(dal 25 settembre al 3 ottobre)
1° GIORNO - UBBIDIENZA PRONTA ALLA VOLONTA' DI DIO
S. Francesco, poco tempo dopo la sua conversione, quando gia' alcuni compagni
si erano uniti a lui, era molto dubbioso su cio' che doveva fare: se dedicarsi
totalmente alla preghiera con una vita contemplativa oppure operare per la
salvezza del prossimo predicando il Vangelo.
Desiderava ardentemente conoscere la volontà di Dio e, poiche' la sua grande
umilta' non gli permetteva di fidarsi delle sue ispirazioni o della sua
preghiera, mando' frate Masseo da due anime sante: frate Silvestro e sorella
Chiara per chiedere loro di comandare al Signore, nella preghiera, quale fosse
la strada che Gesu' aveva tracciato per lui.
Frate Silvestro era uomo di grande santita' e tutto cio' che chiedeva a Dio,
l'otteneva. Per questo Francesco si era rivolto a lui. Frate Silvestro si mise
subito in preghiera e ben presto ebbe la risposta. Anche Chiara e le sue
compagne ebbero da Dio lo Stesso messaggio: "Iddio non t'a' eletto per te
solo, ma ringraziandio per la salute di molti ("Dio non ti ha colmato di
favori per te solo, ma anche per la salvezza di molti).
Appena Francesco seppe la volonta' di Gesu', si alzo' dicendo: "Nel nome di
Dio, andiamo".
Proponimento
- Chiediamo a Dio, con la preghiera, che ci illumini sulle scelte della nostra
vita;
- cerchiamo di imitare la prontezza e l'entusiasmo di Francesco nell'adempiere
alla volontà di Dio.
Pater, Ave, Gloria
S. Francesco, prega per noi.
2° GIORNO - S. FRANCESCO E GLI UCCELLI
Un giorno, S. Francesco camminava con alcuni frati nella pianura di Assisi
quando alzo' gli occhi e vide moltissimi uccelli. Disse allora ai suoi
compagni: "Aspettate qui perche' vado nel campo a predicare anche a loro.
Appena inizio' a parlare, gli uccelli si posarono sugli alberi e rimasero
fermi, finche' il Santo non li ebbe benedetti.
S. Francesco parlo' cosi': "Sorelle e fratelli miei, dovete essere molto
riconoscenti al vostro Creatore Iddio e dovete ringraziarLo in ogni luogo,
perché vi ha donato l'aria e la liberta' di volare dove vi piace.
Oltre a questo, voi non seminate e non mietete, eppure Dio vi nutre; Egli vi ha
dato le fonti per dissetarvi, i monti e le valli per rifugiarvi, gli alberi per
costruire i vostri nidi. Voi non sapete filare ne' cucire, eppure Dio veste voi
e i vostri figlioli. Il vostro Creatore vi ama molto poiche' vi dona tanti
benefici, perciò state ben lontani dal peccato dell'ingratitudine e pensate
sempre a lodare Dio".
A queste parole gli uccelli cominciarono ad allungare i colli, ad aprire i
becchi e le ali e con rispetto a chinare le testine in basso, poi, con trilli e
movimenti, dimostravano che le parole di S. Francesco avevano dato loro molta
gioia.
Anche il Santo si rallegrava con loro e si stupiva di un cosi' gran numero di
uccelli e delle loro bellissime varieta'. Egli gioiva nel vedere come
accoglievano la sua parola e come devotamente, secondo i loro modi, pareva
lodassero il Creatore. Francesco li accarezzava e passava accanto a loro,
sfiorava le testine e i corpi con la tunica, ma essi non volavano via. Alla
fine li benedisse con un segno di Croce e diede loro il permesso di andarsene.
Allora tutti gli uccelli, con meravigliosi canti, si alzarono in volo separandosi
in quattro schiere secondo la croce che S. Francesco aveva tracciato su di
loro, e dirigendosi verso i quattro punti cardinali.
Essi dimostravano che la predicazione della croce di Cristo, rinnovata da S.
Francesco, doveva essere portata con gioia da lui e dai suoi frati, in tutte le
parti del mondo.
