. La reazione negativa dei Giudei rimanda al peccato della mormorazione che esasperò Dio durante tutto l’Esodo. Ai mormoratori, Gesù ribadisce di essere lui “il Pane disceso dal cielo”. “Se uno mangia di questo pane – continua Gesù – vivrà in eterno, e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. Sono espressioni forti, da brivido, ma essenziali, per consentirci di entrare a conoscere il mistero eucaristico.

     Per rendere più realistica la catechesi che prepara alla comprensione dell’Eucaristia, i liturgisti ci hanno proposto oggi un momento tragico della vita del Profeta Elia, ascoltato nella prima lettura. Elia, l’eroe del Carmelo, è in fuga dalla regina Gezabele, che lo sta cercando per metterlo a tacere per sempre. Elia è solo, stanco e sfiduciato, mentre sta attraversando il deserto; è così amareggiato che invoca da Dio la morte. Dio non esaudisce il suo desiderio, ma lo conforta, facendogli trovare, accanto, una focaccia e un orcio d’acqua, che permetteranno al Profeta di proseguire il cammino, per raggiungere il Monte di Dio, l’Oreb, dove si incontrerà, faccia a faccia, con Dio. La parabola di Elia è quella di ogni cristiano. Quante volte lo scoraggiamento ci ha fatto ripetere le parole di Elia: Non ce la faccio più! Non vale la pena continuare a vivere!

     Questo episodio di Elia e la sua provvidenziale conclusione mi fanno pensare – soprattutto in questo tempo di ferie – ai tanti anziani e ammalati che sono rimasti soli nelle loro case, o in pubbliche strutture. Quante volte ho dovuto ascoltare il lamento di Elia: “Ora basta, Signore. Prendi la mia vita!” Noi sappiamo come Dio viene in soccorso dei suoi figli: Dio non toglie la fatica; Dio non cambia il deserto in giardino; offre invece un po’ d’acqua  e un po’ di pane. Dio cioè interviene facendoci trovare le cose essenziali che ci aiutano a sopravvivere: pane, acqua, aria, un amico; soprattutto un amico!

     Ed eccoci di nuovo al Vangelo di oggi. Gesù interviene con una straordinaria offerta: Gesù non offre più solo pane per lo stomaco; offre sé stesso come pane, come risorsa di vita eterna; offre un “pane vivo”, che trasmette vita! Il pane che Gesù promette non è solo un segno simbolico della presenza di Dio tra gli uomini, ma è cibo che soddisfa tutti i palati: è per il povero e l’ammalato, per il debole e il potente, per il fragile e il forte, per il ricco e il mendicante, per tutti! Gesù, il Figlio di Dio, si è fatto carne per potersi offrire in cibo. Ma, proprio da qui, nasce la mormorazione dei Giudei che si chiedono: Ma come! Gesù è il figlio di Giuseppe, uno di noi, uno come noi, come può affermare di essere disceso dal cielo? Come può pretendere di essere il Messia? Gesù non risponde alle mormorazioni; torna invece a meglio precisare il suo rapporto, unico e privilegiato, che lo lega al Padre; non solo: Gesù esige la fede come fondamento per partecipare alla sua “vita eterna”. Dice Gesù: “Chi crede ha la vita eterna”;  non si tratta di una promessa-premio di vita futura; Gesù precisa che “ha” la vita eterna, cioè ce l’ha oggi, per il presente; la vita eterna è dunque un dono da vivere già ora!

     Fratelli, è la fede che fa “eterna” la vita, già ora; l’Eucaristia ci fa dono dell’eternità stessa di Dio. Attraverso il Pane eucaristico, giunge a noi la vita stessa di Dio. Ecco spiegato il “segno” che dobbiamo cogliere dal pane del miracolo. Gesù, dopo il miracolo, offre ora in dono un altro cibo, la propria carne, nel “Pane vivo”. E’ questo il senso dell’Incarnazione: Gesù ha assunto la nostra carne per poi donarla a noi come portatrice di vita eterna. Chi ha visto il segno del pane moltiplicato – sembra concludere Gesù - è ora invitato a prendere posizione: accettarlo o rifiutarlo, credergli o non credergli. Ora tocca a noi fare le nostre scelte. L’Eucaristia è il segno massimo della comunione tra Dio e l’uomo; ecco perchè l’Eucaristia è stata definita “la fonte e il culmine” della vita cristiana. E ci lasciamo, raccogliendo l’invito del Salmista: “Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode”.  Amen.