II DOMENICA
Avvento 5.12.2010
Isaia 11,1-10
Lettera ai Romani 15,4-9
Vangelo secondo Matteo 3,1-12
In quei
giorni venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo:
«Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!»…
Allora Gerusalemme,
tutta
Convertitevi!
Il vangelo di questa domenica ci invita, attraverso le parole del Battista, ad un profondo rinnovamento interiore, ad un cammino quotidiano, fatto di cambiamenti: di mentalità, di stile, di obiettivi e di mezzi, aiutati dallo Spirito Santo. Quale conversione? Si possono cogliere alcune piste:
- «Egli non giudicherà secondo le apparenze» [I lettura]. Imparare l’arte dell’attenzione, a non valutare nessuno secondo pregiudizi e clichè correnti.
- «Accoglietevi gli uni gli altri come Cristo accolse voi» [II lettura]. Riannodare legami di amicizia e di stima con coloro con cui non ci si parla più.
- «Indossava
un vestito di peli di cammello e una cintura di cuoio; mangiava locuste e miele
selvatico». Cercare l’essenziale e educare all’austerità. Paolo oggi dice: «Per
questo ti celebrerò tra le nazioni pagane, e canterò inni al tuo nome».
Liturgia e preghiera sono lode del Nome divino, ma in primo luogo attenzione,
sobrietà e riconciliazione.
Oltre al contenuto della conversione, occorre fare
attenzione anche all’urgenza e alla serietà dell’invito. Il Battista lo esprime
con l’immagine della scure posta alla radice dell’albero. Non è la stessa cosa accogliere
l’invito con sufficienza, con noia, oppure con attenzione e prontezza di
risposta. Il dono di Dio non è mai indifferente: proviene dal suo amore per
ciascuno di noi; un dono d’amore non lo si rifiuta a cuor leggero. Perciò è
urgente!
Tuttavia, quando si parla di impellenza della chiamata di
Dio occorre fare attenzione a non inquinarla con la motivazione della paura.
Forse, ancora c’è chi pensa che, per smuovere la coscienza impigrita di tanti
cristiani, si dovrebbe riesumare la minaccia di castighi, di catastrofi
imminenti (magari supportata da qualche apparizione o “segreto”…), o quella
delle fiamme perenni dell’inferno.
Si deve con forza riaffermare l’insegnamento evangelico: la
paura non crea fede, la distrugge; non libera dal male, gli spalanca le porte!
Per usare un’immagine di Isaia: non è la paura che trasformerà il leone in una
mucca, oppure che spingerà il lupo e l’agnello a costruire una casa comune!
La forza che cambia il cuore e sostiene la conversione è soltanto
l’amore, la carità che Dio riversa in noi. Attraverso questa forza, Dio penetra
nel nostro spirito, nella nostra famiglia, nei luoghi in cui lavoriamo, nei nostri
progetti, nelle nostre relazioni… e lì egli chiede collaborazione per uscire
dal nostro egoismo e per trasformarci: da persone schiave del peccato a persone
libere e capaci di dono. È l’amore di Dio che sostiene la nostra forza, quando
rischia di venire meno; la fedeltà, quando vacilla; la speranza, quando rischiamo
di essere abbattuti dalla delusione.
P. Carlo