Proponimento
- Imitiamo S. Francesco nel contemplare la creazione come specchio del
Creatore;
- ringraziamo Dio per il dono della creazione;
- cerchiamo di avere sempre rispetto per ogni creatura, in quanto espressione
dell'amore del Creatore;
- riconosciamo in ogni essere creato un nostro fratello.
Pater, Ave, Gloria
S. Francesco, prega per noi.
3° GIORNO - L'UMILTA' DI S. FRANCESCO
S. Francesco si trovava alla Porziuncola con frate Masseo, uomo di grande
santita' e grazia nel parlare di Dio. Per questo il Santo lo amava molto. Un
giorno, mentre Francesco tornava dal bosco, dove era stato a pregare, frate
Masseo, che voleva provare la sua umilta', gli ando'incontro dicendogli:
"Perche' proprio a te? Perche' tutto il mondo vien dietro a te e tutti
vogliono vederti, ascoltarti e ubbidirti? Tu non sei bello, non hai grande
cultura, non sei nobile. Perche', dunque, tutti ti seguono cosi'?".
S. Francesco a queste parole si rallegro' molto e, guardando il cielo, rimase
per molto tempo rapito in Dio. Quando ritorno' in se', si inginocchio' lodando
e ringraziando il Signore, poi, molto infervorato, rispose a frate Masseo:
"Vuoi sapere perche' il mondo segue proprio me? Vedi, gli occhi
dell'Altissimo Iddio, che vedono in ogni luogo e in ogni cuore, hanno visto che
non esiste peccatore piu' vile, piu' misero di me sulla terra. Per questo, per
attuare il suo grande disegno, Dio ha scelto me, per confondere la nobilta', la
grandezza e la potenza del mondo, affinche' si sappia che ogni virtu' e ogni
bene non provengono dalle creature ma dal Creatore e nessuno possa gloriarsi
davanti a Dio (Cor 1,27-31).
Solo a Lui ogni onore e gloria, nei secoli dei secoli".
Frate Masseo, davanti ad una risposta cosi' umile, fu meravigliato e spaventato
nel comprendere la profondita' dell'umilta' di Francesco.
Proponimento
- Sull'esempio di Francesco, non esaltiamoci ne' di fronte agli nomini ne' di
fronte a Dio;
- Abituiamoci a rendere onore e gloria a Dio per quanto Egli opera per mezzo di
noi.
Pater, Ave, Gloria
S. Francesco, prega per noi.
4° GIORNO - L'AMORE Dl DIO IN S. FRANCESCO E S. CHIARA
Quando S. Francesco era ad Assisi, visitava spesso S.Chiara dandole santi
consigli. Lei aveva un grandissimo desiderio di pranzare almeno una volta con
lui, ma il Santo non aveva mai acconsentito.
Un giorno, i frati dissero a Francesco:"Padre, a noi non sembra che questa
tua rigidita' sia secondo la carita' divina. Potresti proprio accontentare le
richieste di Chiara, sorella cosi' santa e tanto cara a Dio che ha abbandonato
il mondo dopo aver ascoltato le tue parole". S. Francesco allora rispose:
"Poiche' vi sembra bene, allora chiederemo a sorella Chiara di uscire da
S. Damiano, dove e' rinchiusa da tanto tempo, per venire a mangiare con noi
davanti a S. Maria degli Angeli, dove le furono tagliati i capelli e divenne
sposa di Gesu' Cristo".
Quando giunse il giorno stabilito, S. Chiara, accompagnata da una sorella e da
alcuni frati, arrivo' a S. Maria degli Angeli.
Il pranzo era molto povero e apparecchiato per terra, come era solito fare il
Santo. Quando furono pronte le vivande, Francesco comincio' a parlare cosi'
soavemente di Dio, che scese su di loro l'abbondanza della grazia divina e
furono subito rapiti in Dio. Rimasero fermi, con gli occhi al cielo e le mani
alzate.
