III DOMENICA Avvento                          5.12.2010

 

Isaia 35,1-6.8.10

Lettera di Giacomo 5,7-10

Vangelo secondo Matteo 11,2-11

 

Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero,

davanti a te egli preparerà la tua via.

In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».

 

La fede e il dubbio

 

La domenica si apre con un “inno alla gioia”: «Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa» [I lettura]: gioia perché il nostro Dio viene a salvarci. La gioia accompagna il credente. È una sua caratteristica naturale, dal momento che mediante la fede accoglie il Dio che viene.

Ma la gioia – e questo lo sperimentiamo tutti – non preserva il cristiano dal dubbio. È il dramma di Giovanni il Battista: «Sei tu Colui che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?», manda a dire a Gesù. Forse era preso dal dubbio perché le sue aspettative riguardo al Messia non erano confermate dalle notizie che riceveva su Gesù.

In questo, lo sentiamo molto “attuale”. Chi di noi non conosce la delusione per un Dio che tace e non interviene di fronte a tanta criminalità, indecenza, malattie e povertà nel mondo? O il dubbio per un insegnamento che sentiamo troppo alto o troppo esigente per le nostre capacità? O quello sugli esiti ultimi della nostra vita terrena?...

Cosa risponde Gesù agli inviati del Battista? Non dà dimostrazioni di potenza, non propone ragionamenti, non dà ordini. Non s’impone. Dice soltanto: «Andate, e riferite a Giovanni quanto avete visto». Non dimostra nulla; mostra quanto sta accadendo nei luoghi della sofferenza e della povertà dove sta entrando la speranza, e lascia liberi di trarre le proprie conclusioni.

Cristo non dà risposte che cancellano i nostri dubbi; ci invita ad aprire gli occhi, a scoprire Dio là dove egli veramente si trova. Le altre letture della liturgia odierna ci diranno poi quale atteggiamento interiore tenere per «udire e vedere» questo Dio, sempre così distante dalle nostre fantasie ammalate di onnipotenza.

Isaia comincia: «Coraggio! Non temete! Fatevi forza, perché felicità perenne splenderà sul vostro capo, gioia e felicità vi seguiranno e fuggiranno tristezza e pianto».

Prosegue l’apostolo Giacomo: «Abbi pazienza. Certamente il Signore compirà la sua promessa, ma i suoi tempi sono quelli del contadino: lunghi». Certo egli ha a cuore il tuo bene, ma non vuole forzare nessuno, non trasforma i cuori con un colpo di bacchetta magica, li coltiva invece con pazienza e tenacia.

Il dubbio del Battista ha una caratterista positiva. Dice: «Sei tu colui che deve venire, o dobbiamo aspettare un altro?». Ecco la grandezza dell’uomo di fronte a un Dio che sembra non far nulla per spazzare via il dubbio con la violenza dell’evidenza. È come se Giovanni dicesse: «Se non sei tu il messia atteso, io continuerò a cercare. Non mi arrendo e continuerò a sperare nella promessa di Dio».

Dal Battista impariamo ad accettare con semplicità i dubbi come stimoli per purificare la nostra fede e a diffidare di chi possiede soltanto certezze luminose.

 

 

P. Carlo