DOMENICA  20.a  -  B   :   MARIA  A S S U N T A

 

     Ho avuto la grazia di prendere parte a un pellegrinaggio in Terra Santa; è stato un pellegrinaggio religioso-culturale. Era mio desiderio leggere il Vangelo, pagina dopo pagina, proprio lì, dove  l’episodio ascoltato era avvenuto. Accadde così che, dopo una sosta prolungata al Cenacolo, scendendo, a poche decine di metri, mi sono trovato all’ingresso di una chiesa dalla facciata imponente: era la Basilica della DORMIZIONE di Maria. “Dormizione” è il termine usato da Gesù per definire la morte della bambina che andava a risvegliare; disse: “La bambina non è morta, ma dorme”. Anche la Vergine Madre morì, ma non fu portata mai al sepolcro, né mai le fu innalzato un mausoleo dove, di solito, riposano i grandi della terra. Maria si addormentò nel sonno della morte e, secondo la Tradizione, un nugolo di Angioletti venne a risvegliarla per accompagnarla al Cielo.

     E’ una tradizione che si perde nel tempo. Anche qui, come per la Risurrezione di Gesù, non abbiamo né fotoreporter, né testimoni oculari. Abbiamo comunque innumerevoli veggenti che nelle tante apparizioni, in ogni parte del mondo, ne hanno descritto la bellezza ineguagliabile. Tutti i grandi artisti si sono cimentati nel descrivere, soprattutto attraverso l’arte pittorica, la festa dell’ Assunzione di Maria in Cielo, con grandi scenari di Cielo, che ornano le cupole delle nostre Cattedrali, quasi tutte dedicate a Maria Assunta; prima fra tutte, l’Assunta del Tiziano, nella Basilica dei Frari a Venezia. Ricordo le emozioni provate mentre mi apprestavo ad entrare  nella stanza che la traduzione vorrebbe fosse quella da cui la Vergine Madre spiccò il volo verso il Cielo. Scesi nella cripta e i miei occhi si posarono sulla statua, a grandezza naturale, di Maria, adagiata sul letto di morte, nella dolce attesa di ricongiungersi con il suo Gesù. Ho chiuso gli occhi per poter anch’io unirmi agli Angeli nel viaggio trionfale di Maria.  Un celebre Inno bizantino riassume così la storia di Maria: “Nella tua maternità hai conservato la verginità; nella tua dormizione non hai abbandonato il mondo, o Madre di Dio; hai raggiunto la sorgente della vita, tu che hai concepito il Dio vivente e che, con le tue preghiere, libererai le nostre anime dalla morte”.

     Il Vangelo ascoltato dà spazio alla gioia che Maria ha voluto esprimere nel suo Magnificat. San Paolo invece dà risalto alla risurrezione di Cristo, come primizia di quanti risorgeranno poi. Cristo è il primo risorto. E’ Lui che, risorgendo, ha sconfitto la morte; segue la Madre, poi sarà il nostro turno, alla fine del tempo. L’Assunzione di Maria è indubbiamente un evento eccezionale, al limite della verità. La Chiesa è in festa non solo perché celebra la gloria di Maria; ma anche perché annuncia all’uomo la sua ultima promozione. Una umilissima creatura, nostra sorella, è salita alla gloria del Cielo, anche con il corpo. Come ha affermato il Concilio Vaticano 2°, Maria è colei che ci precede; è colei che anticipa quello che sarà il traguardo di tutti noi, figli di Dio.

     In questo tempo di pandemia, noi veniamo quotidianamente informati sul numero dei morti; la cosa certamente deprime. Ma il Cristo risorto è la prova che, nella rete che ci raccoglie nella morte, è già stato praticato uno strappo con la risurrezione di Cristo; da quello strappo ne è uscita anche la Madre; poi sarà il nostro turno. La Chiesa, da secoli, canta la Salve Regina, il canto mariano della speranza: “Salve Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza, speranza nostra. Salve”. C’è un altro canto popolare che esprime la nostalgia di ricongiungerci con la Madre, in Cielo: “Andrò a vederla un dì, in Cielo, patria mia; andrò a veder Maria, mia gioia e mio amor”.

     Fratelli, in questo ferragosto diamo tempo al nostro spirito per evadere dalla tristezza e dalle tensioni accumulate in questo tempo di pandemia. Lasciamoci pervadere dalla gioia della Madonna Assunta, nostra Madre che, nel Magnificat, si schiera dalla parte dei deboli e sfiduciati, nostra Avvocata di grazia e di misericordia.  E chiudo ancora con l’invocazione che ogni giorno ripetiamo nella Salve Regina: “O Madre, mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria”.  Amen.