Nel frattempo gli uomini di Assisi, guardando verso la pianura, videro come un
grande fuoco sulla chiesa di S. Maria degli Angeli, sulla pianura intorno e sul
bosco. Accorsero in fretta per spegnere l'incendio, ma, quando giunsero nel
luogo, videro che nulla bruciava. Trovarono S.Francesco con S.Chiara e tutti i
loro compagni rapiti in contemplazione di Dio, seduti intorno a quella povera
mensa, e compresero che quello era fuoco divino, non materiale, che Dio aveva
fatto apparire miracolosamente e che simboleggiava il fuoco del divino amore
del quale ardevano le anime di quei Santi, frati e monache. Gli uomini allora
tornarono ad Assisi con il cuore traboccante di gioia.
Dopo molto tempo, quando Francesco, Chiara e i loro compagni si risvegliarono
dall'estasi, sentendosi ristorati dal cibo spirituale, si preoccuparono ben
poco di quello materiale, comunque mangiarono insieme benedicendo il Signore!
Proponimento
- ricordiamoci che e' indispensabile trovare il tempo per la preghiera,
alimento spirituale della nostra anima;
Pater, Ave, Gloria
S. Francesco, prega per noi.
5° GIORNO - S. FRANCESCO E LA POVERTA'
Nella I regola, S.Francesco scrisse:
"La regola e la vita dei frati e' questa, cioe' vivere in obbedienza, in
castita' e senza nulla di proprio, seguendo l'insegnamento e l'esempio del
Signore nostro Gesu' Cristo, il quale dice: «Se vuoi essere perfetto, va',
vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi
vieni e seguimi» (Mt 19,21). I frati non si approprino di niente: ne' casa, ne'
luogo, ne' cosa alcuna".
Anche nell'ultima volonta' che S.Francesco scrisse a S.Chiara si legge:
"lo piccolo frate Francesco voglio seguire la vita e la
poverta'dell'altissimo Signore nostro Gesu' Cristo e della sua Santissima Madre
e perseverare in tal vita sino alla fine. E prego voi, signore mie, e vi
consiglio di vivere sempre in codesta santissima vita e poverta'".
S. Francesco, per essere veramente povero, volle guadagnare con il sudore della
propria fronte il necessario alla vita. Il lavoro doveva essere solo strumento
per guadagnare quanto permetteva a lui ed ai suoi frati di avere abitazioni,
vesti e mense povere.
La poverta' di S.Francesco e dei suoi primi compagni rifulgeva in modo particolare
nelle abitazioni. Dopo avere abbandonato la casa paterna, suo rifugio fu una
grotta presso Assisi, e poi non ebbe fissa dimora sino a quando con i primi
frati "si raccoglieva presso la citta' di Assisi in un luogo che si chiama
Rivotorto".
Francesco e i suoi frati vivevano in un tugurio abbandonato, nella piu'
completa indigenza, molto spesso privi anche del pane. Quel luogo era cosi'
stretto che si poteva a mala pena stare seduti o distesi, ma tra loro non si
udiva mormorazione ne' lamento, anzi ognuno conservava la sua serenita' con
"tranquillita' di cuore e allegrezza di spirito".
Francesco sosteneva che "si sale prima in Cielo da un tugurio che da un
palazzo".
Ricercava sempre la santa semplicitaà e non permetteva che la strettezza del
luogo trattenesse le espansioni del cuore. Scriveva percio' il nome dei frati
sui travicelli del tugurio, affinché ognuno, volendo pregare o dormire, potesse
riconoscere il suo posto e l'angustia del luogo non turbasse il raccoglimento
dello spirito.
Proponimento
- Sull'esempio di Francesco, ricordiamoci che Gesu' volle scegliere per Se' e
per sua Madre la poverta';
- Cerchiamo il distacco dalle cose della terra per essere sempre piu' protesi
verso le realta' dei Cielo.
Pater, Ave, Gloria
S. Francesco, prega per noi.
6° GIORNO - LA PENITENZA
Francesco era di costituzione gracile e debole già dalla giovinezza, eppure
sottopose il suo corpo a penitenze e ristrettezze rigidissime!
La sua penitenza inizio' con l'amore verso i lebbrosi.
