ASCENSIONE  -  A   :   GESU’  SALUTA  E  INVIA

 

     E’ Luca lo storico ispirato che ci dà il tempo e il luogo dell’Ascensione del Signore. Ne parla espressamente a chiusura del suo Vangelo e in apertura del Libro degli Atti. Noi celebriamo questo evento con grande festa: Sapere che Gesù è salito in Cielo e sta alla destra del Padre, è certamente motivo di grande gioia. Ma il mio pensiero va, in questo momento, agli Apostoli che vedo ancora disorientati. L’evangelista Matteo racconta che, quando gli Apostoli lo videro, “si prostrarono. Essi però dubitarono”. Mi chiedo: Quali reazioni  avranno provato all’annuncio che, di li a poco, li avrebbe lasciati? E che stava per concludersi il tempo delle quotidiane apparizioni?  Gesù li aveva di certo preparati, con parole suadenti e cariche di speranza e di certezze: “Non vi lascerò orfani” – aveva più volte ripetuto; e ancora:”Sarò con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”!

     Ma, oggi, con l’Ascensione, Gesù li lascia, mentre lentamente sale verso il Cielo e dopo avere affidato loro una missione molto impegnativa: di percorrere tutte le strade del mondo, per far conoscere a tutti il Vangelo della salvezza. Gesù si era premurato di dare una certezza: che la sua partenza non era comunque un “addio”; non era “per sempre!”; anzi, li aveva rincuorati con la promessa che avrebbe inviato loro un altro Consolatore, che sarebbe rimasto con loro “per sempre”! Le apparizioni stesse stavano a indicare che la sua presenza da risorto non era più come quando camminava con loro, prima della sua passione.

     Anche il luogo scelto da Gesù per il saluto e le ultime raccomandazioni – LA GALILEA – aveva un significato preciso; l’ultima convocazione di Gesù non è stata né nel tempio, né in un luogo storicamente significativo; è stata scelta una amena collinetta della Galilea. Perché? Perché lì. In Galilea era iniziata l’avventura dei primi quattro pescatori ai quali Gesù aveva detto: “VENITE DIETRO A ME, VI FARO’ PESCATORI DI UOMINI”; lì, - in quella “Galilea delle genti” -  Gesù aveva annunciato il Regno di Dio; lì, in quella terra di confine, terra di passaggio e di incontri, Gesù ha convocato i suoi , per indicare che, da lì, dovevano partire per predicare il Vangelo a tutte le creature. Mi piace allora pensare all’Ascensione come alla festa di grandi partenze: partenza di Gesù che sale in Cielo; partenza degli Apostoli che si avviano per le strade del mondo.

     “ANDATE” – continua a ripetere il Vescovo ogni volta che consacra un nuovo prete; “ANDATE”: è l’invito che viene ripetuto a ogni cristiano nel Sacramento della Cresima. Il Vangelo, che di solito viene consegnato nella Cresima, è un Libro da portare sempre appresso; è una Guida per la vita. Ecco, oggi siamo di nuovo anche noi inviati a evangelizzare il mondo; ci invia Gesù, pur conoscendo  le nostre fragilità, i nostri peccati, i nostri tradimenti. Il Risorto sarà sempre al nostro fianco. Noi battezzati siamo, insieme ai sacerdoti e ai tanti missionari e catechisti, i collaboratori nell’opera di salvezza. “Andate dunque – conclude Gesù – ammaestrate tutte le genti e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Ed ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.

     L’evangelista Matteo ci rivela – in chiusura del suo Vangelo - che Gesù, il nostro divino Maestro, non è lontano da noi; non sta sopra le stelle a osservare dall’alto le nostre disavventure. Il Salmo 22 ci rivela un Dio Pastore, un Dio che condivide tutti i nostri passi e tutte le vicende della nostra vita, con l’unica preoccupazione di portarci a salvezza. Con questa certezza, celebriamo con gioia  questa festa dell’Ascensione, che rende sereno il nostro andare, in attesa della gioia piena che il Padre ha preparato anche per noi, suoi figli, quando anche noi varcheremo la soglia dell’eternità e i nostri occhi si apriranno a contemplare la Trinità SS.ma e la Vergine Maria, nostra Madre e tutte le persone a noi care, tra i Santi.  Amen.  Alleluia.