Battesimo di Gesù                                   8.1.2012

 

Isaia 55,1-11

Prima Lettera di san Giovanni 5,1-9

Vangelo secondo Marco 1,7-11 

 

In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

 

«Tu sei il Figlio mio, l’amato»

 

Con il vangelo dell’Epifania avevamo lasciato Gesù in compagnia di alcuni personaggi misteriosi, i magi d’oriente. Oggi, lo ritroviamo a distanza di trent’anni, già adulto. «Venne da Nazaret» – dice l’evangelista – dove aveva vissuto  sino ad allora in famiglia, lavorando nell’officina paterna.

Una vita nascosta, da uomo semplice, più che da “Dio”, come sarebbe logico aspettarsi. Una vita, tuttavia, che sta a dirci che il nostro Dio ama nascondersi nel sudore del nostro lavoro, nelle abituali occupazioni quotidiane, negli affetti familiari, nelle piccole e grandi sofferenze, nei nostri silenzi come nella gaiezza delle nostre feste.

Quando Gesù scende da Nazaret ed entra nel fiume Giordano non fa altro che proseguire questo stile di «incarnazione». Entra nell’acqua, nel nostro elemento vitale, simbolo del corpo della nostra umanità; entra in quel Giordano che per l’israelita è simbolo di liberazione, di pasqua, di nascita come popolo di Dio. Entra nella storia del suo popolo per fecondarne le radici, per aprirgli il passaggio ad una nuova vita, ad una nuova creazione.

In questo modo entra pure nella storia di ogni uomo e di ogni popolo, per dire loro: «Sono in me le tue radici». In effetti, il battesimo di Gesù nel Giordano evoca tutti questi riferimenti. Rimanda alla pasqua del suo popolo, alla propria Pasqua di morte e risurrezione, alla nostra pasqua di liberazione dalla schiavitù del peccato e della nostra rigenerazione alla vita divina. In Gesù, che scende dalla sua Nazaret quotidiana e nel battesimo anticipa la propria morte in croce, siamo presenti tutti noi. Con Gesù, era la nostra umanità ad essere immersa in quel battesimo di purificazione. Gesù è il primogenito della nuova umanità, del nuovo popolo di Dio.

Questo Gesù, ora, riceve lo Spirito di Dio e viene presentato al mondo direttamente dal Padre. Lo Spirito – che presiedeva alla creazione iniziale, aleggiando sulle acque – anche ora presiede a questa nuova creazione e, squarciando i cieli, scende sul Figlio di Dio che sino ad allora aveva vissuto come figlio di Maria, su quell’uomo che, come tanti era entrato nelle acque del Giordano. Con lui era la nostra umanità a ricevere lo «Spirito creatore», datore di vita.

Con Gesù che usciva dalle acque, era la nostra umanità a risorgere a vita nuova. Per il suo battesimo siamo trasformati a sua immagine, a immagine del «Figlio amato». Siamo figli amati!

Quanto desideriamo dare un contenuto a questa espressione, che sentiamo profondamente vera, ma anche così misteriosa! Noi vorremmo che quel Dio che si compiace del Figlio e che, a causa del Figlio, si compiace anche di ognuno di noi – vorremmo che si mostrasse un po’ più «dalla nostra parte»; che fosse veloce a intervenire per toglierci sofferenza e fatica; che ci difendesse meglio dai nostri nemici e da noi stessi… E invece?

Invece – come ci ricorda la prima lettura – non facciamo altro che sperimentare l’infinito abisso che separa i nostri pensieri dai suoi. Ad ogni buon conto, converrebbe ricordarci del versetto del vangelo di Marco che segue immediatamente il passo oggi letto («Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto»). Lui, il Figlio amato, viene buttato fuori, nella regione per eccellenza simbolo di morte. Ciò sembra dirci: ciò che tu passi non è stato risparmiato al Figlio. Lui ti capisce e ti sta vicino. Ti condurrà a quella pienezza di vita che egli è venuto a inaugurare. Coerentemente, il profeta Isaia ci invita: «voi tutti che siete assetati, venite all’acqua… comprate e mangiate … Venite a me, ascoltate e vivrete!...».

P. Carlo