"Un giorno, cavalcando presso Assisi, ne incontro' uno e, sebbene ne
provasse non poca molestia e orrore, pure balzo' di cavallo e corse a baciarlo
e il lebbroso tendendogli la mano come per ricevere l'elemosina, ricevette
insieme da lui il denaro e un bacio. Ed egli, subito risalito a cavallo,
volgendosi di qua e di la', ed era in un campo aperto senza alcun ostacolo allo
sguardo, non vide piu' il lebbroso. Onde, ripieno di meraviglia e di gioia,
pochi giorni dopo vuole ripetere l'atto; si reca alla dimora dei lebbrosi e ad
ognuno, distribuendo l'elemosina, bacia la mano e la bocca. Cosi' prende le
cose amare invece delle dolci e si prepara virilmente ad osservare gli altri
comandamenti".
In seguito si reco' tra i lebbrosi e rimase con loro, servendoli in tutte le
loro necessita' per amore di Dio, lavando i loro corpi deformati e tergendo
"la materia delle piaghe". Celano ci assicura che prima della
conversione, Francesco inorridiva alla vista dei lebbrosi e, quando da lontano
scorgeva i loro rifugi, si turava le narici con le mani.
Per il riposo, Francesco non voleva materassi o coperte: egli si stendeva al
suolo sopra la sua tunica e spesso per dormire stava seduto appoggiandosi ad un
guanciale di legno o di pietra.
Riteneva molto utile la mortificazione della lingua e per questo scrisse:
"Beato quel religioso che non trova giubilo e letizia se non nei
santissimi ragionamenti e nelle opere di Dio e con questi conduce gli uomini ad
amare Dio, in gaudio e letizia. E guai al religioso che si diletta di parole
inutili e vane e con queste spinge gli uomini al riso".
Nella vita di S.Francesco appare soprattutto evidente la necessita' di
mortificare la gola. "Francesco martoriava il suo corpo astenendosi dal
cibo e dal bere. Raramente nei periodi in cui era in buona salute, ammetteva i
cibi cotti. Quando li accettava, li mangiava dopo averli mescolati con la
cenere oppure li rendeva estremamente insipidi allungandoli con molta acqua. Egli
era molto severo con se stesso ma nello stesso tempo era indulgente con gli
altri e volle sempre che le penitenze dei suoi frati non fossero esagerate
perche' diceva che anche "fratello corpo ha le sue esigenze che debbono
essere soddisfatte affinche' l'uomo possa impegnarsi nell'esercizio del dovere
quotidiano e vegliare nella preghiera.
Proponimento
- mortifichiamo i desideri del corpo, affinche' siano sempre subordinati alle
esigenze dello spirito.
Pater, Ave, Gloria
S. Francesco, prega per noi.
7° GIORNO - COME S. FRANCESCO SEPPE SOPPORTARE LE AVVERSITA'
Dopo la sua conversione, S.Francesco dovette superare gravi difficolta', ma
seppe reagire «con molta fermezza nelle tribolazioni» (2 Cor 6,4) e seppe
conservare la «gioia dello Spirito Santo» (1 Ts 1,6) nonostante le avversita'.
Quando Francesco decise di vivere secondo il Vangelo, si trovo' davanti la
violenta opposizione dei parenti. Il padre, considerando pazzia l'abbandono
delle cose del mondo per il servizio di Cristo, comincio' a perseguitarlo con
minacce.
lì Santo, dopo aver pianto e pregato, ebbe luce e forza da Dio, tanto che seppe
affrontare con gioia anche gli improperi
Anche i suoi compagni di un tempo, vedendolo tanto cambiato e prostrato dalla
penitenza, lo insultavano e gli scagliavano addosso il fango e le pietre della
strada, perche' lo ritenevano pazzo.
Francesco sopportava con gioia ogni pena, pensando alle sofferenze e alle
incomprensioni sopportate da Gesu', il Figlio di Dio.
Piu' tardi si vide combattuto da alcuni dei suoi frati che lo ostacolavano
pretendendo di modificare la regola. Egli voleva applicare letteralmente il Santo
Vangelo, ma i frati piu' letterati e sapienti pretendevano di mitigare i punti
piu' rigidi, quelli che richiedevano maggior penitenza e sacrifici per
l'imitazione integrale della vita di Gesu' e fu cosi' grande e forte la loro
opposizione che Francesco fu costretto a dimettersi dal governo dell'Ordine.
