A S S U N T A  :   MARIA CI HA APERTO LA VIA AL CIELO

 

     A Gerusalemme, nei pressi del Cenacolo, si trova una imponente chiesa dedicata alla dormizione della Madonna; scendendo nella cripta, vi si trova esposta una statua che riproduce, a grandezza naturale, la Madonna distesa e serena nel sonno della morte. Commuove pensare che anche la Vergine Maria, Madre di Dio, l’Immacolata, sia stata preda, anche se per poco tempo, della morte. Ma noi conosciamo anche il poi: non sappiamo dove, né il come, né il quando; sappiamo però, per fede, che il suo corpo non subì l’umiliazione del sepolcro e della corruzione; gli Angeli erano scesi per accompagnare, festanti, in Cielo, la Madre di Dio, la loro Regina, con il suo corpo glorioso, dove il Figlio, con il Padre e lo Spirito Santo, l’attendeva per proclamarla Regina del Cielo.

     Oggi, la Chiesa è in festa perché Maria, nostra Madre è salita in Cielo anche con il corpo; è in festa anche perché questo Cielo non sta lontano, non sta sopra le nuvole. Il Cielo è dove è presente Cristo, dove è presente la Vergine Madre.  Dopo l’esperienza  serena e umana della morte, Maria si è fatta ancor più presente sulla terra, per esprimere ovunque il suo amore materno. San Bernardo e S. Agostino, e poi tutta la Chiesa, hanno attribuito alla Madonna Assunta le parole dell’Apocalisse: “UN SEGNO GRANDIOSO APPARVE NEL CIELO: UNA DONNA VESTITA DI SOLE “!  A cui oggi però fa contrasto la pagina di Luca che presenta questo “Segno grandioso” nelle vesti di una giovane donna, in viaggio verso la montagna, per mettersi a servizio della cugina Elisabetta. Luca ha voluto ricordare a noi che questa “Donna vestita di sole”  continua a essere presente sulla terra per soccorrere i suoi figli, ovunque si trovano.

     Lei è la “Donna in viaggio” – ci ricorda Don Tonino. Avrete notato che, nelle poche comparse di Maria nei Vangeli, Ella non è mai sola: la troviamo festante nella casa di Elisabetta, con gli Sposi a Cana, tra la gente a Cafarnao, nel Cenacolo con gli Apostoli. Ed è presso Elisabetta che esplode la gioia, espressa nei saluti, nel canto, nella danza dei nascituri; è qui che Maria intesse la storia di Israele con il Magnificat, un canto che rivela la fedeltà di Dio all’uomo e la sua vittoria in ogni situazione di conflitto e di sofferenza. Maria, più di ogni altra creatura, può cantare: “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente, e santo è il suo Nome”!

     Penso che il cantico del Magnificat sia stato elaborato e pregato proprio durante il lungo viaggio da Nazaret a Ain Karim: due lunghi giorni di viaggio, percorsi per lo più con mezzi di fortuna. Elisabetta, nel gioioso abbraccio del saluto, aveva intuito il dramma che stava vivendo la giovane cugina; e perciò l’aveva salutata con parole elogiative: “Beata te che hai creduto”! Fratelli, la eco di questa Beatutudine raggiunge anche noi, oggi: Beati anche noi, perché abbiamo creduto, e siamo venuti alla Messa per partecipare alla festa. Si, beati anche noi perché con la Chiesa abbiamo creduto al progetto di Dio su Maria: che cioè non poteva conoscere la corruzione della morte Colei che aveva dato alla luce l’Autore della vita – così si è espresso il Vaticano II°. Quanto sarebbe bello che noi pure potessimo acclamare, al termine della nostra vita: “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono”. La Vergine Immacolata ha cantato la lode al Signore con tutta la sua vita  e con la sua beata morte; un canto che si prolungherà per l’eternità.

     Ma oggi è anche la nostra festa, perché, con Maria nostra Madre, è entrata in Cielo anche una cellula della nostra umanità! Si è così avverata una straordinaria promessa di Gesù, nella quale è assicurato che, al termine della Storia, anche ciascuno di noi risorgerà. Ecco perché, al tramonto di ogni giorno, la liturgia dei Vespri ci fa cantare il Magnificat: è il canto che fa tingere di rosa ogni tramonto, e ci ricorda che, dal Cielo, la Vergine Madre veglia su di noi: e con noi rende perenne la lode al nostro Dio, fatto per noiu”eterna misericordia”.  Amen.