ASCENSIONE DEL SIGNORE                 05.06.2011

 

Atti 1,1-11

Lettera agli Efesini 1,17-23

Vangelo secondo Matteo 28,16-20

 

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

 

Fu elevato in alto

 

«Su – giù, ascendere – discendere»… non ce ne rendiamo conto, ma il nostro linguaggio è pieno di questi termini che indicano «spazio», termini che poi usiamo anche in senso analogico, quando, ad esempio, parliamo di «valori alti», o della «bassezza morale» di un uomo, oppure quando poniamo idealmente la sede di Dio nel «cielo», o parliamo del nostro ambiente intendendo lo spazio che ci circonda, o localizziamo gli inferi, il regno della morte e del Tentatore, «in basso», «sotto terra», e via dicendo.

Tuttavia, quando parliamo di «Dio che è in cielo» è (quasi) scontato per noi pensare che il suo «trono» non stia esattamente sopra le nostre teste. Sappiamo che lì ruotano pianeti e galassie, come anche sotto i nostri piedi giacciono sedimenti di ogni genere e il magma infuocato, sempre in cerca di un qualche vulcano… Perciò, per comprendere rettamente, ad esempio, la prima lettura dell’«Ascen­sione del Signore in cielo», ci basta fare solamente un piccolo sforzo per staccarci dalla rappresentazione del mondo che essa contiene. Non posso credere che qualcuno pensi che Gesù ha preso la direzione degli Shuttle, o sia emigrato nel regno di E.T.!

È il Vangelo stesso a distaccarci da una comprensione troppo legata alle categorie spaziali dell’antichità. In esso, infatti, è chiaro che il «cielo» di Dio non sta propriamente sopra il nostro capo, come anche l’inferno (o il male, la morte) non risiede in un qualche antro oscuro e pieno di fiamme sepolto nelle profondità della terrà! Infatti, non afferma Gesù, con insistenza e con chiarezza, che il regno di Dio è vicino a noi (cf. ad es. Lc 17,21), cioè è dentro di noi? Non dice che chi accoglie lui, accoglie il Padre?… E non dice altresì che è dal cuore dell’uomo che esce il male (cf. Mt 15,19)?…

Ma ritorniamo alla solennità dell’Ascensione e cerchiamo di andare oltre le immagini spaziali con le quali l’evangelista Luca racconta l’evento che conclude la presenza visibile di Gesù in mezzo a noi. Cosa emerge con tutta evidenza? Che Gesù non se ne va da alcuna parte, ma rimane per sempre in mezzo a noi, secondo la sua promessa, e vi rimane in modo da essere percepibile attraverso la fede. È un nuovo modo di presenza, la sua, una presenza reale, concreta e vera – perché nulla è più reale di Dio!

C’è un passo della Lettera agli Efesini che può aiutarci a capire. San Paolo si chiede: «Ma cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra?» (Ef 4,9). Con ciò afferma che, se vogliamo contemplare il mistero dell’Ascensione del Figlio di Dio, occorre prima puntare gli occhi sulla sua Incarnazione. In Gesù, Dio stesso lascia il proprio essere Dio per essere totalmente uomo. In lui, Dio si mette dalla nostra parte, per raggiungere con la sua misericordia ogni uomo, per essere il salvatore di ogni uomo. Perciò ha voluto entrare anche nella nostra morte; ha voluto raggiungerci anche in questo ultimo nascondiglio e liberarci.

Con la risurrezione, poi, egli ci trascina con sé nella vita nuova, nella vita di comunione con Dio. Ecco il valore dell’Ascensione: il Figlio di Dio ritorna al Padre e, con ciò, alla pienezza della divinità, assieme alla nostra umanità, per dirci che, dove è lui, lì siamo chiamati ad essere anche tutti noi.

Per queste ragioni la Chiesa celebra l’Ascensione come festa della vita piena e dell’ultima sconfitta del male.

Cristo «asceso al cielo» è il nostro nuovo centro di unificazione personale, è il centro di integrazione per tutta l’umanità riscattata dal male… Cristo è la nostra speranza.

 

 

P. Carlo