Egli superava con molta umilta' tali contrasti e diceva: "E' segno di
grande amore quando il Signore punisce bene il servo suo di tutti i suoi
difetti in questo mondo, accio' che non ne sia punito nell'altro. E io sono
pronto a sostenere allegramente ogni pena e ogni avversita' che tu, o Dio, mi
vuoi mandare per i miei peccati".
S. Francesco riusci' a superare le difficolta' con umilta' e letizia.
Proponimento
- impegnamoci ad accettare anche le opposizioni dei piu' vicini e dei piu' cari
quando Dio ci chiama per una strada che essi non condividono;
- accettiamo con umilta' i contrasti nell'ambiente in cui quotidianamente
viviamo, ma difendiamo con fermezza quanto ci sembra utile per il bene nostro e
di coloro che ci stanno vicino e, soprattutto, perla gloria di Dio.
Pater, Ave, Gloria
S. Francesco, prega per noi.
8° GIORNO - COME S. FRANCESCO SEPPE SOFFRIRE SORRIDENDO
Sono state numerose e dolorose le malattie sofferto da S. Francesco, ma esse
non lo privarono mai della sua proverbiale letizia; soffri', infatti,
sorridendo e ringraziando il Signore per le sofferenze. Considero' anche lo
malattie un'espressione della bonta' di Dio e attese la morte cantando.
Aveva una grave malattia agli occhi ed il male sembrava progredire di giorno in
giorno per mancanza di cure. Stava per perdere la vista, ma rifiutava ogni cura
perche' era sempre molto severo con il suo corpo. Quando frate Ella e il
Cardinale Ugolino riuscirono a convincerlo ad "usare con minori scrupoli
qualche riguardo per il suo male", la malattia ora cosi' grave che
richiedeva grande competenza da parte dei medici e "dolorosissimi mezzi di
cura".
Nella primavera del 1225, la malattia agli occhi era tanto peggiorata che
Francesco "non poteva scorgere la luce del giorno né quella del fuoco
durante la notte". Parti' allora per andare da un medico che tutti
dicevano espertissimo nella cura di questo male. Francesco portava un grande
cappuccio fatto dai frati e sugli occhi una benda di lana o lino cucita al
cappuccio, perche' vedere la luce gli causava fortissimi dolori.
Il medico penso' di curarlo con bruciature. Porto' un ferro o lo fece
arroventare davanti al Santo, il quale cerco' di darsi coraggio dicendo al
fuoco: "Frate fuoco, nobile e utile creatura tra le creature
dell'Altissimo, usami cortesia in quest'ora: un giorno io ti ho amato e ancora
voglio amarti per amore di quel Signore che ti creo'. E prego il Creatore
nostro che temperi il tuo calore, perche' io possa sopportarlo".
Terminata la preghiera, benedisse il fuoco. I frati presenti fuggirono tutti,
presi dalla pieta' e dalla compassione. Quando il medico ebbe finito la
dolorosissima operazione, i frati rientrarono e S. Francesco racconto' loro di
non aver sentito dolore alcuno e neppure il calore del fuoco. Anche il medico,
molto meravigliato, confermo' che il Santo non si era neppure scomposto e
disse:
"Fratelli, avrei temuto non solo di lui, debole o infermo, ma anche di uno
forte e sano, che non avesse potuto sopportare una cottura cosi' forte. Ne ho
fatto esperienza in altri". "Per quasi due anni ebbe a sostenere
queste sofferenze con pazienza o umilta', di tutto rendendo grazie a Dio".
Quando S.Francesco ricevette le stimmate, le sue sofferenze furono notevolmente
accentuate. "Quelle piaghe santissime, in quanto gli erano impresso da
Cristo, gli dettero al cuore grandissima allegrezza, niente di meno alla carne
sua e ai sentimenti corporali a cui davano intollerabile dolore". Per
poter camminare e perche' non si vedessero le ferite ai piedi, indosso' dei
"calzerotti di lana" mettendo un pezzetto di pelle sulle ferite per
evitare il contatto con la lana ruvida. Dopo aver ricevuto le stimmate scese da
La Verna e, come racconta S. Bonaventura: "Incomincio' ad andare soggetto
a molte e varie malattie".
