II DOMENICA Avvento                           5.12.2010

 

Isaia 11,1-10

Lettera ai Romani 15,4-9

Vangelo secondo Matteo 3,1-12

 

 

In quei giorni venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!»…

Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

 

 

Convertitevi!

 

Il vangelo di questa domenica ci invita, attraverso le parole del Battista, ad un profondo rinnovamento interiore, ad un cammino quotidiano, fatto di cambiamenti: di mentalità, di stile, di obiettivi e di mezzi, aiutati dallo Spirito Santo. Quale conversione? Si possono cogliere alcune piste:

- «Egli non giudicherà secondo le apparenze» [I lettura]. Imparare l’arte dell’at­tenzione, a non valutare nessuno secondo pregiudizi e clichè correnti.

- «Accoglietevi gli uni gli altri come Cristo accolse voi» [II lettura]. Riannodare legami di amicizia e di stima con coloro con cui non ci si parla più.

- «Indossava un vestito di peli di cammello e una cintura di cuoio; mangiava locuste e miele selvatico». Cercare l’essenziale e educare all’austerità. Paolo oggi dice: «Per questo ti celebrerò tra le nazioni pagane, e canterò inni al tuo nome». Liturgia e preghiera sono lode del Nome divino, ma in primo luogo attenzione, sobrietà e riconciliazione.

Oltre al contenuto della conversione, occorre fare attenzione anche all’urgenza e alla serietà dell’invito. Il Battista lo esprime con l’immagine della scure posta alla radice dell’albero. Non è la stessa cosa accogliere l’invito con sufficienza, con noia, oppure con attenzione e prontezza di risposta. Il dono di Dio non è mai indifferente: proviene dal suo amore per ciascuno di noi; un dono d’amore non lo si rifiuta a cuor leggero. Perciò è urgente!

Tuttavia, quando si parla di impellenza della chiamata di Dio occorre fare attenzione a non inquinarla con la motivazione della paura. Forse, ancora c’è chi pensa che, per smuovere la coscienza impigrita di tanti cristiani, si dovrebbe riesumare la minaccia di castighi, di catastrofi imminenti (magari supportata da qualche apparizione o “segreto”…), o quella delle fiamme perenni dell’inferno.

Si deve con forza riaffermare l’insegnamento evangelico: la paura non crea fede, la distrugge; non libera dal male, gli spalanca le porte! Per usare un’immagine di Isaia: non è la paura che trasformerà il leone in una mucca, oppure che spingerà il lupo e l’agnello a costruire una casa comune!

La forza che cambia il cuore e sostiene la conversione è soltanto l’amore, la carità che Dio riversa in noi. Attraverso questa forza, Dio penetra nel nostro spirito, nella nostra famiglia, nei luoghi in cui lavoriamo, nei nostri progetti, nelle nostre relazioni… e lì egli chiede collaborazione per uscire dal nostro egoismo e per trasformarci: da persone schiave del peccato a persone libere e capaci di dono. È l’amore di Dio che sostiene la nostra forza, quando rischia di venire meno; la fedeltà, quando vacilla; la speranza, quando rischiamo di essere abbattuti dalla delusione.

 

 

P. Carlo