IV DOMENICA
Avvento 19.12.2010
Isaia 7,10-14
Lettera ai Romani 1,1-17
Vangelo
secondo Matteo 1,18-24
«Così fu
generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe,
prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito
Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla
pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando
queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse:
«Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa.
Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà
alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo
dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato
detto dal Signore per mezzo del profeta:
Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome
di Emmanuele, che significa Dio con
noi»
Giuseppe, il giusto
Il profeta
Isaia invita il re Achaz ad essere fiducioso nell’intervento
di Dio e gli suggerisce: «Chiedi un segno dal Signore tuo Dio», un segno che ti
rafforzi nella fede. Con un abile raggiro, il re rifiuta: «Non voglio tentare
il Signore!», modo elegante per dire: “questo non è il tempo dell’attesa, ma
dell’eroismo. Prepariamoci a combattere. Vinceremo, perché Dio-è-con-noi!”.
Parole ipocrite che tradiscono soltanto fanatismo religioso, profondamente
incredulo, anche se ammantato di fede.
Ad Achaz il vangelo (Matteo 1,18-24) contrappone Giuseppe.
Incontriamo Giuseppe in un momento di crisi: si è reso conto che Maria, sua sposa non ancora accolta in casa, è incinta. Tutti i sogni gli sono franati addosso. Che fare? È sconvolto, annebbiato, pensa di “licenziarla in segreto”. Mentre si sta arrovellando in amari pensieri, riprende a sognare. Ma, questa volta, il sogno gli viene da altrove: Dio lo mette al corrente dei suoi propri sogni: sta per dare compimento alle antiche promesse, sta per mandare il proprio Figlio, il Messia atteso! Ed ecco la novità: il Messia è quel bambino che Maria attende, concepito per opera dello Spirito stesso di Dio. Perciò la richiesta: «Prendi con te Maria e iscrivi il bambino nel tuo proprio casato, nella discendenza del re Davide».
Lui, Giuseppe, padre del Messia!...
Giuseppe, che è “uomo giusto”, cioè vero uomo di fede, pienamente disponibile ad accettare la volontà di Dio anche quando appare così incomprensibile, smette di attorcigliarsi nei propri pensieri e dice “sì” a quella Parola ricevuta in sogno.
«Quando si
destò dal sonno, fece come gli aveva ordinato l’angelo»: come Maria sua sposa,
anche lui entra nell’opera che Dio sta compiendo.
Giuseppe, l’uomo del silenzio e delle azioni che contano, capace di portare il peso delle responsabilità, della fatica, della cura per le persone che gli sono state affidate; l’uomo che ama Maria e quel Figlio che gli arriva da Dio, è l’uomo che Dio sceglie per affidargli la propria causa, il progetto che ha a cuore sin dalla fondazione del mondo. Lo predilige perché è uomo di fede, forte nella prova e nel dubbio, fedele nella quotidiana ricerca della sua volontà.
Ancor oggi, Dio ha bisogno di uomini come Giuseppe per fare conoscere al mondo il proprio Nome. «Tu lo chiamerai Gesù (= Dio salva)», gli disse. Dunque, il nome del Dio che prende la nostra carne, del «Dio che è qui con noi» (= Emmanuele: prima lettura), è “Dio salva”, colui che restituisce all’uomo la piena dignità di figlio di Dio.
In che modo possiamo far conoscere il suo santo nome?
Proprio attraverso la fede semplice e forte come quella di Giuseppe, pronta a collaborare fiduciosamente con i sogni di Dio!
Allora risplenderà davanti al mondo il pieno significato di quel nome misterioso che Dio aveva comunicato a Mosè dal roveto ardente, significato che il profeta Isaia rende attraverso quella stupenda espressione: «Il mio popolo conoscerà il mio nome, comprenderà in quel giorno che io dicevo: “Eccomi!”».
«Eccomi!», dice Dio attraverso la fede mite e forte di ogni Giuseppe che ha avuto il coraggio di credere ad un sogno scaturito dall’eternità…
P. Carlo