Francesco sopportava tutto con gioia, giungendo a considerare le malattie come
sorelle. Infatti, il Celano racconta: "Fu un vero miracolo che, cosi'
affranto per le sofferenze in ogni parte del corpo, avesse ancora la forza di
resistere. Pure queste angosce non le chiamava pene, ma sorelle".
Proponimento
- chiediamo a Francesco la sua gioia e serenita' nelle malattie, pensando che
la sofferenza e' un grande dono di Dio in vista della nostra gioia futura;
- seguendo l'esempio di Francesco, sopportiamo le malattie con pazienza e senza
far pesare il nostro dolore sugli altri;
- cerchiamo di ringraziare il Signore non solo quando ci dona la gioia, ma
anche quando permette le malattie.
Pater, Ave, Gloria
S. Francesco, prega per noi.
9° GIORNO - COME S. FRANCESCO ACCOLSE LA MORTE
Il Celano racconta che la malattia di S.Francesco si stava aggravando e il
corpo del Santo si indeboliva sempre piu', tanto che non poteva piu' muoversi. Un
frate chiese a Francesco se preferisse la sofferenza lunga e continua di tale
grave infermita' oppure il martirio, la morte violenta e atroce provocata dal
carnefice.
Egli rispose: "O figlio, la cosa che mi e' piu' cara, piu' dolce, piu'
gradita, e' che si adempia in me e su di me la volonta' del Signore Iddio. lo
voglio essere totalmente concord e obbediente soltanto alla Sua volonta'. Ma se
dovessi guardare non al premio, ma solo al dolore fisico che provo e' per me
più atroce di qualunque martirio tollerare questa malattia anche solo tre
giorni".
Nel 20" anno della sua conversione, due anni dopo l'impressione dello
stimmate, "squadrato ormai da numerosi colpi di dolore e infermita',...
come pietra da collocare nella Gerusalemme celeste o come lavoro malleabile
portato a perfezione dal martello delle molteplici tribolazioni",
S.Francesco chiese di essere portato a S.Maria della Porziuncola per morire
proprio nel luogo dove aveva ricevuto lo Spirito della grazia di Dio.
Baciando la terra, disse: "Ti ringrazio, Signore Dio, di tutte queste mie
sofferenze e ti prego, o Signore, che me ne mandi altre cento, se cosi' ti
piace: poiche' questo mi sarà graditissimo; colpendomi con il dolore tu mi
risparmi; mentre l'adempimento della tua santa volonta' costituisce per me una
grandissima consolazione". "Quel padre santissimo riputava sempre
cosa dolce cio' che sapeva di amaro al corpo ed attingeva di continuo immensa
dolcezza dall' umilta' e dall'imitazione del Figlio di Dio".
Quando S.Francesco era colpito da sofferenze piu' forti, cantava o faceva
cantare dai suoi compagni "lo lodi dello creature", il cantico di
frate sole che egli Stesso aveva composto.
Quando seppe che la morto era imminente, nonostante soffrisse moltissimo
fisicamente, egli gioì e lodo' il Signore con grande trasporto, poi disse a un
frate: "Se al mio Signore piace che io muoia tra breve, fa' venire a me
frate Angelo e frate Leone affinche' mi cantino di sorella morte". Quando
i due frati furono davanti a lui, addolorati e piangenti, cantarono il cantico
di frate sole e Francesco aggiunse anche alcuni versi su "sorella
morte":
"Laudato sii, mi' Signore, per sora nostra morte corporale
da la quale nullo homo vivente puo' scampare, guai a quelli che morranno ne le
peccata mortali,
beati quelli che trovara' ne le tue sanctissime voluntate che la morte secunda
nol fara' male".
Proponimento
- viviamo ogni istante della nostra vita terrena come mezzo per conseguire la
gioia eterna.
Pater, Ave, Gloria
S. Francesco, prega per noi.